Itinerario sulla Costa Viola in Calabria: il Sentiero del Tracciolino
La Calabria è una delle regioni italiane con la maggior quantità di aree naturali e paesaggi unici, che la rendono ideale per gli appassionati di trekking e camminate. Tra i percorsi più interessanti si trova il Sentiero del Tracciolino, situato sulla Costa Viola, una delle zone più suggestive della regione. In questo articolo vedremo come organizzare un'escursione sul Sentiero del Tracciolino e cosa aspettarsi durante il percorso.
"Questo percorso viene definito come "l'ultimo anello di una catena, che si parte dalle selvagge alture degli Appennini per venire a specchiarsi sulle rive ridenti del Tirreno, esso da un lato giganteggia sopra una pianura lussureggiante che in talune ore del giorno sembra un mare lucente; dall'altro lato guarda coi mille occhi delle sue rupi l'immensa distesa del mare, che rumoreggia ai suoi piedi" (Luigi Parpagliolo).”
INDICE
1 La Costa Viola: una breve panoramica
2 Cosa aspettarsi dal Sentiero del Tracciolino
2.1 Da Palmi verso Sant’Elia
2.2 …Verso Bagnara
2.3 Spiaggia di San Sebastiano
2.4 Cala Leone
2.5 Cala janculla
2.6 ….Approdo a Ceramida
2.7 Bagnara Calabra
3 Come organizzare l'escursione
3.1 Livello di difficoltà e attrezzatura necessaria
3.2 Itinerario e tempi di percorrenza
3.3 Dove parcheggiare e come raggiungere il sentiero
4 Consigli utili per il trekking sulla Costa Viola
4.1 Abbigliamento e protezione solare
4.2 Cibo e acqua
4.3 Comunicazione e sicurezza
Conclusioni
Introduzione
Il Sentiero del Tracciolino è un percorso ad anello di circa 9 chilometri (dipendentmente dal tipo di percorso scelto ) che si snoda sulla Costa Viola, nella provincia di Reggio Calabria. Il Tracciolino, un'opera di ingegneria idraulica, è stato realizzato interamente a mano dagli operai che hanno dovuto tagliare la roccia per consentire all'acqua di scorrere fino a Palmi.
Il sentiero è abbastanza impegnativo, ma offre pause per ammirare il panorama e rinfrescarsi con acqua fresca. Si tratta di un balcone sullo Stretto di Messina, da Capo Vaticano all'imbocco settentrionale dello stretto. Alcuni tratti del percorso sono scoscesi, accidentati e con il terreno sdrucciolevole, ma questo non impedisce di esplorare gli anfratti rocciosi del promontorio. a storia e la spiritualità di una terra unica al mondo, la Calabria. Qui, in questo luogo incantato, hanno vissuto e pregato santi e papi bizantini in un periodo difficile come quello delle invasioni saracene.
Sono presenti calette naturali di difficile accesso se non solo dal mare e anche grotte che hanno avuto una specifica funzione. Queste grotte, infatti, suscitano un notevole interesse per gli appassionati di storia e cultura. Sono parte integrante di un'area mistica ad alta frequentazione, caratterizzata da monumenti come il Cenobio di San Fantino a Taureana e la grotta di Sant'Elia a Melicuccà. Questi luoghi sono stati dimora degli Spelaioti, i Santi Monaci Eremiti della nostra costa, che ne fecero dimora fin dal trecento.
L'area è stata abitata ininterrottamente fino all'arrivo dei Normanni e sicuramente fino al 1050. La storia di questi luoghi è affascinante e misteriosa, e le grotte in particolare rappresentano un'attrazione imperdibile per chi vuole immergersi nella cultura e nella spiritualità della nostra terra.
Passeggiare tra queste grotte significa entrare in contatto con la memoria millenaria della nostra costa, respirare la sua storia e assaporare la bellezza intatta della natura che la circonda. La presenza degli Spelaioti, dei Santi Monaci Eremiti, ha lasciato un'impronta indelebile in questi luoghi, trasformandoli in autentici scrigni di conoscenza e spiritualità.
Per chi ama l'avventura e la scoperta, queste grotte rappresentano una tappa obbligatoria nel proprio viaggio alla ricerca della bellezza e del mistero della nostra terra.
La spiritualità della Chiesa Greco-Ortodossa ha permeato l'anima di questo luogo, dando vita a una tradizione millenaria che ancora oggi si può respirare nell'aria. Camminare lungo il Tracciolino significa immergersi in un mondo di fede e di preghiera, un mondo dove la bellezza della natura si fonde con la grandezza dello spirito.
Qui, vivendo questo luogo e guardando la Sicilia da questo balcone sullo stretto, si può sentire la presenza di quei santi che hanno pregato e vissuto qui, che hanno lottato contro le avversità della storia per mantenere viva la fede e la spiritualità che ha attraversato i secoli e che ancora oggi anima questa terra, rendendola unica e straordinaria. Il percorso del Tracciolino diventa così un percorso spirituale, un viaggio interiore alla scoperta di sé stessi e della propria fede , dove il tempo sembra essersi fermato e dove la spiritualità si fonde con la bellezza della natura, creando un'esperienza indimenticabile per chiunque abbia il privilegio di percorrerlo.
In questo articolo vedremo come organizzare un'escursione sul Sentiero del Tracciolino e cosa aspettarsi durante il percorso.
Foto sopra: San Fantino e San Nicodemo
Nel 536, il celebre generale bizantino Belisario raggiunse Reggio e la Calabria divenne una regione bizantina, portando alla scomparsa dei grandi monasteri di fede latina. Da quel momento in poi, dalle montagne del Pollino fino all'Aspromonte, si presentò una moltitudine di eremi e anacoreti: speleologi, vegetariani e solitari, che si fermarono nelle località più desolate e remote, più impervie e selvagge, al fine di soddisfare il loro desiderio di solitudine e di vicinanza a Dio. Questi monaci si rifugiarono in fredde grotte scavate nel tufo e cavità ricavate nei tronchi di alberi secolari, si nutrivano di vegetali selvatici e si dissetavano alle pure sorgenti di rocce, coprendosi con pelli. La loro giornata trascorreva tra preghiere, contemplazione, lavoro e nelle notti insonni penitenze e mortificazioni del corpo. Durante i giorni di festa, per la Liturgia, si riunivano nella chiesetta comune, come la Cattolica di Stilo, dalle ricche cupolette; se qui non c'era un sacerdote, si recavano alla chiesa giù in paese. Con l'arrivo di profughi siriani, egiziani e libici sospinti dall'avanzata maomettana del 636, i cenobi, le laure e i piccoli monasteri proliferarono nella nostra regione. Altri profughi arrivarono successivamente, dopo il 750, a seguito delle persecuzioni iconoclaste di Costantinopoli e dell'Oriente, e infine altri profughi arrivarono dalla Sicilia dal sec. IX in poi.
I primi cenobi apparsi in Calabria erano costituiti da gruppi di monaci laici autonomi, che diventarono poi comunità, che potevano trascorrere il tempo dell'eremitismo fin quanto volevano, col consenso del loro egumeno, da loro stessi eletto, il quale aveva il compito di essere il loro abate, ma senza regole scritte e solo con l'esempio di vita retta. Questi primi cenobi erano piccoli sia per numero di cenobiti che per povertà di strumenti da vivere e per materiali da costruzione. Lungo il percorso del trecciolino, attraversiamo alcune delle zone più importanti dove vissero e pregarono questi monaci.
Il più antico (prima del IX secolo) cenobio di origine greca in Calabria si può considerare quello di San Fantino a Tauriana, dove erano custodite le reliquie del Santo. Altro monastero coevo era nell'allora detta Valle delle Saline a sud di Palmi, quello di Sant'Elia il Giovane, trasferitosi in seguito a Seminara, dove fu detto anche di San Filareto. Nella stessa area, è ancora visibile e meta di pellegrinaggi, nei pressi di Melicuccà, la grotta, unico rudere, del monastero di Sant'Elia
Approfondimenti consigliati
1.La Costa Viola: una breve panoramica
La Costa Viola è situata sulla punta sud-ovest della Calabria ed è così chiamata per via della colorazione violacea del mare che la caratterizzano. La zona è famosa per la bellezza delle sue spiagge e dei suoi paesaggi naturali, che offrono una varietà di escursioni e attività all'aria aperta. Tra le località più importanti della Costa Viola si trovano Scilla, Bagnara Calabra e Palmi, tutte caratterizzate da un'atmosfera autentica e dalla bellezza dei loro centri storici.
Foto sopra: sentiero del tracciolino sulla costa Viola con vista sulla isole Eolie - ph.@costan_tina
2.Cosa aspettarsi dal Sentiero del Tracciolino
ll Sentiero del Tracciolino è un percorso naturalistico tra cielo e mare che offre una varietà di viste panoramiche spettacolari, dalle spiagge della Costa Viola alle montagne dell'Aspromonte. Lungo il percorso, gli escursionisti avranno la possibilità di ammirare alcune delle spiagge più belle della zona, tra cui la Cala del Leone, la Marinella, la San Sebastiano e la Cala Janculla. Il Tracciolino è un viaggio attraverso i secoli, che racchiude la bellezza e l'essenza della natura e dell'uomo, e che ti fa sentire in armonia con il mondo che ti circonda.
Inoltre, il percorso attraversa anche i terrazzamenti a secco più lunghi del Mediterraneo, coltivati a zibibbo. Gli escursionisti avranno anche la possibilità di ammirare la Tonnara, Pietra nere e Scinà, nonché l'estesa costa granitica con incantevoli insenature e fondali naturali.e le isole Eolie.
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2.1 Da Palmi verso il Monte Sant’Elia
Il tracciolino nasce come opera ingegnerestica che portava l’acqua dalla sorgente dell’olmo fino alla fontana della palma sita nell’omonima Città di Palmi. Iniziando dal cuore pulsante di Piazza Primo Maggio a Palmi, un sentiero pittoresco conduce lungo il Tracciolino fino al vertiginoso precipizio sotto il Monte Sant’Elia, in una magica località chiamata Acqua dei Cacciatori.
Ebbene sì, è proprio qui che il paesaggio diventa mozzafiato! Con una vista panoramica che si estende per chilometri e che lascia senza fiato qualsiasi avventuriero che si avvicina a questo tratto di costa viola.
Siamo a 405 metri sul livello del mare, e ci si sente talmente piccoli e vulnerabili in questo grande spazio naturale. Ma non è solo la bellezza della vista a catturare l'attenzione, è l'emozione che si prova quando ci si rende conto che si sta camminando su un tracciato che in passato era utilizzato dai contadini per raggiungere le loro terre, e che ha visto passare le generazioni di uomini che hanno plasmato il paesaggio circostante.
Mentre ci si avvicina al Monte Sant’Elia, il Tracciolino diventa ancora più suggestivo, con un tratto che si snoda lungo una curva naturale della montagna, e si avvicina sempre di più al mare. Qui, la vista spazia per ampie vedute collinari, che precipitano poi da circa 400 metri in dirupi vertiginosi verso le scogliere e il mare. È un'armonia perfetta della natura, che ti avvolge e ti incanta.
Ma non è finita qui. Continuando a camminare lungo il Tracciolino, si incontra l'Acqua della Ficara, un canalone che scende verso il mare passando per lo Scoglio Perciato e Punta Surrintinu, un antico luogo di caccia al pescespada. Questa parte della Costa Viola è stata recentemente riconosciuta da Legambiente come una delle 17 più belle spiagge d'Italia, con la Baia di Rovaglioso come punto focale, un luogo magico e mitico che risale all'epoca di Oreste.
Mentre il Tracciolino continua a snodarsi lungo il percorso, si scoprono tesori nascosti, come tratturi fra le canne e soavi colline che sembrano uscite da un dipinto di Monet. È una terra che rispecchia l'anima dei contadini dell'Altopiano, che con il loro lavoro hanno modellato la montagna, creando rasole, gradoni e spianate. Qui ogni roccia, ogni singolo dettaglio è segnato dall'uomo, a sottolineare come l'asprezza della Costiera sia accompagnata dalla dolcezza del lavoro e della passione degli abitanti del luogo.
Il sentiero si snoda verso il Sant'Elia e il paesaggio si apre davanti ai suoi occhi in tutta la sua bellezza. Vedute collinari che si estendono all'infinito, ma che poi precipitano in dirupi vertiginosi verso le scogliere e il mare cristallino. L'armonia della natura lo avvolge e lo affascina, lo fa sentire piccolo di fronte alla grandezza del creato.
Mentre percorre il sentiero, nota tanti anfratti nascosti e piccole grotte-rifugio frequentate dagli Spelaioti. Questi luoghi sembrano definire il Sant'Elia come il centro di una grande "santità". In questo luogo, sembra che ancora oggi si respiri il messaggio di una Calabria santa e giusta, una Calabria che ha saputo conservare la propria identità culturale e spirituale.
La "santità" che il Sant'Elia irradia verso ogni dove,riempie il cuore di emozione. È come se si potesse percepire la presenza di una forza divina che permea ogni cosa. Qui, in Calabria, la Santità italo-greca rappresenta il più grande patrimonio spirituale della nostra terra, una tradizione millenaria che va conservata e trasmessa alle future generazioni.
Ma non sempre è stato così. Con i Normanni e poi con Roma, il rito greco in Calabria fu contrastato e definitivamente abolito. Oggi, però, camminando verso il Sant'Elia, si può ancora sentire la forza della tradizione che ci ha reso unici nel mondo. Siamo stati capaci di conservare il nostro patrimonio spirituale, di difendere la nostra identità culturale, di resistere alle invasioni straniere.
Ecco perché camminare verso il Sant'Elia è un'esperienza che non si può perdere. Qui si può ancora respirare l'aria della Calabria antica, della Calabria santa e giusta, della Calabria che ha saputo resistere alle avversità della storia e mantenere intatto il proprio spirito. L'emozione che prova in questo luogo è indescrivibile, una sensazione di pace e di armonia con la natura e con la storia della sua terra. La Calabria è unica e meravigliosa, e camminare verso il Sant'Elia è come abbracciare la sua anima profonda e millenaria.
Approfondimenti consigliati:
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- L'OPERA IDRAULICA DEL TRACCIOLINO
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Foto sopra: Monte Sant'Elia- le Tre Croci che rappresentano il calvario del Cristo e che sovrastanola Città di Palmi
Foto sopra: affaccio dal Monte Sant'Elia
Foto sopra. La Marinella di Palmi vista dal Tracciolino ph. antohippy80
Foto sopra: Caletta Sorrentino, qualche anno fa Sant’Elia Speleota è apparso in sogno a un devoto di Bagnara, un valente pasticciere e, dunque, non archeologo, e gli ha chiesto di riparare un suo romitorio sulla spiaggia ai confini dell’antica proprietà del monastero di Melicuccà. Guidato dal sogno il devoto pasticciere, perlustrando con la barca la marina fra Bagnara e Palmi, ha trovato il romitorio e l’ha restaurato, secondo i suoi gusti. Si trova esattamente dove le antiche carte indicano i confini del monastero. Sull’altarino della chiesetta, che si raggiunge soltanto con la barca, il devoto ha posto un cartello dove c’è scritto: «si accettano offerte di preghiere, non di soldi» (D. Minuto, 2002).
2.2 Dalla sorgente dell'Olmo verso Bagnara
Dalla sorgente dell’Olmo verso Bagnara, il sentiero dunque diviene più marcato e si mantiene a quota stabile, intorno ai 400/430 mt. sul livello del mare e procede seguendo le sinuosità della costa collinare. Con questa configurazione, il tracciato passa sotto l’altopiano della Madonna della Neve. Questo altopiano è rappresentato da vasta zona agricola, che un tempo era lussureggiante, ha vissuto momenti epici durante l'occupazione francese. È stata una zona di grande importanza strategica per l'esercito e contesa tra le forze lealiste e le colonne francesi che vi transitavano.
Da questa posizione, la vista panoramica è stupefacente. Infatti, la vista dello Stretto e della Costiera è mozzafiato. Ci sono molti sentieri che si diramano dal percorso principale e portano all'Altopiano oppure in senso contrario, scendono verso Kavajankuja( cala janculla), dove confluisce anche un vasto sistema fluviale composto da decine di piccoli ruscelli, che un tempo erano essenziali e vitali per l'attività agricola dei rasolari.
Molti di questi sentieri sono nascosti tra i canneti o corrono lungo stretti valloni che sembrano apparentemente inaccessibili. I percorsi secondari che scendono verso Kavajankuja sono numerosi, così come i piccoli sistemi fluviali che un tempo fornivano abbondante acqua ai rasolari, ai marinai e agli eremiti.
Una vera e propria arteria secondaria che si diparte in sottili tratturi che vanno e vengono sulle rasole. Questo luogo, fino alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo, fu una zona di coltivazione intensiva di vite, su terrazzamenti ben costruiti in una serie infinita. Un passato che racconta di uomini e donne che, con sudore e fatica, hanno plasmato questa terra e l'hanno resa fertile.
Le vendemmie erano un momento di grande lavoro e impegno: le donne di Bagnara(bagnarote) salivano e scendevano lungo il vallone, trasportando le ceste colme d'uva sulle palamatare, o raggiungevano la statale per scaricare su carri trainati da buoi. Era un tempo in cui il lavoro della terra era duro ma gratificante, un tempo in cui la comunità contadina viveva in simbiosi con la natura.
Ma il vallone dell'Olmo racchiude anche un tesoro nascosto, un luogo magico e misterioso che ha affascinato generazioni di montanari, postatori di pescespada e eremiti: la Grotta di San Sebastiano. Questo rifugio preistorico è stato utilizzato fin dai tempi antichi come luogo di riparo e meditazione, testimoniando la presenza dell'uomo in questa terra selvaggia e affascinante.
Ogni passo lungo il sentiero che conduce alla grotta è un'esperienza unica, un'immersione nella storia e nella cultura di questo luogo incantato. L'emozione che si prova guardando la natura incontaminata che circonda il vallone dell'Olmo, la bellezza degli antichi terrazzamenti e la quiete della grotta di San Sebastiano, lasciano un'impronta indelebile nella mente e nel cuore di chi ha la fortuna di attraversare questo territorio.
Foto sopra: Aquedotto dell'Olmo
2.3 La costiera di San Sebastiano
La Costiera, nota anche come la "Spiaggia di San Sebastiano", è una serie di cale e calette che un tempo erano dotate di spiaggette, radure, piccoli golfi e rientranze. Queste erano frequentate dai lavoratori agricoli e, storicamente, erano punti di approdo per le escursioni piratesche e le azioni militari di difesa e attacco dal mare e da terra.
È interessante notare che all'inizio dell'era cristiana la Costa era ben più elevata sul livello del mare. Ad esempio, la Grotta del Monaco si trovava in fondo a un arenile e nella Grotta di San Leone si poteva accedere percorrendola a piedi lungo i fianchi, fino in fondo, dove c'era una bella e confortevole spiaggetta. Con questa configurazione, la Grotta era un rifugio più che sicuro contro le incursioni dei predatori e le avversità atmosferiche.
Prima del 1915, la Grotta del Monaco era meta di gite paesane e le merende si consumavano dentro la Grotta. Allo stesso modo, si entrava con le barchette nella Grotta di San Leone per raggiungere la spiaggetta e qui godersi la frescura e gli incredibili giochi di luce e colori che si diffondevano sulle pareti e sulla volta.
Tuttavia, in tempi successivi, la Grotta di San Leone si è popolata di pipistrelli che oggi costituiscono una stabile e numerosa colonia, e così oggi è impossibile esplorare tranquillamente il fondo grotta.
Per quanto riguarda la Grotta del Monaco, l'indicazione del nome risale al particolare gioco di una vena bianca sulla parete scura, che suggerisce la somiglianza con un monaco barbuto, inginocchiato e con un messale in mano. È più complicato invece ricostruire l'origine del nome di San Leone attribuito alla Grotta di Kavajankuja.
È importante sottolineare che la corretta denominazione del sito non è "Grotta delle Rondini", ma "Grotta di San Leone", che si trova immediatamente a nord di Kavajankuja, così come la stupenda spiaggia che ne segue, sempre verso nord.
Se oggi si osservasse la Grotta del Monaco, la si troverebbe semisommersa e con la volta in parte crollata. Tuttavia, ancora nel 1960, la Grotta era nella sua interezza e solo lambita dal mare.
Prima della guerra, fra la Grotta e la riva esisteva una lingua di spiaggia di circa 5/8 metri.
Foto sopra: Grotta del monaco e Grotta di San Leone
2.4 Cala Leone
Secondo alcuni studiosi, questa splendida cala, come anche la grotta prima citata, prende il nome dall'imperatore romano d'oriente Leone Sesto, devoto di Sant'Elia, che, a seguito di un presunto miracolo , ordinò la costruzione di un monastero imperiale dedicato a Sant'Elia. La leggenda narra che il nome di Cala Leone sia stato dato in onore dell'imperatore bizantino Leone VI, noto come il Saggio e il Filosofo, che, devoto di Sant'Elia, miracolato da lui, raggiunse la spiaggia e ordinò la costruzione di un monastero dedicato al santo. Purtroppo, il monastero è stato distrutto nel corso degli anni, sia dal terremoto del 1908 che dalla seconda guerra mondiale, ma ci sono ancora testimonianze visibili dei suoi resti.
Alcuni studiosi ritengono che la toponomastica,”del Leone”, sia per la Cala che per la Grotta sia in realtà il sito ove si rifugiò e pregò San Leone Papa e che lo stesso nacque a Reggio ma proprio sulla località che diede i natali a Leone Meneio vi sono ancora oggi pareri contrastanti. Leone seguì il padre Paolo a Reggio e fu qui che si fece notare per la sua forte vocazione religiosa e la somma cultura che andava acquisendo. Ricevette gli Ordini e si diede a un appassionato apostolato fino a raggiungere l’aura di un misticismo non comune e da tutti osservato con rispetto.
a questo punto c'è un mistero da risolvere: fu la Grotta di San Leone un “Monastero” ove il futuro Papa Leone II visse il suo ritiro spirituale? O fu invece un sito dedicato a San Leone eremita da Melicuccà?
Fra le istruzioni più notevoli che si devono a questo Santo Pontefice, emerge l’aspersione dell’acqua benedetta sui fedeli durante le funzioni religiose e l’«augurio» dell’officiante espresso durante la messa: “la pace sia con voi”, al quale i fedeli rispondono: “e col tuo spirito”
APPROFONDIMENTI:
LA SPLENDIDA SPIAGGIA DI CALE LEONE
Foto Sopra: Cala Leone
Foto Sopra: Cala janculla (a sinistra) e Cala Leone a destra Ph.@associazione_crescere_cca
2.5 Cala Janculla
Cala Janculla è una bellissima spiaggia situata nella Costa Viola, nel comune di Seminara, che fa parte della Zona di protezione Speciale della Reggio Calabria. Legambiente ha inserito Cala Janculla tra le 10 spiagge più belle d'Italia nel 2003 e le ha assegnato 2 vele blu. Fa parte delle zone di Protezione Speciale, essendo un sito di interesse comunitario della Calabria.
Il nome deriverebbe dal termine Cavajancuja e starebbe ad indicare “Donna Pagana”, così detta perché la spiaggetta, secondo la tradizione, fu popolata nel periodo classico dalle Amazzoni. La decifrazione nell’antico linguaggio Jonico, starebbe per “ka-va-ja-‘nku-ja”, per cui Cavajancuja sarebbe traducibile in: Qui lei va con lei, ovvero una donna unita con un’altra
La spiaggia si trova sul versante più esposto della costa tirrenica di Seminara e si distingue per la sua sabbia bianca e fine, oltre che per i fondali molto profondi e cristallini con riflessi violacei caratteristici. Alle sue spalle si erge il Monte Sant'elia, nella località di Barritteri, accanto alla quale si apre la Grotta di San Leo (Grutta i Santu Leu), nota dai pescatori della zona come un luogo ideale per la pesca al pesce spada. Gli abitanti di Bagnara, impropriamente, la chiamano "delle rondini", forse riprendendo un'espressione dei poeti locali che frequentavano Bagnara nell'Ottocento. A fianco della Grotta, proseguendo verso Palmi, si stende la bellissima spiaggetta di San Leone (‘U Leuni, per i Bagnaroti) e poi Pietra Galera.
Incastonata fra due speroni di roccia, la spiaggia è visitabile quasi esclusivamente via mare a causa della sua collocazione impervia. Si può raggiungere a piedi solo per mezzo del Sentiero del Tracciolino, un lungo e impervio percorso che percorre la scogliera a mezza costa. Nonostante l'accesso sia difficoltoso, la spiaggia di Cala Janculla rappresenta uno dei tratti più belli della Costa Viola
“Cala Janculla è protetta da due suggestivi costoni di roccia del Monte Sant'Elia. Non è possibile raggiungerla via terra se non per mezzo del sentiero del Tracciolino, ma la "pericolosità" del sentiero vale la camminata.
La leggenda narra che sull'attuale Kavajankuja esisteva un'antica comunità di Amazzoni, discendenti della mitica Regina Sinope, emigrate dal Mar Nero e insediate sull'altopiano vicino all'attuale Sinopoli.
Durante l'era Saracena, che va dal 600 fino al 1500 circa, Kavajankuja era una località frequentata dai convogli commerciali e dai pirati che sbarcavano continuamente. Attraverso i sentieri che dall'arenile portavano ai Piani, i Saraceni assaltavano le comunità agricole sparse nella pianura, fino a Melicuccà e oltre.
La motivazione che spingeva i Saraceni non era la barbarie istintiva degli equipaggi, bensì la necessità di approvvigionarsi di granaglie, e animali per le loro cambuse, l'acquisto di schiavi o il riscatto di contadini catturati.
Poiché le scorrerie non si esaurivano in una sola volta, i Saraceni portavano i contadini catturati e resi schiavi sull'arenile, sbarcandoli poi sullo scoglio a circa cinquanta metri dalla spiaggia. I contadini, incapaci di nuotare, erano imprigionati temporaneamente su quella roccia(petra galera), dalla quale era impossibile evadere senza annegare. I Saraceni risalivano poi i sentieri per continuare le loro scorrerie in tutta tranquillità. In quel tempo ad esempio, gli abitanti di Seminara non osavano avventurarsi fuori dall’area protetta dal Castello, per timore di essere catturati e fatti schiavi. Sicché il Beato Elia il Giovane rimase isolato nel Monastero di Aulinas, sopra Palmi (oggi Sant’Elia) patendo la fame per lungo periodo.
Lo scoglio-prigione di Kavajankuja( calajanculla) ebbe l’identico ruolo, se pur secondario, di quello di Pietra Galera, nella spiaggia della Marinella, di Palmi. Pietra Galera, nella tradizione locale, si narra sia stata la prigione adoperata dalle Amazzoni per tenere al sicuro dalle fughe, gli uomini tenuti schiavi e usati per la riproduzione. Funse poi da scoglio prigione per i terrazzani catturati fra Seminara e Palmi.
foto sopra: cala janculla foto 1 e 2 (ph. @trovatoaspromonte) e grotta del leone(ph @marimazzaa)
foto sopra: petra galera alla Marinella di Palmi. Ph Giuseppe Barone
2.6 Approdo a Ceramida
Dopo aver ammirato la vista, la strada costiera vi porterà a Ceramida (frazione di bagnara Calabra),
Qui potrete godervi il panorama dello Stretto di Messina, dello Stromboli e delle Isole Eolie, come ha fatto Edward Lear nel suo diario, che ha sottolineato la bellezza di questo luogo. La costa è ricoperta di macchia mediterranea.
A ceramida potrete decidere di continuare l’escursione più impegnativa che vi porta al sentiero del francese, fare un wine tour lungo i terrazzamenti coltivati a zibibbo, oppure proseguire il trekking lungo il percorso del francese oppure andare a visitare Bagnara Calabra
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Foto sopra: Ceramida panorama che guarda allo stretto e al porto di Bagnara Ph. @antonino.sgro
2.7 Bagnara
Bagnara, è la città della famosa cantante Mia Martini. Potete visitare questa caratteristica città seguendo questa guida. Potrete degustare piatti unici come il famoso Torrone di Bagnara IGP, una prelibatezza che si tramanda di generazione in generazione come anche il pesce spada alla bagnarota e il gustoso dolce chiamato "dito di apostolo".
3 Come organizzare l'escursione
Prima di partire per l'escursione sul Sentiero del Tracciolino è importante tenere in considerazione alcuni aspetti organizzativi.
3.1 Livello di difficoltà e attrezzatura necessaria
Quello del Tracciolino è un sentiero di livello E (escursionistico), adatto a chi ha un minimo di allenamento al trekking, con solo un paio di tratti più esposti ma superabili in tranquillità. Non essendo presente alcuna segnaletica è comunque preferibile farsi accompagnare da una guida del posto.
Il Sentiero del Tracciolino può essere percorso in tre modi diversi, di cui due sono ad anello, con una lunghezza di 10 e 14 km. La prima uscita sale serpeggiando verso Cantine Impiombato. Da qui si prosegue fino alla cima del Monte Sant’Elia (579 metri), contraddistinto dalla presenza di tre croci bianche e dalla vista magnifica sulla costa sottostante. Un ripido sentiero forestale riporta in paese al punto di partenza. La seconda uscita si trova all’altezza della località Rocca, da cui si arriva alla chiesetta sconsacrata della Madonna della Neve e si prosegue fino alla cima del Monte Sant’Elia per poi scendere di nuovo in paese.
La terza opzione, invece, consente di seguire il Sentiero dei Francesi o Sentiero del Vino, un percorso impegnativo che passa per i ripidi terrazzamenti dei vigneti di Zibibbo, fino ad arrivare al Tunnel dei Francesi, scavato dai francesi nel 1806 per difendere la costa dall'esercito inglese. Il tunnel buca sul promontorio della spiaggia di San Sebastiano, che si ammira dall’alto, bisogna poi risalire lungo i terrazzamenti per un totale di 17 km. È la scelta decisamente più impegnativa, ma lo sforzo è ripagato dalle vedute mozzafiato.
3.2 Dove parcheggiare e come raggiungere il sentiero
Accesso previsto dalla A3 Uscita Bagnara, Verso Monte S.Elia oppure uscita Palmi (dipendentemente dal percorso scelto).
Il punto di partenza del Sentiero del Tracciolino dipende da quale tipo di percorso scegliamo. Se partiamo da palmi è possibile parcheggiare nei pressi del campo sportivo nei presso della piazza primo maggio oppure , se scegliamo le altre 2 tipologie, allora potremo parcheggiare sul Monte, S.Elia nei Piani della Corona o all’interno del parco Presenza o nei pressi delle tre croci.
4 Consigli utili
Per un'esperienza sicura e confortevole durante l'escursione sul Sentiero del Tracciolino è importante tenere in considerazione alcuni consigli utili.
4.1 Abbigliamento e protezione solare
Per l'escursione è consigliabile indossare un abbigliamento comodo e traspirante, come pantaloni lunghi e una maglietta leggera. È inoltre importante portare con sé un cappello e una crema solare ad alta protezione, soprattutto durante i mesi estivi.
4.2 Cibo ed acqua
È fondamentale portare con sé una buona quantità di acqua potabile, soprattutto durante i mesi più caldi. È inoltre possibile portare con sé uno spuntino o un pasto leggero per consumare lungo il percorso.
4.3 Comunicazione e sicurezza
Durante l'escursione è importante mantenere sempre un contatto con il mondo esterno e portare con sé un telefono cellulare con la batteria carica. È inoltre consigliabile informare qualcuno della propria destinazione e degli orari previsti per l'escursione.
5 Conclusioni
L'escursione sul Sentiero del Tracciolino è un'esperienza unica per scoprire la bellezza della Costa Viola e delle sue meraviglie naturali. Grazie alla sua accessibilità e alla varietà di paesaggi offerti, il Sentiero del Tracciolino è adatto a tutti coloro che amano le attività all'aria aperta