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Una  vacanza da vivere a colori

IL BLOG DI CALABRIADREAMIN

Cosa vedere in Calabria: Il monastero rupestre di Caforchie ed il mistero dei Templari.

2020-06-06 01:16

Dr. Domenico Bagalà

COSTA VIOLA, PALMI,

Cosa vedere in Calabria: Il monastero rupestre di Caforchie ed il mistero dei Templari.

Il monastero rupestre di Caforchie ed il mistero dei Templari.​ Caforchia, dal greco buca profonda[1], si usa propriamente per indicare una buca/tana/

Cosa vedere in Calabria: Il monastero rupestre di Caforchie ed il mistero dei Templari.​

Caforchia, dal greco buca profonda[1], si usa propriamente per indicare una buca/tana/cavità profonda e stretta, per animali non grossi: volpi, tassi e simili. Un termine usato comunemente ancora a Barritteri e Seminara tra le persone anziane e “aundi vai 'ntassi caforchi”: (dove vai ad intanarti ?).

La prima visita al sito la feci nel 1989 accompagnato da alcuni amici raccoglitori di funghi. mi accorsi che quel luogo era più importante della fama che nutriva.

Successivamente, dal 1991 al 2006, al fine di avere ulteriori conferme, nel tempo, ho accompagnato diversi studiosi e ricercatori anche stranieri, i quali, ognuno per la propria competenza, hanno espresso il loro parere. Tra questi si citano: (1991) l’antropologo/archeologo del CNRS Francese Serge Collet; e nel 2006: l’archeologa medievista Francesca Zagari della Università di Roma “La Sapienza”. Quest’ultima, sul sito, ha pubblicato notizie e interpretazioni nel suo libro “L’eparchia delle Saline …”– Palombi Editori – 2006.

 

[1] G. Rohlfs, Dizionario Toponomastico ed onomastico della Calabria, Ravenna, 1990.

La località Caforchie nel territorio di Barritteri di Seminara, è conosciuta ai più per la presenza di numerose sorgenti di acqua, oggi canalizzate per alimentare il fabbisogno della popolazione. Poco conosciuta però, la presenza di grotte che hanno dato il nome alla località. Probabilmente queste cavità erano inizialmente delle vere e proprie tane per animali, ma successivamente furono utilizzate da religiosi costretti a scappare dalla loro terra per la minaccia degli arabi, nella speranza di trovare rifugio nella vicina Calabria, dove fin dal V secolo fioriva il monachesimo bizantino, attorno al monastero di San Fantino a Taureana e nella Valle delle Saline (la Piana). Le tracce presenti indicano possibili frequentazioni in epoche antiche, ciò che oggi tuttavia si evidenzia, adottando la tecnica comparativa, è che siamo di fronte ad un luogo dell’alto medioevo frequentato da religiosi, probabilmente monaci che praticavano l'isichia, cioè la contemplazione eremitica, la calma e la pace interiore (esicasti). L’ipotesi che peraltro ha trovato conferme nello studio delle fonti letterarie antiche (bioi) è lo studio del “quadrante agiografico territoriale” che accerta siano le grotte abitate da S. Elia “Il Giovane” e Daniele suo discepolo, prima di edificare il monastero sul Monte Aulinas (oggi Monte S.Elia di Palmi). Nelle grotte di Caforchie ci riferisce il bios di S. Elia Speleota, avvenne lo storico incontro tra i due santi Elia (il Giovane e lo Speleota)[2]. Vicino la parete occidentale si rilevano delle croci incise nelle pareti laterali all’entrata delle grotte, in particolare nella prima grotta, ed anche nei dintorni. Risulta molto interessante una croce incisa posta nella parete di fronte, coricata su un lato. Ovviamente è solo un’ipotesi, comunque affascinante, che l’incisione non sia una croce, ma una spada ed esattamente la spada di Davide; ed allora, forse, potrebbe essere un segno distintivo di una sepoltura templare venerabile

 

 

[2] Domenico Bagalà, Vallis Salinarum “U caminu i San Fantinu”- CSEAAM in collaborazione con il MI.B.A.C. 2018 - pag. 176

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Sito rupestre di Caforchie,  incisioni                                                                   sito di Caforchie, la spada di Davide

 

                                                 foto del Movimento Culturale San Fantino Su concessione del Comune di Seminara

I graffiti posti sopra  rivelerebbero in maniera simbolica le origini, la vita e la morte del Cavaliere. Ma solo uno scavo archeologico può svelare la verità. In merito si veda il capitolo “i templari e il mistero della Cattedrale celeste”.

Comunque, nella parte sottostante si vedono piccole nicchie scavate, che forse servivano come porta lumini di tipo votivo, molto diffuse nei monasteri rupestri (cfr. le grotte di s. Elia a Melicucca e di Pignarelle a Palmi), il che lascia supporre l'esistenza di sepolture in situ.  Si segnalano inoltre la presenza di sedili scavati nel tufo dislocati a semicerchio aventi una base alta 55 cm dal piano di calpestio, e 90 cm separano la base superiore delle nicchie soprastanti alte circa 50 cm; le incisioni riproducono grafie ancora da decifrare (probabilmente orientali), con l'esistenza di sepolture in situ.  Si segnalano inoltre la presenza di sedili scavati nel tufo dislocati a semicerchio aventi una base alta 55 cm dal piano di calpestio, e 90 cm separano la base superiore delle nicchie soprastanti alte circa 50 cm; le incisioni riproducono grafie ancora da decifrare (probabilmente orientali), con la forma di epigrafi scolpite nel tufo arenario, collocate in alto nella parete che si frappone tra le grotte; in alcune di esse sembra leggersi dei numeri 1 7 7 0, mentre nel tratto tufaceo posto tra le grotte in tabelle rettangolari, sembrano esserci delle lettere a caratteri latini e croci di cui una, è “patente” (Templare) e numeri arabi; in una tabella sembrerebbe esserci un’altra sequenza di numeri 1 7 5 7 con la scritta D. ANT. / CAPOB / AOD.G.187 (…); in un’altra in caratteri corsivi è stato letto: D.U.J.D. Vitalis/Gius[3].

 

[3] Francesca Zagari, L’eparchia delle Saline- Archeologia e topografia nel territorio dei Bruttii tra la tarda antichità e il medioevo – Palombi editore\Roma anno 2006 pag. 68

Questi dati se confermati, attesterebbero una frequentazione del luogo fino al secolo XVIII. Tuttavia, la forma stessa delle cavità, scavate con attrezzi rudimentali e la loro forma a T, è molto comune nelle grotte eremitiche e cenobitiche, comparabili con quelle presenti in Calabria e Puglia nei periodi tra il  VI e l' XI secolo, e servivano a ripararsi dalle intemperie. La datazione del sito, la decifrazione delle incisioni, la individuazione di altre testimonianze e la loro tutela e conservazione, sono legate, in primo luogo, ad uno studio, poi ad uno scavo archeologico ed infine ad un recupero conservativo, da compiersi prima possibile (prima che le ultime testimonianze scompaiano).

Di grande interesse naturale il canyon strettissimo che penetra nella terra per qualche centinaio di metri, in cui permane un microclima umido di tipo amazzonico. La fenditura dalle alte pareti è adornata da flora sub tropicale appartenente al pleistocene Calabriano, piante hanno quasi 2 milioni di anni.

In questo luogo mistico i sensitivi avvertono una energia positiva straordinaria.

 

 

Seminara RC, Sito rupestre di Caforchie, foto del Movimento Culturale San Fantino, su concessione del Comune di Seminara​

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Sito rupestre di Caforchie, epigrafi incise .                                

Foto del Movimento Culturale San Fantino Su concessione del Comune di Seminara

 

 

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Sito rupestre di Caforchie ingresso della grotta di S. Elia           

 

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La Cattedrale Celeste e il mistero dei Cavalieri Templari​

Poco distante, dal sito del monastero rupestre di S. Elia, e vicino la famosa Via Popilia, la strada di epoca romana che collegava Reggio Cal. a Capua e quindi poi Roma, vi è un luogo misterioso di grande impatto emotivo, risalente al medioevo di probabile matrice Templare. Si presenta ancora oggi come uno spazio circolare il cui perimetro è costituito da 12 alberi monumentali secolari di pregio storico/ culturale e religioso,[4] di cui si intravede il processo di autorigenerazione. Il numero 12 fa parte della “numerologia sacra templare”: il numero dodici oltre a riferirsi ai 12 Apostoli o Discepoli, si riferisce anche alla ruota dello Zodiaco. Il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense o il numero dei componenti un capitolo templare è di 12, che diventano 13 con il Gran Maestro. Ricordiamo che il Maestro d’Opera ha a sua disposizione tre strumenti, la corda divisa in 12 parti con 13 nodi. ll rosone delle cattedrali gotiche è con dodici petali. Dodici sono i principali cavalieri che custodiscono il Graal caduto da cielo.

Il luogo mistico tra i boschi veniva utilizzato come “Cattedrale celeste” per il rito di vestizione:

Tale investitura poteva avvenire sul campo lungo il “cammino iniziatico”, da parte di un Vescovo (Pontificale Romanum), oppure da un Cavaliere già consacrato, a conclusione di un tirocinio iniziato fin dall’adolescenza, ma spesso avveniva anche per giovani unitesi lungo il percorso per la Terra Santa, dove venivano impegnati in battaglia nel loro battesimo di guerra.

Per la sua natura religiosa, oltre che militare, la vestizione - com’era chiamata l’iniziazione cavalleresca - era già considerata alla fine del X secolo un “ottavo sacramento”.

Il candidato vi si preparava con una notte di veglia in armi nella chiesa più antica e significativa, come poteva essere quella del “Primo Cavaliere di Calabria, S. Fantino a Tauriana, o in un luogo di riconosciuta sacralità come la grotta di s. Elia a Caforchie, nella chiesa del monastero Imperiale[5], oppure nella chiesa di S. Marco a Seminara[6],  inginocchiato davanti all’altare. Veniva poi purificato con un bagno rituale, confessato e comunicato. L’indomani nella “Cattedrale celeste” nel bosco di Caforchie, seguiva una messa solenne, al termine della quale avveniva la vestizione vera e propria, che consisteva nella consegna da parte del sacerdote della spada consacrata, degli speroni, dello scudo, della lancia e delle varie parti dell’armatura, che il giovane avrebbe indossato.

La cerimonia si concludeva infine con l’accollata o palmata, cioè con un colpo inferto con il palmo della mano dal padrino sulla nuca del neofita, o anche di piatto con la spada sulla spalla. Era consuetudine che il colpo fosse di una certa forza, tanto da far vacillare il ricevente.

Poteva essere anche il sacerdote a chiudere la cerimonia, invece del padrino, cingendo in vita la spada al candidato e rivolgendogli due semplici parole. “Sii Cavaliere”[7].

 

[4] Il pregio storico-culturale-religioso. Trattasi di un criterio di tipo antropologico-culturale. L’albero o l’insieme di alberi che rispondono a tale criterio sono quelli che rappresentano il valore testimoniale di una cultura, della memoria collettiva. Si tratta di esemplari, non necessariamente secolari, che però sono legati a particolari eventi storici, a dei personaggi, a tradizioni, a leggende, a fatti religiosi o che sono stati celebrati al loro cospetto. Tale valenza, spesso riconosciuta a livello locale, si tramanda per tradizione orale oppure è riscontrabile in iconografie e documenti.

 

[5] Ci riferiamo a monastero costruito dopo la morte di S. Elia, voluto dall’Imperatore bizantino Leone “Il Saggio” che si trova sui Piani della Corona (la corona bizantina)- Cfr. Tesi “Qui quaerit, invenit”di Domenico Bagalà, Doctorate Ancient History.

 

[6 Ci riferiamo alla chiesa antica che si trova in Via San Marco, che si imbocca da Via Calvario

 

[7] AA.VV. L’Uomo Medievale, a cura di Jacques Le Goff, cap. “Il guerriero e il cavaliere” di Franco Cardini, Bari, 1987, pag. 86

La Cattedrale Celeste nel Bosco di Caforchie​

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La “Cattedrale celeste” dei Cavalieri Templari, è posta nel punto più alto rispetto la Valle sottostante che era la famosissima “Valle delle Saline” dove si contavano mille monasteri, luogo di Santi monaci e di menti erudite, probabilmente amministrata nel periodo bizantino da un Eparca, era attraversata dalla famosa strada romana Popilia, anche detta “Annia Popilia” o “Consolare Rhegion Capuam”, attraverso la quale è passata la storia.

Anche i cavalieri templari utilizzarono questa antica e unica strada per raggiungere il porto di Rhegion per poi imbarcarsi per la terra Santa.

Percorrere la Via Popilia  era paragonabile ad un cammino iniziatico che aveva tre principali “tempi”: il primo quello di predicare la “Missione sacra” cioè riconquistare i territori cristiani in mano agli islamici e convincere i giovani che incontravano ad unirsi alla nuova “Cavalleria Celeste”;  il secondo di purificarsi nei luoghi Cristiani di veneranda memoria. Le mete nel nostro territorio erano: Tauriana dove vi era il Tempio  della Madonna Nera e San Fantino “Primo Cavaliere” e Seminara dove vi era il monastero Imperiale, vicino le grotte dei monaci Elia e Daniele e in città la chiesa di S. Marco dove venne portata la Madonna nera, che era stata trovata nascosta tra i rovi vicino il Tempio di S. Fantino a Tauriana (in questi luoghi vi sono ancora oggi i segni simbolici del loro passaggio); il terzo tempo era “la prova di iniziazione”. Per accedere alla comunità cavalleresca era necessaria una vera e propria iniziazione, conferita sotto la forma di una investitura spirituale, che comportava il superamento di prove atte a sondare la volontà e la capacità di adempiere agli obblighi che la condizione di cavaliere avrebbe comportato.

Il motivo per cui venne avvertita l’esigenza di creare una nuova Cavalleria Celeste, costituita da monaci guerrieri, è dovuta alla decadenza morale ed alla vanità nella quale erano caduti i cavalieri.

Essenzialmente la nuova idea cavalleresca era legata a valori quali l’amicizia, la lealtà verso l’avversario, il rispetto per la parola data, la pietà verso il nemico vinto, la protezione verso i deboli, gli indifesi, gli orfani e le vedove, e di tutto ciò che poteva rappresentare il sostegno del Popolo di Dio.

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E’ interessante anche il giuramento cavalleresco che veniva pronunciato all’atto della ordinazione-investitura, che qui riportiamo in appendice.

Formula del giuramento di Ammissione di un cavaliere all’ordine del Tempio

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Traduzione:

 

Io, cavaliere del sovrano ordine militare del tempio, prometto obbedienza e fedeltà  al mio Signore Gesù Cristo, al Suo Vicario Pontefice Romano ed ai Suoi Successori legittimamente eletti.

Prometto che difenderò i Misteri della Fede, i Sette Sacramenti, i Quattordici Articoli della Fede, il SImbolo della Fede, sia degli Apostoli che di Sant'Atanasio, il Libro del Vecchio e del Nuovo Testamento, con i commentari dei Padri della Chiesa, l'Unità Divina e la pluralità delle Persone nell'Unica Trinità.

Prometto sottomissione al Sovrano Maestro dell'Ordine ed obbedienza secondo gli Statuti di Nostro Padre San Bernardo.

Credo nell'eterna verginità, prima, durante e dopo il parto della Vergine Maria, figlia di Gioacchino e di Anna, della tribù di Giuda, della stirpe del Re Davide.

Sarò pronto a difendere la fede cristiana ogni qual volta sarà necessario.

Non venderò i beni dell'Ordine, nè li alienerò, nè permetterò che siano alienato o venduti da nessuno.

Non consegnerò le città e le fortezze dell'Ordine ai suoi nemici.

Non negherò il mio aiuto con le parole e le buone opere alle persone devote, soprattutto ai Monaci Cistercensi ed ai loro Abati, nostri fratelli e compagni.

IN fede, a Dio piacendo, e secondo la mia volontà, mi impegno a mantenere tutte queste promesse.

Che Dio ed i suoi Santi Evangeli mi aiutino.

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