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IL BLOG DI CALABRIADREAMIN

COSA VEDERE IN CALABRIA: BAGNARA CALABRA, LA CITTA' DI MIA MARTINI

2021-03-18 11:52

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COSA VEDERE IN CALABRIA: BAGNARA CALABRA, LA CITTA' DI MIA MARTINI

Stretta tra due speroni di roccia, Bagnara si trova incastonata tra il blu intenso, le scogliere perlacee del Tirreno e il verde della macchia mediterranea.

COSA VEDERE IN CALABRIA: BAGNARA CALABRA, LA CITTA' DI MIA MARTINI

Bagnara Calabra (Bagnàra in dialetto calabrese) è un comune italiano di 9 650 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.
 
Bagnara è situata a pochi chilometri dallo Stretto di Messina, in una zona costiera chiamata Costa Viola, lambita a ovest dal mar Tirreno e posta in fondo ad un'insenatura tra le colline a strapiombo sul mare.

 

Il toponimo originario è "Bagnara": "Bagnara Calabra" fu assegnato in seguito all'unificazione d'Italia per distinguere il comune calabrese da quello di Bagnara di Romagna.

 

Le memorie dei primi viaggiatori avventuratisi nella zona tracciano uno scenario quasi da favola raccontando di un panorama che si apriva  sull’arenile, tra il blu intenso, le scogliere perlacee del Tirreno e il verde della macchia mediterranea. A Bagnara Calabra le cerimonie legate alla pesca del pesce spada risalgono al

tempo dei fenici.

 

Stretta tra due speroni di roccia, Bagnara (m 50, ab. 10 400 circa), sorta attorno a una abbazia normanna completamente cancellata dai terremoti, ha una lunga spiaggia sabbiosa e case che dal piano si arrampicano sulle ultime pendici dell’Aspromonte. Più in alto, antichi terrazzi coltivati a vigneto producono ancora un po’ di pregiatissimo zibibbo.

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Storia

 

Il primo nucleo abitato di cui conserviamo sicura testimonianza storica nasce intorno al 1085, con la fondazione dell'Abbazia Nullius di Santa Maria V.G. e i XII Apostoli ad opera del conte Ruggero I d'Altavilla ed in breve tempo acquisisce un ruolo di primo piano nelle vicende politiche e religiose meridionali. Ipotesi storiche tendono a far risalire le origini di Bagnara al periodo fenicio all'VIII secolo a.C. Tali affermazioni sarebbero, secondo alcuni storici, suffragate dalle tante affinità con questo popolo di navigatori.

Grande importanza ebbero nel passato le confraternite che, nate intorno ai secoli XVII e XVIII, sono attive ancora oggi.

 

Alla vigilia dei moti del 1799 i ceti popolari, in condizione di estrema miseria, sono sempre più ostili ai vecchi proprietari terrieri e alla nuova borghesia in espansione. Alla repubblica napoletana aderiscono subito i

giacobini calabresi e gli appartenenti alla vecchia aristocrazia, alla piccola e media borghesia, alla recente nobiltà, mossi da aspettative diverse e spesso

contrastanti. Il 25 gennaio la corte borbonica, che si era rifugiata in Sicilia, nomina vicario generale il cardinale Fabrizio Ruffo, originario di San Lucido,

col compito di capeggiare la rivolta antigiacobina dalla Calabria. In febbraioRuffo recluta truppe sotto l’emblema della Santa Fede e, aiutato da funzionari fedeli ai Borboni, seguito dai ceti popolari che sperano in sgravi fiscali, inizia da Bagnara la sua impresa di riconquista. Con la caduta di Cosenza la Calabria è riconsegnata ai Borboni.

 

FOTO SOTTO:

Panorama di Bagnara Calabra con Vista Isole Eolie-(ph-Marco Cuda)

 
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La parte alta dell’abitato

Dopo il terremoto del 1908, pochi sono gli edifici antichi rimasti nel nucleo alto sul mare. Tra questi il castello, eretto nell’XI secolo come parte del complesso sistema di fortificazioni voluto dai normanni per difendere la costa dalle incursioni saracene. Divenuto feudo dei

Ruffo, venne ricostruito nel XVIII secolo e molto rimaneggiato tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo; dopo essere stato albergo, caserma dei carabinieri

e istituto scolastico professionale, è oggi sede di eventi artistici e culturali. La chiesa di Maria SS. del Carmine venne celermente riedificata dopo il terremoto del 1783 e rimaneggiata nel secolo successivo; custodisce

nell’interno ornato di stucchi ottocenteschi una veneratissima icona della Vergine bruna, dipinta nel XVI secolo secondo lo stile dell’arte bizantina. Il

patrimonio di documenti e opere dell’arciconfraternita di Maria SS. del Carmine costituisce il Museo «Angelo Versace», dove sono esposti arredi sacri e paramenti liturgici dei secoli XVIII-XIX; la piccola sezione archeologica documenta la frequentazione del territorio di Bagnara fin dal Neolitico.

 

FOTO SOTTO:

 

 

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La costa di Bagnara

Il promontorio su cui sorge l’abitato divide in due la lunghissima spiaggia di sabbia bianca e ghiaia fine, che si stende dai piedi del monte Cocuzzo fino alla torre di Capo Rocchi, costruita nel XV-XVI secolo a difesa del litorale dalle incursioni saracene. I fondali ghiaiosi assicurano un mare limpido e cristallino. Poco più a nord la costa diventa alta e frastagliata, con anfratti e grotte marine (alcune visitabili in barca). Piccole cale si aprono improvvise tra speroni di roccia. Tra queste la solitaria e inaccessibile cala
Janculla
o Iancuia, spiaggetta di sabbia fine e fondali profondissimi che fa da contrappunto al bastione montuoso del monte Sant’Elia, estremo crinale aspromontano a picco sul mare. Si raggiunge attraverso un sentiero che corre
a mezza costa, anche se è meglio farsi guidare dai pescatori alla scoperta via mare della baia e delle grotte vicine

 

FOTO SOTTO:

 

 

  • PONTE DI BAGNARA
  • TORRE DI CAPO ROCCHI
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Nel paese di Mimì

«Ho sempre nel cuore il rione Marinella di Bagnara, il sapore del mare, la visione meravigliosa dello Stretto, l’immagine della pesca notturna con le lampare, l’incredibile
caccia al pescespada. Mi fermo spesso a casa di zia Sarina per riscoprire assieme il calore del focolare domestico».

 

Così Mia Martini, indimenticabile interprete della canzone italiana d’autore, diceva in un’intervista parlando della sua città natale. E la cittadina calabrese ricorda con un annuale concorso canoro e un monumento sul lungomare Domenica Bertè, detta Mimì – in arte Mia Martini – nata a Bagnara Calabra nel 1947 e tragicamente scomparsa nel 1995 dopo una vita di successi ma anche di delusioni,
ostacoli e solitudine.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

  • Chiesa di Maria Santissima Annunziata, a Pellegrina;
  • Chiesa di Maria Santissima del Carmelo;
  • Chiesa di Maria Santissima del Carmelo, a Ceramida;
  • Chiesa di Maria Santissima del Rosario, che ospita la notevole statua marmorea cosiddetta "del Padreterno", secondo ricerche e testimonianze storiche risalente al periodo abbaziale e facente anticamente parte d'un gruppo di altre statue decorative del prospetto, create da Botteghe d'arte messinesi, forse addirittura da quel Giannangelo Montorsoli, frate fiorentino, scultore e coadiutore di Michelangelo Buonarroti (o comunque della scuola manierista), che operò a Messina fra il 1547 ed il 1557;
  • Chiesa di San Nicola;
  • Chiesa di Santa Maria degli Angeli;
  • Chiesa di Santa Maria di Polsi;
  • Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo;
  • Chiesa di Santa Maria e dei XII Apostoli (1942);
  • Chiesa dei Santi Pietro e Paolo;
  • Cittadella dell'Immacolata;

 

FOTO SOTTO:

  • CHIESA DEL CARMELO
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Architetture civili

 
  • Proseguendo lungo la Strada Statale 18, è possibile ammirare Villa De Leo di proprietà della famiglia De Leo. Commissionata dal Commendatore Antonio De Leo all'architetto genovese Eugenio Mollino nel 1910, rappresenta il primo grande progetto di abitazione signorile a struttura antisismica. La Villa è in puro stile Art Nouveau, di particolare pregio sono le pavimentazioni in mosaico policromo e le ricercate vetrate realizzate a Milano; nel 2011 con decreto ministeriale, Villa De Leo è stata dichiarata di interesse culturale particolarmente importante e quindi sottoposta a tutela da parte del Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo, con le seguenti motivazioni: La Villa De Leo, progettata dall'architetto Eugenio Mollino, costituisce un raro esempio di abitazione signorile della ricostruzione post-terremoto del 1908 in cui, i paradigmi estetici e culturali della fine dell'Ottocento si ritrovano sapientemente ed efficacemente coniugati con le esigenze strutturali, funzionali e con le tecnologie emergenti e pertanto riveste valore storico-architettonico. L'edificio con la sua architettura ricca ed elegante qualifica, inoltre, un contesto di grande rilevanza storica e paesistica quale è il promontorio di Marturano.
  • In prossimità, il plesso del Castello Ducale dei Ruffo, localmente noto anche col nome di Castello Emmarita, che domina il blocco roccioso di Marturano ed al quale è possibile accedere anche attraverso antichi sentieri che dai rioni Marinella e Canneto conducono nella parte alta del centro abitato, l'antico borgo bagnarese di Porelli. Ad esso si perviene anche solcando il famoso Ponte di Caravilla, l'unico ponte in pietra al mondo ad essere attraversato per tre volte.

 

FOTO SOTTO:

 

  • Villa De Leo
  • Castello Emmarita
 
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Architetture militari

Nell'odierno Rione Marinella, storico rione di pescatori, sorge una torre, risalente al XV, XVI secolo, chiamata Torre Aragonese o di Capo Rocchi, o, più volgarmente, di Re Ruggero. Essa era anticamente parte integrante di un sistema di torri che fungevano da punti di avvistamento contro le scorribande saracene lungo la costa tirrenica: veniva infatti indicata anche come 32ª torre della Calabria Ulteriore (o Calabria Ultra). Secondo una locale tradizione, detta torre comunicava direttamente con i centri signorili e religiosi locati nelle odierne Località Belvedere e Contrada Pinno. In particolare, sulla Rupe di Marturano, a dominare tutto il territorio sottostante, sorgeva l'antica Abbazia voluta da Ruggero il Normanno, unico esempio ai tempi della fondazione di struttura religiosa cattolica di rito romano in un territorio allora fortemente impregnato dalla presenza della Chiesa greca. Per questo venne allora assurta allo status di "res nullius", ovvero soggetta direttamente alla sola autorità papale; nel tempo, grazie alle donazioni di Ruggero, i possedimenti e l'influenza abbaziale si estesero fino a Cefalù, in Sicilia. L'Abbazia è andata distrutta a causa del terremoto del 1783.

 

FOTO SOTTO:

  • TORRE ARAGONESE O CAPO ROCCHI
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Altro

 
  • In piazza Marconi, situata nella zona centrale di corso Vittorio Emanuele II, sorge una stele marmorea realizzata dalla “BM di Carmelo Barbaro”, artista bagnarese, su progetto dell'architetto Albanese. Tale monumento è un omaggio al navigatore solitario Vincenzo Fondacaro, recante simbolicamente un veliero e sulla parte laterale l'effigie dello stesso. Quest'ultima, scolpita nel bronzo, è opera della scultrice Carmen Potortì. Non vi è nessun'altra indicazione se non il motto di Fondacaro: “Audere Semper” vale a dire “Osare sempre”.
  • Sempre in piazza Marconi troviamo la statua della "bagnarota" opera dello scultore S.Amelio, dedicata a questa laboriosa donna immagine della città, figura femminile forte, con un carattere tenace, che non solo accudisce la famiglia ma cerca di tirare avanti la stessa famiglia con il lavoro. Possiamo notare le mani e i piedi giganti rispetto al complesso della statua, un tocco artistico per marcare l'operosità e la caparbietà di questa donna. È raffigurata con una cesta di vimini sulla testa che trasporta il pesce fresco da vendere porta a porta come lo si usava fare decenni fa. Alla base della statua una stele riporta la poesia dialettale “bagnarotazza” del poeta bagnarese Vincenzo Spinoso.
  • All'ingresso nord del centro cittadino bagnarese troviamo la Fontana a Garibaldi, in stile palladiano, eretta il 24 agosto 1864 per ricordare il duplice passaggio del generale. La sera del 24 agosto 1860, insieme a dieci ufficiali, Garibaldi sostò in casa del capitano della Guardia Nazionale Carmine Romano. Ciò che resero ancora più importante la sosta del Garibaldi in Bagnara furono le parole che scrisse a Nino Bixio dalle mura che lo ospitavano. Incitandoli a combattere scrisse: “Quando c'è da combattere sapete che non vi risparmio”. Una lapide marmorea affissa alla parete centrale della casa in via Nastari ricorda lo storico evento. La leggenda popolare vuole che il Garibaldi, lasciata la casa della Guardia Nazionale, e dirigendosi verso nord, si fermò presso questa fontana per dissetarsi.
  • Nel rione Porelli è anche presente la composizione scultorea detta "del Calvario". Esso è proprietà della Confraternita della Sacre Stimmate di San Francesco e dell'Immacolata. Incerto risulta l'anno di costruzione e la provenienza. Opera di maestranze locali, prese il nome di Calvario in quanto constava di tre piccole croci in ferro poggiate su una nicchia in marmo ove era prodotta in bronzo l'immagine della pietà di Michelangelo a basso rilievo. Completamente rinnovato nel mese di novembre 2004, il nuovo calvario, situato presso lo stesso sito in via Nazionale del rione di Porelli, è stato inaugurato l'otto dicembre del 2004 in occasione del 50º anniversario dall'incoronazione della statua della Madonna. Oggi si può ammirare una riproduzione della pietà in gesso bianco poggiata sull'antica base in marmo. Alle sue spalle si erge una grande croce in ferro battuto. Provenendo da nord, suggestivo è il paesaggio che si apre alle spalle del Calvario. Una grande distesa verde si abbraccia al mare mentre la Sicilia e le isole Eolie fanno da sfondo a tale opera. Nel periodo pasquale viene adibito a sepolcro che i fedeli visitano il giovedì santo nel consueto e tradizionale “Giro dei Sepolcri”.
  • In frazione Solano Inferiore è ancora possibile ammirare la fontana con riportata l'iscrizione del jus primae noctis dei Ruffo di Sinopoli-Bagnara-Scilla.

 

Foto Sotto:

  • Fontana Ruffo a Solano Inferione
  • Madonna sul globo in Rione Porelli
  • Statua della Bagnarota

Prodotti Tipici e Cucina

Una produzione caratteristica di Bagnara è il torrone IGP

Documenti di archivio riportano che già nel 1700 i monaci dell’abbazia di Bagnara erano esperti nella preparazione di dolci, e soprattutto lavoravano il torrone, che era chiamato “martiniana” .

 

L'elemento base, insieme alla mandorla, è il miele di zagara coltivato sulla Costa Viola e in buona parte del territorio calabrese.

 

Come a Scilla e a Palmi, I piatti a base di pesce spada, pesce spatola sono tipici  di questa zona costiera della costa viola come anche il vino Zibibbo e i limoni Verdelli.

 

Il Pesce Spada alla Bagnarota è un piatto tipico di Bagnara che si può fregiare della  denominazione comunale d'origine (De.C.O.), un riconoscimento concesso dalla locale amministrazione comunale ad un prodotto, in genere strettamente collegato al territorio e alla sua comunità

 

Oltre i Torroni troviamo altri due dolci tipici  di Bagnara:  il dito di Apostolo e i sospiri di monaca

Il primo  si tratta di un dolce di forma cilindrica della lunghezza di circa 10 cm.
E' composto da un cilindro di Pan di Spagna farcito dopo cottura, con una crema leggera al cioccolato fondente. E' ricoperto di una leggerissima glassa e granella di pistacchio. La leggenda narra di un pasticcere bagnarese che li realizzó su commissione di due giovani amanti i quali usavano farsi dono reciprocamente di questi dolci.

 

Il secondo E' un dolce tipico di Bagnara Calabra (nome in origine: Suspiri i Monaca), ispirato alla lunga tradizione religiosa e di cui abbiamo già notizia nei libri antichi del 1700.

 

A  Bagnara, esatta,esattamente nella frazione di Pellegrina, si produce un pane caratteristico che fa farte dei prodotti dell'arca del gusto di slow food.

Il pane di Pellegrina è prodotto a Pellegrina, una frazione di Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria.   Si tratta di un pane prodotto con la farina locale. Si prepara con farina di frumento tenero coltivato e molito localmente, lievito naturale e, eventualmente, birra, sale e acqua.   Ha una forma tonda e leggermente allungata. Il peso è compreso tra 0,5 e 2 kg; la crosta è ruvida e croccante. La mollica ha un colore che va dal bianco avorio al nocciola, è compatta ad alveolazione irregolare. Per preparare questo pane occorre lavorare a mano la farina tipo 00 e la ‘cranza’ (cruschello) aggiungendo l’acqua, il sale ed infine il lievito (in parte di pasta acida e in parte lievito di birra). Si lascia lievitare e si cuoce poi nel forno a legna. La cranza conferisce un colore più scuro, maggiore sofficità e allunga i tempi di conservazione. E’ ottimo farcito con ricotta, tonno, pomodorini, olive nere. E’ possibile acquistare questo tipo di pane solo dai fornai della zona.  

 

FOTO SOTTO:

  • dito di apostolo e sospiri di dama
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  • fonte : https://it.wikipedia.org/wiki/Bagnara_Calabra
  •  testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli.

  

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