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THE CALABRIA DREAMIN BLOG

Palmi-Calabria: Alla ricerca della storia perduta “Scrisi, la Fonte dei due Santi”

2020-06-06 13:56

Dr. Domenico Bagalà

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Palmi-Calabria: Alla ricerca della storia perduta “Scrisi, la Fonte dei due Santi”

Alla ricerca della storia perduta: “Scrisi, la Fonte dei due Santi”  Percorrendo la Strada Statale che da Palmi porta ai Piani della Corona, tra ulive

 

Alla ricerca della storia perduta: “Scrisi, la Fonte dei due Santi”

 

Percorrendo la Strada Statale che da Palmi porta ai Piani della Corona, tra uliveti secolari, pini marittimi, e boschi di castagno, svoltando a destra al confine con Barritteri, si giunge al Monte Sant'Elia, a sud-ovest di Palmi. Di grande fascino i panoramici belvedere che si raggiungono percorrendo le strade che si snodano lungo la dorsale occidentale del colle. La rigogliosa vegetazione in cima al monte è costituita prevalentemente da pini, mentre i pendii sono ricoperti di macchia mediterranea.

Palmi “il Monastero sul Monte S. Elia" foto dell’800’

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S. Elia Icona greca

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Qui, immersa tra gli alberi, sorge la piccola chiesa ricostruita nel 1804 su quella distrutta dal terremoto del 1783, dedicata a Sant'Elia, il Santo siciliano che è vissuto nel monastero su questa cima e che ha dato il nome al monte. Le fonti storiche ci dicono che nel IX secolo il monaco Elia da Enna detto “il Giovane”, aveva fondato un piccolo monastero nei pressi del monte, scegliendogli il nome “Aulinas” o “Salinas -Saline" cioè in quel territorio denominato nel periodo bizantino Turma delle Saline[1], ovvero la Vallis Salinarum romana, che fu dal sec. IV a. C. Italico/Tauriano, romano, bizantino e normanno.

 

[1] Nell’ordinamento amministrativo militare dell’Impero bizantino, il tema, cioè la provincia, era suddiviso in turme, specie di circoscrizioni amministrative ed una di esse, proprio la turma delle Saline.

La Pietra del Diavolo - Impronte

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Oggi questo territorio coincide all’incirca con la Piana di Gioia Tauro. Di quest'antico monastero medievale sul Monte, rimangono in superficie poche tracce di murature e una Skiti (casa/chiesa del monaco), ma in una rara foto di fine ottocento si scorgono la chiesa e diversi ruderi del monastero. Qui la narrazione convive con la storia e il mito. Lo scenario di questo leggendario racconto è il mare di Omero del mito di Ulisse, di Oreste e di Aiace, della Costa Viola descritta da Platone, dello stretto di Messina, delle Isole Eolie e dei vulcani... A fare arrabbiare Elia fu il diavolo in persona, che voleva distoglierlo dalle sue preghiere; ma la reazione del monaco Elia, capace di meditazione ma non disposto a scendere a patti con il male, avrebbero originato l’arcipelago delle Eolie e l’unico cratere costantemente attivo in Europa: la leggenda narra che Elia infastidito dal demonio, gli diede un calcio per allontanare le tentazioni, scaraventandolo giù dal monte, in quel punto è visibile ancora la cosiddetta “Pietra del Diavolo”, in cui è rimasta indelebile l’ultima zampata prima di balzare e scomparire all’orizzonte. Il Diavolo avrebbe reagito a questo rifiuto, rigurgitando fuoco nel mare. Così sarebbero nate le isole eolie e il vulcanica di Stromboli.

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Percorrendo la via alberata che porta dalla chiesetta verso il Campeggio s. Elia, in prossimità si inoltra nel bosco una Stradella pedonale in terra battuta che porta alla località “Scrisi” (probabilmente la stessa percorsa da s. Elia e dai monaci del monastero), si arriva in una piccola conca cinta di boschi con un solo lato aperto, quello verso il mare, forse in antichità scorreva un ruscello. Il panorama che si ammira appare di grande bellezza: lo Stretto di Messina, la Sicilia, le isole Eolie e bel tre vulcani attivi.

La località Scrisi è conosciuta per le fonti di acqua sorgiva presenti fin dall’antichità. Attualmente si scorge una fontana di recente costruzione posta nella parte bassa, da cui sgorga un’acqua freschissima, discosta leggermente sulla sinistra sul lato mare, nascosta dalla vegetazione una vasca, forse abbeveratoio per greggi. Poco più in alto, parzialmente interrata, una grande cisterna in disuso di forma tonda con un diametro di m. 4 circa. Nella stessa direzione, poco in alto, vi era una fontana ben più antica, da qualche decennio inattiva. Sono presenti sul lato sinistro dei sedili in laterizi e pietre con tracce di sommari ripristini in cemento; sul lato destro, fino al 1945, era presente un rudere, da cui si distingueva un arco di antica fattura a tutto sesto, forse la parte restante di un casa, oppure di una fontana monumentale. Altri ruderi erano coperti dalla vegetazione.

ARCO- FOTO BASILE 1945

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Dalla fonte proseguendo in direzione mare, inizia un sentiero che costeggia la sommità dell’altura a strapiombo sul mare che prende il nome di “Piani Della Corona”. Il sentiero dei monaci collega il Monte S. Elia con Madonna delle nevi, luogo dove sono stati individuati alcuni i ruderi del Monastero Imperiale di S. Elia il Giovane sui Piani della Corona di Seminara.[2]

 

(2 )La scoperta delle emergenze archeologiche di quello che è stato identificato come il monastero Imperiale di Sant’Elia, è dovuta alla ricerca condotta dalla Coop. Archeologica C.A.S.T. di Bari, che con la consulenza scientifica del prof. Francesco Carofiglio, ha condotto, alcuni anni orsono, una serie di ricerche nel territorio della Costa Viola, da Bagnara a Palmi, e fino a Seminara, avvalendosi anche del contributo di chi scrive. La ricerca è contenuta nello studio dell’Antropologo prof. Serge Collet,: “Etnoarcheologia di una eparchia marittima nel sud della Calabria” – Amburgo-Bari-Parigi 1991.

 

 

              Sentiero del Monaci che da Scrisi porta al Monastero Imperiale

 

 

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Alla ricerca della storia perduta

 

Vi invitiamo a seguirci in una appassionante “investigazione della storia" il cui scenario è nel nostro territorio, per scoprire attraverso un approccio esplorativo, le tracce rimaste ignorate per secoli, che messe però in relazione con le fonti letterarie sparse in miriadi di testi in lingua greca, offrono una chiave di lettura, spesso inedita, con risultati strabilianti. Infatti, con l'approccio investigativo assume rilievo non solo ciò che cambia, ma anche ciò che permane, giacché è proprio il confronto tra questi due termini che predispone i parametri del divenire, perché chi studia la storia sul territorio “somiglia a Sherlock Holmes, che diceva: “Le cose più piccole sono di gran lunga le più importanti” - “Non c'è nulla di così ingannevole come un fatto ovvio”

Seguendo questo metodo abbiamo provato anche in altre ricerche, come sia essenziale attingere notizie dalle insostituibili fonti letterarie bizantine medievali, in particolare le vite dei santi italogreci che vissero in questi centri, e proprio lo studio attento di tali fonti, unito soprattutto alla conoscenza del territorio, porta a scoperte inedite: individuazione del “monastero Imperiale di S. Elia” sui Piani della Corona;  “Caforchie luogo dove si incontrarono i due santi Elia”; l’etimologia dei nomi “Piani della Corona” [3] e “spiaggetta Leone”, le origini del toponimo “Paparone “papas Aronne” e dell’agiotoponimo “sant’Opolo - s. Euplos - Ioppolo”, luogo legato al Santo Patrono di Napoli S. Gennaro, che a s. Opolo aveva una chiesa a lui dedicata, l'individuazione dei ruderi di  S. Giovanni di Laura, nel territorio di Seminara, tutte scoperte  riconducibili al periodo medievale bizantino)

 

 

[3] Domenico Bagalà M.C.S.F.(studio dei paleonimi, degli agionimi e dell’antroponimia del territorio delle “Saline”)-Serge Collet: CNRS Francia, CAST di Bari- Riteniamo che il nome dell’altipiano sia riconducibile all’Imperatore bizantino Leone VI di Costantinopoli, benefattore del Monastero, con cui il monaco Elia ha avuto intensi rapporti dopo la miracolosa guarigione dell’Imperatore…” infatti la definizione “Corona” è in relazione alla “Corona Imperiale”. Anche il nome della spiaggetta del “Leone”, posta in prossimità del “Monastero Imperiale”, ipotiziamo abbia la stessa origine, vedi fonti normanne cit..

S. Nicodemo Limina - Mammola

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Il Villaggio di Sicros, dalle fonti (ricerche topo agiografiche), sarebbe individuato sul Monte S. Elia nell’area dei Piani della Corona che comprende il borgo Lacquaniti di Barritteri e la Fonte delle Scrisi, seguiteci…

Dalle ricerche storiche, emergono interessati notizie che si intrecciano con un altro santo bizantino, s. Nicodemo.

Nel 1677 Apollinare Agresta[5] pubblicò la vita di S. Nicodemo di Mammola, da cui apprendiamo che era nativo di Sicrò, un antico paese (oggi scomparso) della Valle delle Saline, Nicodemo fondò un monastero che porta il suo nome, vicino al passo della Limina[6], riteniamo che il termine si riferisca al confine con la Valle delle Saline, luogo molto importante all’epoca per la quantità di monasteri, tanto da essere una Turma

 

[5] Apollinare Agresta, - Nato a Mammola (Reggio Calabria) il 10 gennaio 1621, morto a Messina il 23 dicembre 1695. Nel battesimo si chiamò Domenico, e fece i primi studî nel seminario di Gerace. Il 23 luglio 1639 vestì l'abito di S. Basilio nel monastero del S. Salvatore in Messina, ricevendo il nome di Paolo, che mutò poi in quello di Apollinare, quando, l'anno successivo, il 24 luglio (consacrato a S. Apollinare di Ravenna) fece la professione monastica.

 

[6] Il termine odierno deriverebbe  dalla parola latina limen, nel significato proprio di confine, limite, che nelle trasformazioni linguistiche avvenute nel tempo sarebbe divenuto, appunto, Limina. Rriteniamo che il termine si riferisca al confine con la Valle delle Saline, luogo molto importante all’epoca per la quantità di monasteri, tanto da essere una “Turma”  (Provincia) nel Tema di Calabria divisa in drouggoi e vande.

Nicodemo e il Monaco di Tauriana, Monastero di S. Fantino 

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Il Santo visse nel X secolo, nel periodo del monachesimo greco-bizantino. Un suo discepolo, che ne scrisse la vita in lingua greca, ci dice che il giovane Nicodemo si avviò alla vita ascetica nel celebre monastero di San Fantino di Tauriana, affidato alle cure spirituali di un anziano monaco, quando ci fu una incursione saracena che il giovane interpretò come invito a ricercare la pace nelle solitudini montane sulla Limina vicino Mammola. 

 

S. Elia Speleota - Grotta di Melicuccà

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Il Bios (vita) di Sant' Elia Speleota,  un altro santo bizantino italo-greco, il cui monastero si trova tuttora a Melicuccà, parla di una cittadella commerciale (emporion), di nome Sicrò: viene menzionata due volte nella vita come un villaggio posto in località vicina al monastero di Aulinas: una prima volta al n. 88 del Bios, quando parla di un certo Cristofaro, proveniente dal paese di Sicros trasportato presso l’urna del santo sopra un lettuccio; una seconda volta, al n. 92, quando si narra dell'arrivo al monastero dello Speleota, di un tale Maele, che dalla grande pianura di Sicrò, dovette trasportare un suo giovane dipendente indemoniato. 

Dal bios, ancora, si apprende che Nicodemo, ancora giovanetto, “discese alla dimora del guardiano di cavalli, santo e taumaturgo, Fantino (…) il quale (…) dopo alcuni giorni, vedendo che quello stava per fare progressi, avendolo spogliato d’ogni veste mondana, lo rivestì, come una corazza, del santo e beato abito”. L’uso del verbo “discese” è, a nostro avviso, indicativo: il Monastero di San Fantino il Cavallaro, dove Nicodemo ricevette l’abito monastico, si trovava a Taureana, a pochi metri sul livello del mare, località che dista soltanto una decina di chilometri dal luogo indicato come Sicrò (Scrisi) sul Monte dov’era il monastero di Aulinas o Salinas, situato a circa 500 m. s.m. . Ancora oggi gli abitanti di Barritteri, paese confinante con la località Scrisi, usano il verbo “scendere” quando si devono recarsi a Palmi o a Taureana e altri luoghi della Piana. Mentre quelli della Piana (Valle delle Saline) dicono salire a Palmi o a Taureana.

Un’altra pubblicazione sulla vita di S. Nicodemo è stata tradotta dal greco bizantino dal prof. Vincenzo Saletta “Vita inedita di s. Nicodemo di Calabria” nella quale affronta la questione della nascita del Santo. Egli sostiene che il primitivo villaggio di Sicrò (luogo di nascita di s. Nicodemo) si trovava vicino al monastero di Salinas posto sul Monte s. Elia di Palmi (…) egli documenta che Scrisi e Sicrò sono lo stesso luogo, dimostrando le origini greco bizantine del nome Scrisi/Sicròs. A tal riguardo lo studioso cita molte pubblicazioni che ne attesterebbero la correttezza interpretativa. Nella stessa opera lo studioso scrive anche che l’autore del Bios di s. Nicodemo, il monaco Nilo (da non confondere con l’atro monaco Nilo di Rossano), del monastero di S. Elia Juniore, dove compose anche il bios del suo confratello S. Filareto, ebbe ha dichiarare che era nativo di Sicros e che aveva sentito parlare di Nicodemo (fol. 245v n. 69[6]. 

 

[6] Vincenzo. Saletta, Vita inedita di San Nicodemo di Calabria, Istituto Grafico Tiberino Roma 1964, pag. 31


In prossimità della fonte Scrisi fino al sec. XX, nei ricordi di molti palmesi, tra questi lo studioso Prof. Antonino Basile che ha scritto un saggio proprio su S. Elia e il Monastero di Aulinas, parlano dei ruderi di antica costruzione. Anche poco distante, nei pressi di Barritteri sui Piani della Corona, vi sono ruderi di un abitato di vetusta fattura in località Lacquaniti.

Le sorgenti di Scrisi sono molto antiche e le uniche presenti in tutta l’area, pertanto quasi sicuramente erano all’epoca la sola fonte di approvvigionamento del vicino monastero di Aulinas sul monte di Palmi, utilizzate dai monaci e forse dallo stesso S. Elia il Giovane.

Infine la località Sìcari, in agro di S. Procopio, la collocazione ad Oppido e Cirò ci sembrano fuori dal contesto geografico dove da una esame toponomastico è facile ricostruire il profilo topografico della zona, avente in un quadrilatero di circa 4 km in linea d’aria, dove sono interessati alla narrazione agiografica tre Comuni, a nord il monastero di Aulinas e la Fonte Scrisi (Sicrò) a Palmi; a sud, il monastero Imperiale di S. Elia sui Piani della Corona a Barritteri di Seminara che ha nel suo territorio ad Est anche il sito del monastero rupestre dove d’incontrarono i due santi Elia, e non lontano, verso est, il monastero rupestre di S. elia Speleota a Melicuccà. Inoltre la definizione di Pianura montana citata più volte nei due bioi (vite dei santi) posta al disopra del monastero di S. Elia di Melicuccà, non può che essere identificata con i Piani della Corona; infine rimane non distante da tutto questo profilo territoriale un episodio che non è possibile mettere in discussione: la collocazione geografica del monastero di S. Fantino a Tauriana, rispetto lo scenario territoriale descritto, dove Nicodemo giovanetto discese al monastero di San Fantino (…) rafforzando l’ipotesi che il Villaggio dove nacque e visse s. Nicodemo fosse in alto rispetto Tauriana; del resto tutti questi luoghi sono citati nei bioi e fanno parte dello stesso scenario territoriale interessato.

Tuttavia, per completezza dell’informazione, altri storici asseriscono che il villaggio di Sicrò (Sikron – Sicròs) pur collocandolo certamente nella Valle delle Saline, non distante dal Monastero di Aulinas, non sia quello delle Scrisi, ma si tratterebbe, secondo alcuni, di un borgo nei pressi di Sicari, oggi contrada nel territorio del Comune di San Procopio, confinante con quello di Melicuccà; altri studiosi collocano il villaggio di Sicrò presso Oppido, richiamando un documento del sec. XI degli archivi medioevali della diocesi greca di Oppido (Hagia-Agathè, atto n. 28); altri ancora infine, ipotizzano che Sicrò sia Cirò nella provincia di Crotone, ma tale affermazione, non è storicamente sostenibile. Si legge infatti nel bios che egli nacque nella regione delle Saline, “in un villaggio chiamato Sikron”. Nell’ordinamento amministrativo militare dell’Impero bizantino, il tema, cioè la provincia, era suddiviso in Turme, specie di circoscrizioni amministrative ed una di esse, era proprio la Turma delle Saline.

Le fonti letterarie antiche e il testo agiografico greco[7] quindi ci forniscono la chiave per un’altra interpretazione, facciamo il punto:

San Nicodemo nacque nella regione delle Saline, come afferma il biografo, in una località chiamata Sicrò (Sikron) posta vicino al monastero di Aulinas, che secondo molti autori si trovava sul Monte S. Elia di Palmi;

Il Bios (vita) dell'altro Sant' Elia, lo Speleota, parla di una cittadella commerciale (emporion) di nome Sicrò, menzionato due volte nella vita, al n. 88 come un villaggio posto in località vicina al monastero di Aulinas, al n. 92 quando si narra dell’arrivo al monastero (a Melicuccà) di tale Maele, venuto dalla grande pianura di Sicrò. Nel bios si apprende anche che sia Cristofaro che il giovane portato da Maele, erano infermi; potevano in quelle condizioni percorrere grande distanza, con le difficoltà dette? Non sfugga infine il riferimento grande pianura di Sicrò, che secondo alcune interpretazioni potrebbe trattarsi della località posta a pochi chilometri a monte di Melicuccà chiamata “Piani della Corona” che da nord inizia proprio dalla località Scrisi sul Monte S. Elia (ci siamo già occupati del nome Corona il quale fa riferimento alla Corona bizantina, e trova riscontro in due diplomi normanni e in una enciclica pontificia di Celestino III del maggio del 1192 cfr. Fabre 107,20). È probabile che la denominazione Piani della Corona, che ricade nel Comune di Seminara, fu data dopo la costruzione su quella pianura del monastero Imperiale dedicato a S. Elia Juniore realizzato grazie alle donazioni dell’Imperatore Leone VI “Il Saggio”, che a Costantinopoli aveva avuto modo di conoscere la santità di Elia essendo egli stesso miracolato dal Santo).

 

[7] Bios di Sant' Elia Speleota, n. 88 e n. 92 e bios di S. Elia juniore al paragrafo 59, n. 1265

Pertanto, al termine di questa breve disamina delle tracce storiche contenute nella letteratura antica e quelle ancora presenti sul territorio, ed allo stato delle nostre conoscenze, ci sembrano più ragionevoli le tesi di quanti ipotizzano che la località “Scrisi” sul Monte s. Elia fosse conosciuta nell’antichità, come il Villaggio di Sicrò (oggi scomparso), luogo di nascita di San Nicodemo, tesi ancor più convincente se consideriamo validi gli studi di quanti asseriscono che il monastero di Aulinas o Salinas voluto da S. Elia Juniores, fosse ubicato su Monte S. Elia nei pressi dell’attuale chiesa, e che la fonte di Scrisi fosse utilizzata dai monaci del detto Monastero e dallo stesso S. Elia.

Una conferma scientifica di questa tesi, si può avere attraverso una campagna di ricerche archeologiche, nei luoghi interessati e cioè: nel territorio di Palmi sul Monte S. Elia, nei pressi della Chiesa moderna, per mettere in luce eventuali emergenze archeologiche del Monastero di Auilinas/Salinas e attorno la Fonte Scrisi per ricercare tracce dell’Emporiom di Sikros; nel territorio di Seminara, nei Piani della Corona per il Monastero Imperiale fatto costruire dall'Imperatore Leone VI "Il Saggio" di Costantinopoli, nonché presso l'importante sito rupestre di Caforchie, luogo dove S. Elia e il monaco Daniele vissero prima di trasferirsi nel monastero sul Monte di Palmi e dove ci fu lo storico incontro con S. Elia Speleota. Infine una campagna di scavo in questi siti, condotta da archeologi medievisti porterebbe alla valorizzazione della storia medievale e del monachesimo Italogreco calabrese, per troppo tempo trascurata.

Nel Frattempo, simbolicamente ci prendiamo la licenza di ribattezzare le Scrisi come “Scrisi, la Fonte dei due Santi”;

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