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IL BLOG DI CALABRIADREAMIN

Cosa vedere in calabria: La Marinella di Palmi e il Corsaro Dragut

2020-07-03 18:30

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Storia del corsaro dragut: la “Spada vendicatrice dell’Islam”​ La Marinella di Palmi e le vicende storiche legate al corsaro Dragut

Cosa vedere in Calabria: La Marinella di Palmi e le vicende storiche legate al corsaro Dragut

pirata dragut

immagine: Turghud Alì, o Dragut, Turghut Reis, Darghout Rais, Turhud Rais, Dargut (Bodrum, 1485 – Gozo, 25 giugno 1565)

Turghud Alì, o Dragut, è stato un ammiraglio e corsaro ottomano.
Successore di Khayr al-Din Barbarossa, viceré di Algeri e signore di Tripoli e al-Mahdiyya, Dragut fu spesso lo spietato protagonista di credenze popolari, romanzi e film ed è ricordato per essere stato uno dei più grandi ammiragli (in turco Kapudanpaşa) di etnia turca al servizio del sultano.

A dodici anni, mentre pascola il gregge, è notato da un capo dei bombardieri del sultano diretto al Cairo.

 

Di fatto questo incontro cambiò la sua vita; nessuno si sarebbe mai immaginato che quell’umile ragazzo sarebbe diventato il terrore dell Mediterraneo. Il concetto meritocratico nell’impero Ottomano era quindi sentito molto di più che nel resto del mondo dove anche il miglior mozzo di bordo non poteva sperare di andare oltre il grado di nostromo e dove tutti i comandanti di nave ed ammiragli, come Andrea Doria, provenivano necessariamente da famiglie nobili. Tutt’oggi, in molti Paesi, l’accesso agli alti ranghi non è consentito a tutti e spesso cresce solo all’interno di lobby familiari o politiche.

 

Il padre e la madre danno il loro consenso affinché entri a far parte della milizia ottomana; poiché questa è preclusa ai turchi la madre viene fatta passare come greca cristiana. Al Cairo impara l’uso delle artiglierie. Alla morte del suo protettore si trasferisce ad Alessandria (Al Iskanderiyah); si imbarca su un vascello barbaresco ed acquista presto fama di buon pilota e di eccellente cannoniere. Naviga agli ordini di Sinan e dello Zoppo. Dopo varie scorrerie diviene proprietario di un quarto di un brigantino che, in pochi viaggi di corsa, sarà tutto suo. Arma una galeotta e con essa batte le acque orientali del Mediterraneo lungo la rotta che collega Venezia con i porti dell’ Egeo. I suoi sottoposti lo temono più della morte.

Esercita la guerra di corsa con il Barbarossa. Quest’ultimo lo porterà con sé a Costantinopoli (Istanbul) e gli farà avere il comando di 12 galeotte.

barbarossa

Immagine: Khayr al-Dīn Barbarossa, detto in ambiente italico Ariadeno Barbarossa, conosciuto anche come Haradin, Kaireddin e Cair Heddin, (Mitilene, 1478 – Costantinopoli, 1546), è stato un corsaro e ammiraglio ottomano, Bey di Algeri e di Tlemcen, nonché comandante della flotta ottomana.


Dragut, fu uno dei più abili, audaci e feroci pirati. La violenza delle  incursioni di Dragut sulle città del Mediterraneo era così inaudita nel 1538 prese parte al fianco di Barbarossa alla battaglia navale di Prevesa contro Andrea Doria e divenne talmente temuto che Carlo V in persona impartì ai Doria l'ordine di catturarlo a tutti i costi..

Sempre nel settembre dello stesso anno La flotta ottomana e quella cristiana si avvistano nelle acque di Prevesa; gli avversari vengono sconfitti .

 Nella battaglia ha il comando di 20 galee e di 10 galeotte; alla testa di 2 galeotte conquista la galea pontificia comandata dal cavaliere Giambattista Dovizi, abate di Bibbiena. Costui viene fatto prigioniero al tramonto a seguito di un sanguinoso combattimento. Dopo lo scontro alcune sue galeotte prendono a cannonate la flotta nemica che si è fermata all’ancora nella baia di Arta (Amvrakikos). E’ lasciato da Barbarossa con 25 galee ed un buon numero di galeotte e fuste ad infestare il corridoio tra l’Adriatico e lo Ionio. Svolge il suo compito con particolare solerzia molestando le forze navali veneziane che batte a più riprese. Non riesce, al contrario, a prevalere sui cavalieri di Malta che si dimostrano gli unici in grado di tenergli testa

Nel 1540, di ritorno da una scorreria a Capraia, fu accerchiato e sconfitto nella baia della Girolata in Corsica da Giannettino Doria. Dopo la cattura fu consegnato ad Andrea Doria, che lo fece incatenare come galeotto ai remi della sua nave ammiraglia per quattro anni e successivamente venduto come schiavo.

Jean Parisot de la Vallette, in visita al Doria, lo vorrà vedere a Tolone (Toulon) e, sprezzante, gli dirà che così si usa con i vinti. Più tardi il de la Vallette cadrà prigioniero dello Zoppo alle secche di Kerkenna e sarà anch’egli costretto al remo:  Dragut, già liberato, gli farà visita e non mancherà di fargli notare quanto sia mutevole la fortuna. In conseguenza della vittoria di Girolata sarà coniata dai genovesi una medaglia nella quale in un verso si scorge il profilo di Andrea Doria, a capo nudo e con il collare dell’ordine del Toson d’Oro al collo; sul rovescio viene rappresentata l’effigie di Dragut. Intorno al capo vi sono quattro catene allacciate da altrettante maniglie; sulle spalle spicca una galeotta corsara con la mazzetta ed i ceppi. Il corsaro verrà, da ultimo, venduto come schiavo ad un ricco mercante di Genova appartenente alla famiglia dei Lomellino.

Con il ritiro del Barbarossa gli è affidato il comando di tutti i vascelli corsari nel Mediterraneo occidentale. Presto gli è dato dai musulmani il titolo di “Spada snudata dell’Islam” o di “Spada vendicatrice dell’Islam”​

Nell’agosto 1549 cattura di più di 300 persone in Calabria.

 

In un assalto a Palmi  alcuni corsari dei suoi equipaggi si addormentano presso una fonte in un uliveto. Sono sorpresi dai cittadini mentre stanno dormendo: molti ne sono uccisi. Solo pochi riescono a fuggire verso la spiaggia per raggiungere a nuoto i  navigli da cui sono sbarcati in precedenza. Al di là di questo evento sfortunato Dragut riesce a rientrare a Djerba non senza avere eluso, una volta di più, la sorveglianza delle squadre cristiane, nella fattispecie quella maltese.

 

 Nel 1552 ritornò a Palmi e si vendicò sanguinosamente dello smacco subito 3 anni prima. Assalì l'isola d'Elba nel 1553 e nel 1555. Attaccò e quasi distrusse la città portuale di Terranova (attuale Olbia) in Sardegna nel 1553.

 

In contrada Acqualive, presso il luogo dove avvenne l'uccisione dei pirati saraceni, vi è una piccola edicola con una nicchia, nella quale è dipinta una immagine della Madonna del Carmine con le anime del purgatorio. Questa edicola viene chiamata dalla gente del luogo come «croce dei morti», in memoria dell'eccidio dei turchi e di alcuni abitanti di Palmi. Infatti la «pietra del drago» era collocata a circa duecento metri a sud dell'edicola suddetta

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Immagine:  Marinella di Palmi,  luogo dove avvenne lo sbarco del corsaro Dragut


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Immagine: Pietra di Dragut presso Contrada Acqualive di Palmi. In un assalto a Palmi  alcuni corsari dei suoi equipaggi si addormentano presso una fonte in un uliveto. Sono sorpresi dai cittadini mentre stanno dormendo. I Palmesi, pensando erroneamente di aver catturato Dragut, lo decapitarono su questa pietra. Il malcapitato era invece uno dei suoi sottoposti. Nel 1552 ritornò a Palmi e si vendicò sanguinosamente dello smacco subito 3 anni prima.


Nel luglio del 1554 assediò per una settimana circa la città di Vieste, all'estrema punta del Gargano, incendiandola e devastandola. Decapitò circa 5000 persone sulla roccia ai piedi della Cattedrale detta "Chianca Amara" ancora oggi ben visibile e opportunamente conservata. Deportò giovani e donne da destinare al mercato degli schiavi.

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Immagine: Vieste - Lapide sul Monumento “La Chianca Amara” Nell'anno 1554 del mese di Luglio per sette giorni assediata da Dragut con settanta Galere


Nel maggio del 1565 Dragut si rivolse contro Malta, assediando il forte Sant'Elmo e cannoneggiandolo ripetutamente. Proprio durante uno di questi scontri il 18 maggio Dragut morì, ferito alla fronte da una scheggia di pietra. Gli succedette quindi Uluch Alì (‘Ulūj ‘Alī, chiamato dai cristiani Occhialì o Uccialì) che, conquistato il forte, volle vendicare Dragut massacrando tutti i superstiti. Il corpo di Dragut fu traslato a Tripoli e fu sepolto nella moschea che venne chiamata Sarāy Dragut.

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Immagine:  Malta - La velletta - Forte Sant'Elmo


Dragut: il pirata e il gatto..

Di fronte a Doria, vera e propria figura centrale del quadro, un enorme gatto, quello che nella storia accertata l’aristocratico possedette e che chiamò Dragut.

Si dice che Andrea Doria nutrisse tanto rispetto per Dragut da dare lo stesso nome al proprio gatto.

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il gatto di andrea doria

Andrea Doria è stato uno dei personaggi centrali della storia di Genova. Insieme a Guglielmo Embriaco ha avuto il merito di consentire a Genova di prodursi in un salto di qualità, in termini economici e di potere, di livello esponenziale. Da grande città, già importante per la sua centralità negli snodi commerciali del medioevo e ricca per la fortunata espansione nel periodo delle crociate, Genova, grazie ad Andrea Doria diventò una Repubblica aristocratica che espandeva la sua influenza e il suo potere su gran parte dell’Europa occidentale e sul Medio Oriente

Doria conosceva già Dragut avendolo affrontato in battaglia e si tratto di una grande sfida tra ammiragli quella che si svolse nel Mediterraneo. Alla fine, fu Giannettino Doria, il nipote erede a catturare il pirata e a portarlo a Genova.

 

Dragut era una figura agli antipodi di Doria, un’intelligenza istrionica e istintiva, priva di inibizioni e calcoli. Anche lui, come Doria, capace di imprese straordinarie anche se ogni volta le sue imprese costavano morte e sofferenze. A Genova, Dragut supera sé stesso. Considerato ospite di riguardo, essendo ammiraglio del Sultano, Dragut vive la sua esperienza da prigioniero in modo molto disinvolto. La leggenda narra che fosse un focoso amatore e che le sue lusinghe non trovarono indifferente la moglie di Giannettino, lo stesso che lo aveva catturato.

 

L’”abbordaggio” di Dragut avviene secondo il suo stile, senza tanti fronzoli e l’oltraggio si perpetuò perché nessuno si aspettava una simile rappresaglia e un campo di battaglia così insolito. Chi si accorge del misfatto? Non Giannettino, ma Andrea Doria che a quel punto prende il saraceno e lo incatena a una galea. Dragut non si scompone, arriverà il riscatto e lui tornerà a scorrazzare per il mare e le coste liguri a depredare e rapire fanciulle.

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Cosa rappresenta, quindi, quel quadro? Forse Doria, lucido e intelligente com’era, colse nell’esuberanza di Dragut qualcosa di familiare, un aspetto che lo riportava ai suoi primi anni da soldato di ventura, ai suoi antichi compagni e nel contempo al beffardo avversario, indomito sino alla fine, capace di portare l’offesa sino all’ultimo, profanando le carni e gli affetti più cari della famiglia. Ci azzardiamo a pensare che Andrea Doria impassibile uomo di stato, abbia avuto il moto di una risata alla notizia delle disavventure coniugali del nipote e che, in cuor suo, abbia visto in Dragut l’archetipo del ribelle che nella giovinezza fu anche lui.

 

Lo immaginiamo chiamare l’enorme soriano e nello stesso ripetere il suo personalissimo Mantra di una vita vissuta al massimo, accarezzarlo mentre è accoccolato sulle sue ginocchia, socchiudere gli occhi e risentire flebile il brivido della giovinezza e degli ardori sopiti, dalla vecchiaia, dalla furia del tempo e dalla violenza degli uomini.(fonte: https://www.genovagolosa.it/andrea-doria-e-la-storia-del-gatto-dragut/)

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