COSA VEDERE IN CALABRIA: LA PARADISIACA SPIAGGIA DI CALA LEONE NELLA COSTA VIOLA
Cala Leone è una suggestiva spiaggetta che si trova lungo la Costa Viola nei pressi di un'altra meravigliosa spiaggia che è quella di CalaJanculla.
Il nome di Cala Leone è legata alla straordinaria vita si Sant'elia da Enna e all'imperatore Bizantino Leone XVI
Il luogo dove visse il santo è uno dei punti più panoramici e suggestivi del comune di Seminara, infatti, domina lo Stretto di Messina ed è l'unico sito da dove è possibile allungare lo sguardo contemporaneamente su due spiagge che sono considerate le perle della Costa Viola, Cala Janculla e Cala Leone.
Immagine: Spiaggia di Cala Leone.
foto di Eugenio Crea
Estratto dallo studio “Topoagiografia nel territorio della Valle delle Saline”[1]
(…) dalle fonti sappiamo che il monastero Imperiale di Sant’Elia, aveva contatti con la Sicilia e Costantinopoli attraverso la via del mare[2]. Infatti, il monastero di Sant’Elia è annoverato in un diploma normanno del 1147, insieme a quelli di s. Fantino, s. Giovanni di Laura, s. Pangrazio e s. Luca, in quanto questi monasteri conseguirono delle concessioni doganali e che le loro navi non erano soggette ai “diritti di approdo”.
Secondo gli studi dei ricercatori della CAST di Bari, che hanno individuano il Monastero sui Piani della Corona a Madonna della Neve, l’approdo più prossimo al monastero lo troviamo nelle spiagge sottostanti, tra le quali, una di queste è denominata “Cala Leone”[3].
La ricerca, a cui ha partecipato lo scrivente, accerta che il nome dell’altipiano sia riconducibile all’Imperatore bizantino Leone VI detto “Il Saggio” di Costantinopoli, benefattore del Monastero, con cui il monaco Elia ha avuto intensi rapporti dopo la miracolosa guarigione dello stesso Imperatore…
Anche la identificazione geografica del monastero chiamato “Monastero Imperiale, che fu fatto costruire per volere dell’Imperatore, è supportata in base al confronto delle fonti storiche: Le"Liber Visitationis" d'Athanase Chalkéopoulos (1457-1458). Contribution à l'histoire du monachisme grec en Italie méridionale, Città del Vaticano 1960, che attesta sia esistito un complesso monastico bizantino di grande splendore situato in una zona marittima. “il monastero faceva parte delle donazioni della Corona…” l’esistenza ed anche l’importanza della Chiesa della Corona è confermata anche dalle continue lotte che opposero le abbazie di S. Eufemia e di Bagnara per la difesa delle rispettive prerogative dei propri possedimenti.
[1] Tesi di Domenico Bagala, Doctorate hc in Ancient History, Coord. Movimento Culturale San Fantino di Palmi
[2] Le"Liber Visitationis" d'Athanase Chalkéopoulos (1457-1458). Contribution à l'histoire du monachisme grec en Italie méridionale, Città del Vaticano 1960.
[3] Il temine “Cala” è del 1600, di origine spagnola, in un documento del sec.XII degli archivi sivigliani, appare il termine Παραλία Λεόνε, ossia “Spiaggetta Leone” / Serge Collet “Etnoarcheologia di una eparchia marittima nel sud della Calabria” – Amburgo-Bari-Parigi 1991”.
Immagine: Santi Elia di Enna e Filarete
Dopo che nell'878 anche Siracusa cadde in mano araba, Elia tornò sull'isola, dove incontrò a Palermo l'anziana madre, ed a Taormina conobbe Daniele, suo nuovo discepolo. Risalendo verso nord, Elia soggiornò in Calabria, dove fondò nell'anno 884, nella Vallis Salinarum (Valle delle Saline), due chilometri a nord-est di Seminara, la prima colonia monastica siciliana della Calabria, un monastero in seguito a lui intitolato. Le invasioni arabe fecero riparare Elia prima in Grecia, a Patrasso, e poi sulle montagne dell'Aspromonte, in località Santa Cristina.
Elia era ormai un conosciutissimo monaco, allorché si recò in pellegrinaggio a Roma. Le peripezie, i prodigi e l'opera vastissima di evangelizzazione che Elia aveva svolto in tre continenti estese la sua fama fino a Costantinopoli, dove l'imperatore bizantino Leone VI, detto il Filosofo, lo invitò a soggiornare. Elia però, ormai ultrasettantenne, nonostante avesse cominciato il viaggio per Costantinopoli e giunto a Tessalonica (l'odierna Salonicco in Grecia), percependo l'ora del trapasso, chiamò a sé Daniele e gli espresse il desiderio che la sua salma venisse trasportata nel monastero di Seminara.
Il feretro fu trasportato da Salonicco, al porto di Tauriana[4] e ad attenderlo vi erano i figli spirituali del santo, i monaci del suo cenobio vicino Seminara[4] Il fedelissimo amico e compagno, il monaco Daniele, fece tumulare Elia nel monastero di Seminara, dal santo fondato.
[4] Domenico Minuto, La Valle delle Saline, in Polis. Studi interdisciplinari sul mondo antico, n. 2, 2006, pp. 323-328, ISBN 88-8265-415-X.