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Pasqua in Calabria: Il suggestivo Rito dei Vattienti a Nocera Terinese

2024-03-28 11:26

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Pasqua in Calabria: Il suggestivo Rito dei Vattienti a Nocera Terinese

Pasqua in Calabria: Il suggestivo Rito dei Vattienti a Nocera Terinese. Un'esperienza da non perdere#Pasqua #Calabria #Eventi

Il rito dei Vattienti di Nocera Terinese

Sopravvivono ancora oggi in tanti paesi della Calabria antiche tradizioni religiose legate a genuine espressioni di fede che rivelano oltre al valore folkloristico il profondo sentimento di fede del popolo calabrese. Queste manifestazioni raggiungono la massima sensibilità del sentimento umano durante la Settimana Santa che ricorda al mondo la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù Cristo con riti, canti, racconti e processioni che avvengono in maniera delle volte spettacolari sia nelle chiese che nelle strade. Così ogni anno nella nostra regione si svolgono i Misteri con lAffruntata, la Pigghiata e tante altre manifestazioni religiose che emanano sempre un forte richiamo per gli emigrati ed i turisti. Di grande emotività sono i drammi sacri che si perpetuano a Cittanova, Rizziconi, Bagnara, Polistena e Seminara del territorio reggino mentre un grande concorso di popolo è affascinato dai riti che si svolgono a Pizzo, Vibo Valentia, Satriano, Decollatura, Laino Borgo, Cosenza e Catanzaro.

 Alcune di queste rappresentazioni raggiungono il massimo della pietà popolare, soprattutto perché il racconto dei momenti principali della Passione che vanno dall’Ultima Cena fino alla Crocifissione, sono rappresentati teatralmente dal vivo e con personaggi locali come a Laino Borgo, con la secolare tradizione della Giudaica, mentre una suggestione indescrivibile suscita il Caracolo che si svolge a Caulonia.

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Il Caracolo è una processione che si svolge a Caulonia il Sabato Santo. All’interno di questa processione vi sono otto statue che rappresentano le varie tappe della Passione di Cristo e che sono così disposte in ordine in processione: il Cristo all’orto, il Cristo alla colonna, l’Eccehomo, il Cristo carico della Croce, il Crocefisso, il Cristo Morto, la Vergine Addolorata, San Giovanni.

Foto: Maria Condemi; Video: Pasquale Arbitirio

La più particolarmente sentita in tutto il meridione è senza dubbio la cerimonia folkloristica-religiosa che si svolge il Sabato Santo a Nocera Terinese, piccolo centro di 5.000 anime abbarbicato su un cocuzzolo posto alle spalle delle spiagge tirreniche di Falerna. E’ un’antichissima tradizione le cui origini si perdono nel lontano medioevo e che vede nella continuazione secolare del rito dei Vattienti la purificazione e l’espiazione dei peccati dell’uomo mediante l’offerta del sangue così come lo versò Gesù Cristo per salvare l’umanità. Il rito dei Vattienti è un ex voto promesso alla Madonna Addolorata così come gli Spinati di Palmi il 16 agosto di ogni anno lo sciolgono a San Rocco. Entrambi sono momenti di vera e propria manifestazione di fede e di grande spiritualità che solo chi non conosce le profonde radici culturali e religiose dei calabresi non può afferrarne il vero ed arcaico significato.

La mattina del Sabato Santo i fedeli di Nocera accompagnano con canti religiosi ed al suono lugubre e triste di una banda musicale, l’Addolorata ed il Cristo Morto per la visita ai sepolcri allestiti per le vie del paese. Intanto in alcune case, alla presenza di soli uomini e senza estranei, si compie l’antico rito della vestizione del Vattiente che consiste nel fargli indossare una maglia nera o scura, un paio di calzoni corti rimboccati fin quasi all’inguine, ed una corona di spine che viene sovrapposta ad una fasciatura nera detta Mannile. Assieme al Vattiente partecipa alla manifestazione religiosa un altro personaggio, l’Acciomu (Ecce Homo), che si presenta avviluppato nei fianchi fino alle caviglie da un lungo panno rosso, con il dorso nudo, la testa coronata di lunghi aculei, mentre regge nelle mani una croce rivestita di panno rosso. Per tutta la durata del rito rimane legato al Vattiente con una corta fune formando così una singolare coppia. Nel locale utilizzato per la vestizione viene intanto fatto bollire del rosmarino il cui infuso serve per lavare e disinfettare le ferite del Vattiente. Mentre il corteo percorre le vie principali del paese, sbucano improvvisamente davanti alla Statua dell’Addolorata e del Cristo morto dai numerosi e stretti vicoli il Vattiente e l’Acciomu. Come se seguissero un copione impresso da tempo nella memoria i portatori, contrassegnati da una tunica bianca ed una corona in testa, adagiano a terra la Statua della Pietà mentre la banda interrompe il suono lugubre. In un silenzio irreale si sentono soltanto dei colpi secchi e decisi vibrati con forza dal Vattiente sulle sue cosce e sui polpacci con un piccolo strumento rotondo di tortura in sughero chiamato Cardo. Del tutto simile alla Rosa che serve a strofinare l’epidermide per far affluire il sangue nei vasi capillari, nel Cardo sono fissati con la cera 13 pezzettini di vetro le cui punte aguzze fuoriescono così da poter lacerare le parti colpite. Le gocce di sangue vivo schizzate sull’asfalto della strada e mischiate con l’infuso di rosmarino ed aceto versati sulle parti ferite, vanno a formare delle chiazze e dei rivoli rossastri con un aspro e penetrante odore che riesce a prevalere su quello più gradevole di salsa al ragù proveniente dai vicini vicoli. I Vattienti si percuotono davanti all’Addolorata ed in prossimità del Calvario, che anticamente delimitava la zona dei vivi da quella dei morti, come ex voto richiesto da alcune famiglie e, raramente, davanti al Sagrato delle chiese. Il rito dei Vattienti di Nocera Terinese, pur se è un’usanza votiva che si tramanda da padre in figlio, coinvolge tutta la popolazione che partecipa anche solo con lo spirito per un legame inscindibile che unisce ancora il glorioso passato della città con il presente. E’ un modo di far penitenza dei peccati e di soffrire così come soffrì il Redentore; gioire con tutta l’anima il giorno della Pasqua di Resurrezione confondendosi misticamente con Gesù Cristo del quale il Vattiente e tutti i Terinesi hanno condiviso prima il dolore e poi la gioia.

                                                                                                         Articolo di:

 Francesco Lovecchio

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Foto Sopra:  I Penitenti della Passione: Un Rito Ancestrale in Calabria

Nelle terre calabre, dove la tradizione si intreccia con il mistero, si celebra un rito antico e cruento: la processione dei Vattienti. Uomini penitenti, vestiti di nero con le gambe nude, si flagellano in segno di devozione, rivivendo la sofferenza di Cristo.

foto : Francesco Lovecchio

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FOTO SOPRA: Il rito dei Vattienti a A Nocera Terinese e Verbicaro, in provincia di Cosenza, il Venerdì Santo si tinge di sangue e dolore. Il corteo dei Vattienti, accompagnato dal suono mesto delle trombe, segue la processione della Madonna Addolorata. In un silenzio carico di emozione, i penitenti si percuotono con flagelli di sughero e vetro, offrendo il loro sacrificio per la redenzione dei peccati.

Le origini di questo rito si perdono nella notte dei tempi, forse risalenti a culti pagani preesistenti. Un'eredità ancestrale che si è fusa con la tradizione cristiana, creando un'esperienza unica e suggestiva. Il sangue che scorre sulle gambe dei Vattienti diventa simbolo di dolore e purificazione, un atto di fede profonda e di comunione con la Passione di Cristo.

Un rito affascinante e controverso, che non lascia indifferenti. La sofferenza fisica diventa strumento di espiazione e di rinascita spirituale. Un'immersione nelle radici più profonde della cultura calabrese, dove il sacro e il profano si mescolano in un'unica, emozionante manifestazione.

Oltre a Nocera Terinese e Verbicaro, il rito dei Vattienti si ritrova in altri paesi della Calabria, come San Marco Argentano, Lungro e Crucoli. Un patrimonio culturale da preservare e valorizzare, per comprendere la complessità e la bellezza di una terra ricca di storia e tradizioni.

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