1. Chi erano i Tauriani?
Il nome "Tauriani" deriva dal fiume che scorre vicino alla loro città.
La città era stata in precedenza abitata dagli Aurunci e successivamente dagli Achei, che vi si stabilironodi ritorno dalla guerra di Troia.
Il territorio dei Tauriani era sol cato da sette fiumi: sei noti e uno chiamato Pecoli.
Si narra che in questa terra sia giunto Oreste, insieme a Ifigenia e Pilade, per espiare l'uccisione della madre Clitemnestra.
Catone aggiunge che, fino a poco tempo prima, era ancora possibile vedere una spada confitta in un albero, lasciata lì, si dice, da Oreste stesso.
Etimologia del toponimo:
Secondo Catone, il toponimo Taurianum (Città dei Tauriani) deriva direttamente dall'etnico "Tauriani". Questa attestazione è confermata da ritrovamenti archeologici: bolli laterizi in lingua osca (una lingua italica) riportano la scritta "Taurianum", fornendo ulteriore prova dell'utilizzo di questo nome in epoca antica.
Considerazioni:
Il brano di Catone, pur essendo conciso, offre una preziosa finestra sulla storia dei Tauriani. Emergono alcuni punti chiave:
- L'esistenza di un'antica città chiamata Taurianum, situata in un territorio ricco di corsi d'acqua.
- L'influenza di diverse popolazioni che si sono succedute nella zona, dagli Aurunci agli Achei.
- Il legame con il mito di Oreste e la sua espiazione.
- La presenza di una lingua italica, l'osco, utilizzata dai Tauriani.
Secondo alcuni archeologi, questo passo catoniano darebbe una base storica alla leggenda sui legami di Tauriana con gli achei. Di una «città dei Tauriani» scrivono anche Pomponio Mela e Plinio il Vecchio nel I secolo d.C.
Lo storico Livio, nella sua opera "Ab Urbe Condita" (XXV, 1, 2), menziona esplicitamente i Tauriani, distinguendoli nettamente dai Bruzi. Egli scrive:
"Eodem tempore in Bruttiis ex duodecim populis, qui anno priore ad Poenos desciverant, Consentini et Tauriani infidem populi Romani redierunt"
"Nello stesso tempo, in Calabria, tra i dodici popoli che l'anno precedente avevano defezionato a favore dei Cartaginesi, i Consentini e i Tauriani tornarono all'alleanza con il popolo romano."
Il passo si riferisce agli eventi del 213 a.C., durante la seconda guerra punica. In questo periodo, l'alleanza di Roma con i popoli italici era fondamentale per contrastare l'avanzata di Annibale. Liviom, offre uno spaccato interessante sulle dinamiche politiche in Italia durante la seconda guerra punica e sul ruolo dei Tauriani come popolo distinto (sembrerebbe) dai Brettii.
Entrambi(Bruzi e Tauriani), schiavi dei Lucani facevano parte della sfera osco-sannitica e presentavano alcune similarità linguistiche e di costumi.
Secondo altri studi , si può ipotizzare che i Bretti fossero originari delle popolazioni italiche di stirpe Latino-Falisca che abitavano la Calabria prima dell'arrivo dei Greci, e che furono sottomesse dai Lucani durante l'invasione della regione settentrionale insieme ai Sanniti.
I Choni e gli Enotri, che erano già insediati da secoli nella regione, potrebbero essere stati soggiogati dai Lucani e poi si ribellarono durante un conflitto tra Dione e Dionisio, guadagnando così la libertà.
Pertanto, i Bretti non arrivarono in Calabria insieme ai Lucani ma erano già presenti da molto tempo con altre denominazioni come gli Enotri e i Choni.
Che i Tauriani fossero dei Bruzi che abbiano acquisito una dipendenza dai essi (un po come fecero le colonie greche con la madre patria) o che costituissero un popolus italico a sè stante, rimane ancora un dibattito aperto.
Altre ipotesi ricollegano la nascita della città alla seconda metà del IV secolo a.C., quando dei gruppi reggini e locresi raggiunsero il sito conquistando diverse città: è il caso di centri come Terina, Hipponion e Petelia. Pertanto, nell'età ellenistica, vi fu la conquista del territorio a sud del Metaurus da parte del popolo magnogreco reggino, nello specifico i «Tauriani».
Successivamente I Brettii occupano il territorio interno fra i Locresi ed i Reggini nel quale si produce la pece migliore e più abbondante"
(Chrestomathiae e Strabonis Geographicorum, VI 12).
Ma l'esatta localizzazione è nota con certezza in seguito al ritrovamento di bolli
laterizi con l'etnico in caratteri greci e lingua osca TAYPIANOYM in due siti distinti
ma vicini del basso Tirreno, a Taureana di Palmi ed in contrada Mella di Oppido
Mamertina.
La Tavola Peutingeriana, nel segmento VI, riporta l'esistenza della città di Tauriana in età imperiale. Anche l'Anonimo Ravennate cita, per l'età tardo antica, Tauriana tra le città collocate «vicino allo stretto che divide la Sicilia e l'Italia».
Sembrerebbe quindi che il Territorio di Taureana intorno al IV secolo A.C. fu occupata da Italici( i quali presero il nome del territorio che occuparono).
Tra la metà del IV e l'inizio del III secolo a.C., la Magna Grecia assiste a un evento epocale: l'ascesa dei Bruzi. Questo popolo italico, proveniente dall'odierna Calabria, intraprende un'espansione che sconvolge il panorama politico della regione. Diverse città greche, un tempo fiorenti centri di cultura e commercio, cadono sotto il loro dominio. Temesa, Terina, Hipponion (l'attuale Vibo Valentia) e persino la leggendaria Sybaris soccombono alla forza dei Bruzi.
Un ultimo tentativo di resistenza si concretizza nell'alleanza con Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno. Ma anche lui subisce una dura sconfitta a Pandosia nel 331 a.C., segnando la fine di un'epoca. All'inizio del III secolo a.C., le ultime città libere, Crotone, Locri e Reggio, vengono sottoposte a un assedio durissimo. Per garantirsi la sopravvivenza, sono costrette a pagare pesanti tributi ai nuovi dominatori.
La Magna Grecia, un tempo culla di civiltà e splendore, entra in un declino irreversibile. La cultura e la lingua greca sopravvivono per qualche tempo, ma la loro egemonia nella regione è ormai tramontata. I Bruzi, con la loro forza e tenacia, scrivono un nuovo capitolo nella storia di questa terra.
Identificare una cultura autoctona come quella italica non è sempre facile. Nel caso degli Italici, ad esempio, la loro cultura materiale risente fortemente dell'influenza italiota, ovvero dei Greci che colonizzarono l'Italia meridionale a partire dall'VIII secolo a.C.
Lo stesso discorso vale per i Tauriani, che abitavano a sud del fiume Metauros: la loro cultura presenta elementi sia autoctoni che di matrice greca, frutto di scambi e interazioni con i coloni
FOTO SOPRA: bollo in cartiglio impresso sui mattoni dei Tauriani
2. Sotto il segno del Tauro
L'enigmatico nome "Tauriani" continua a intrigare gli studiosi, generando un dibattito accalorato sulla sua origine nel contesto della popolazione italica che occupava l'area della Calabria. Questo articolo si propone di esplorare le diverse teorie che circondano il misterioso appellativo. La teoria più diffusa collega il nome al toro, considerato un simbolo di forza e sacralità in molte culture antiche. Si ipotizza che i Tauriani potessero aver venerato questo animale come divinità o totem, un collegamento supportato da raffigurazioni di tori sulle monete coniate da loro. Altre considerazioni ruotano attorno al toro come simbolo di potenza e virilità, riflettendo forse le qualità culturali dei Tauriani. Alcuni studiosi, tuttavia, propongono un'origine più antica, legata alle radici pre-indoeuropee presenti nella toponomastica della regione. Questa prospettiva suggerisce che l'etimologia del nome potrebbe derivare da parole o radici pre-indoeuropee, conservate nei nomi di luoghi e popolazioni attraverso i secoli. In conclusione, nonostante le teorie intriganti proposte, l'origine del nome "Tauriani" resta avvolta nel mistero, richiedendo ulteriori ricerche archeologiche e linguistiche per una definizione più precisa. La suggestione di esplorare le profondità della storia e della cultura della Calabria antica attraverso questo enigmatico nome invita a un viaggio di scoperta. Nonostante la conquista romana, i Tauriani hanno lasciato un'eredità significativa nella regione. La loro cultura e le loro tradizioni hanno contribuito a plasmare l'identità calabrese, rendendo i Tauriani un tassello fondamentale della storia d'Italia.
2.1 Saturnia: l'antico nome dell'Italia meridionale
L'Italia meridionale vanta una ricca storia e diverse denominazioni nel corso dei secoli. Un nome affascinante che emerge dai testi antichi è Saturnia, attribuito a questa regione dai Romani. Era un territorio bagnato dal Mar Tirreno e dal Mar Ionio, che si estendeva da un istmo tra i golfi di Sant'Eufemia e Squillace fino alla punta della penisola.
Gli abitanti di Saturnia erano gli Opici, il cui nome deriva da "Opi", la moglie di Saturno e dea della terra. Questa etimologia sottolineava il profondo legame di questo popolo con il territorio che abitava.
Altri popoli italici, come i Tauronici, i Taurunici e i Vitali, abitavano anch'essi questa regione. L'origine del loro nome è incerta e potrebbe derivare dal culto del toro e del vitello, animali sacri ad Ercole, oppure dalla devozione a Nettuno, il dio del mare con il soprannome di "Tauro".
Nel corso del tempo, i nomi di questi popoli subirono modifiche linguistiche, perdendo la prima consonante "T" e diventando Aurunci, Auronici e Itali. Quest'ultimo nome, secondo alcuni studiosi, sarebbe poi stato usato per indicare tutta la penisola italiana.
Gli antichi latini,abitanti del Lazio da cui discendono i Romani, a loro volta, trasformarono la "R" in "S" nei nomi dei popoli italici, chiamandoli Ausonici o Ausoni. Da qui derivarono i toponimi Ausonia e Italia, usati per designare il loro territorio.
I Greci, che avevano fondato diverse colonie in Italia meridionale, conoscevano la regione anche con altri nomi, come Enotria ("terra del vino") e Esperia ("terra del tramonto").
Un autore antico, Varrone, che, citando Timeo e Pisone, fa derivare la parola Italia dai vitelli (Italia a Vitulis) per l'abbondanza e bellezza del vitello (vitulus in latino; vitlu in osco-umbro) nella regione. Tuttavia questa(tra le tante teorie) potrebbwe essere vera solo in partem come vedremo in seguito.
Oltre a "Saturnia", altri nomi minori erano associati alla regione:
- Reggio Calabria era chiamata anche Nettunia.
- I Reggini erano talvolta indicati come Taurocini.
- Il fiume che lambiva Reggio a sud era chiamato Taurocinio.
Anche i mari che circondavano la Saturnia avevano nomi differenti:
- Il Mar Tirreno era inizialmente chiamato Mare Cronio, poi Mare Ausonio.
- Il golfo di Taranto era noto come Seno di Rea (Opi), che poi divenne il Mar Ionio
La colonizzazione greca dell’Italia meridionale e quindi anche della Calabria ha inizio nell’VIII secolo a.C.
Tuttavia, Miti e leggende ci parlano però della presenza greca sul nostro territorio già molti secoli prima, al tempo della guerra di Troia (XIII secolo a.C). Sembra infatti che molti eroi greci approdarono sulle nostre coste a guerra finita e vi fondarono diverse città. A Temesa (presso l’attuale Amantea) vi era un Santuario dedicato a Polite, amico di Ulisse, che fu lapidato dalla popolazione e gettato in mare per aver violentato una giovane vergine di Temesa.
2.2 La fondazione di Reggio Calabria e la Sacralità del fiume Apsias
La città di Reggio venne fondata sul preesistente insediamento nel 730 a.C. da coloni di stirpe ionica provenienti dalla città di Calcide nell'isola di Eubea, madrepatria di diverse altre colonie nella Magna Grecia. La punta dello stivale, infatti non era disabitata quando arrivarono i greci bensì popolata dagli Itali(discendenti degli Enotri), leggendari discendenti del re Italo.
Reggio Calabria vanta origini antichissime che si perdono nella nebbia dei tempi. Il suo nome, non derivante dal greco come si credeva un tempo, affonda le radici nella lingua osca, parlata dagli antichi abitanti dell'Italia meridionale. La città era già fiorente ben prima dell'arrivo dei Greci, come testimoniano le sue monete con la scritta "RECION" e la menzione del reggino Learco, discepolo del leggendario Dedalo, vissuto circa 1409 anni prima di Cristo.
Rhegion fu una delle più importanti colonie greche grazie alla sua posizione che la vedeva come “primo porto” per chi veniva dall’oriente. In passato infatti il porto di Reggio era uno dei più importanti del Mediterraneo.
Fu la seconda colonia greca dell’Italia meridionale dopo Cuma in Campania.
Diodoro Siculo narra che fu l’Oracolo di Delfi ad indicare ai calcidesi il punto in cui fondare la nuova colonia:
“Laddove l’Apsias, il più sacro dei fiumi, si getta nel mare, laddove, mentre sbarchi, una femmina si unisce ad un maschio, là fonda una città; (il dio) ti concede la terra ausone”
Nei secoli tale fiumara fu indicata anche con il nome di Taurocinio.
Della sacralità del fiume ne è testimonianza la più antica moneta coniata dalla città, con un'immagine raffigurante un toro con faccia umana, che nell'iconografia classica rappresentava la personificazione dei fiumi.
L’acqua è un elemento essenziale per l’uomo e la sua sopravvivenza, e Reggio ne era ricca e lo è tutt’oggi. Tanto è vero che in passato vi erano anche numerosi edifici termali, dove gli antichi romani si facevano i bagni.
Reggio Calabria vanta origini antichissime che si perdono nella nebbia dei tempi. Il suo nome, non derivante dal greco come si credeva un tempo, affonda le radici nella lingua osca, parlata dagli antichi abitanti dell'Italia meridionale. La città era già fiorente ben prima dell'arrivo dei Greci, come testimoniano le sue monete con la scritta "RECION" e la menzione del reggino Learco, discepolo del leggendario Dedalo, vissuto circa 1409 anni prima di Cristo.
Attorno al 1289 a.C., Giocasto, figlio di Eolo, regnò su Reggio e alla sua morte gli furono tributati onori divini. Circa 45 anni dopo, Ercole attraversò lo Stretto con il suo bestiame e, disturbato dal rumore delle cicale durante una sosta a Reggio, pregò gli Dei di renderle mute per sempre.
Nell' isola di Lipari, Eolo conobbe Liparo, sovrano dell'isola, e si mostrò subito amichevole e collaborativo con lui, esortando i suoi seguaci a fare altrettanto. Così Eolo e Liparo fecero amicizia, al punto che si fecero uno scambio: Eolo aiutò Liparo a tornare nel continente, da cui proveniva e di cui aveva nostalgia, occupando una zona nei pressi di Sorrento; in cambio Liparo cedette a Eolo il dominio sulle isole Eolie, che da lui presero il nome. Eolo sposò la figlia di Liparo, Ciane, regnò per molti anni ed ebbe sei figli, che divennero sovrani di vari territori siciliani. Il più importante di essi fu Giocasto, eroe fondatore di Reggio Calabria.
Il mito potrebbe indicare sia l’espansione degli Ausoni nelle Eolie, in Sicilia e nella Penisola, sia quello dei Calcidesi. Probabilmente questa leggenda sorse tra i Calcidesi per legittimare la loro stessa presenza.
Giocasto in Calabria fondò un primo insediamento chiamato Erythrà, che in greco significa ”la Rossa”, su cui poi sorse Rhegion, appunto Reggio, “la città del Re”, che Iocasto eresse a sua dimora.
Il re, morto in quel luogo per il morso di un serpente, fu raffigurato nelle monete dell’antica Reggio nel V secolo a. V. nelle sembianze di un giovinetto seduto con un bastone nella mano destra mentre un serpente si accinge a morderlo.
Della tomba di Iocasto non si hanno tracce, doveva essere un monumentale mausoleo posto sul promontorio di Punta Calamizzi, denominato Pallanzio.
Prima dell'arrivo dei Greci, Calabria e Sicilia erano terre di Fenici. Abili commercianti, i Fenici si contendevano il dominio del Mediterraneo con i Tirreni, dando vita a scontri per il controllo delle rotte marittime. Fondarono fiorenti empori in diverse città costiere, tra cui Melita (Malta), Catania, Zancle (Messina) e Reggio Calabria. Con l'arrivo dei Greci e la colonizzazione di queste terre, i Fenici si concentrarono in città fortificate come Mozia, Solento e Panormo (Palermo), stringendo alleanza con gli Elimi, una popolazione autoctona della Sicilia occidentale. La presenza di queste due civiltà sul suolo italico diede vita a un vivace interscambio culturale e commerciale, plasmando la storia e l'identità di queste regioni.
La regione era abitata anche dai Siculi, che secondo la leggenda abitarono la terra Saturnia per un periodo, dandole il nome di Sicilia. In seguito, scacciati dagli Opici originari, si trasferirono nell'isola omonima, dove combatterono una lunga guerra contro i Sicani ottenendo la parte orientale fino all'Etna.
Dalla caduta di Giocasto all'arrivo dei Calcidesi, era organizzata come una repubblica aristocratica governata dagli Aurunci(Ausoni, vedi paragrafo), popolo indigeno. La presenza di Troiani e Achei dopo la guerra di Troia non ebbe un impatto significativo sulla struttura politica della città. Una moneta antica raffigurante Giove e un Toro (simbolo di Nettuno) rafforza l'ipotesi di una repubblica.
L'arrivo dei Calcidesi e dei Messeni portò a un graduale mescolamento della lingua osca, parlata da Siculi e Itali, con il greco, dando origine a un dialetto misto. Gli Opici, invece, mantennero tenacemente la loro lingua originaria.
Dionigi di Alicarnasso e Diodoro Siculo ci dicono che gli Ausoni erano stanziati nella zona di Reggio già intorno al XVI secolo a.C.
Mentre gli Itali, secondo molte fonti tra cui lo stesso Dionigi di Alicarnasso, Tucidide e Virgilio, dicono che questi ultimi erano un ramo degli Enotri, e che i Morgeti non avevano seguito la maggioranza del loro popolo nel passaggio alla vicina Sicilia (dando poi il loro nome all'isola).
Il piccolo nucleo rimasto al di qua dello Stretto era stato governato da un Re-Patriarca che con saggezza e generosità aveva conquistato il cuore dei propri sudditi, entrando nella leggenda popolare e nel mito come Re Italo (suo figlio Morgete fu Re dei Morgeti). Alla sua morte i sudditi avevano deciso di assumere il nome di Itali. E con il tempo il territorio della punta dello stivale prospiciente lo Stretto aveva preso il nome di "Italia".
«Italo, uomo forte e savio.»
«Quella regione fu chiamata Italia da Italo, re arcade.»
(Tucidide)
«Nell'Italia vi sono ancora i Taurolici e il paese fu chiamato Italia da Italo, un re dei Taurolici che aveva questo nome.»
(Tucidide, Storie VI,4,6)
«Dagli Enotri cólta, prima Enotria nomossi: or, com'è fama, preso d'Italo il nome, Italia è detta.»
Con il tempo, il nome "Italia" iniziò a diffondersi, sostituendo "Saturnia" e diventando noto ai Greci. Questi ultimi chiamavano la nostra regione anche "Esperia" o "Iperia", credendola l'ultima terra occidentale e la sede di creature mitiche come le Sirene e mostri come Scilla.
Questo intreccio di miti e realtà racconta le origini di Reggio Calabria e dell'Italia meridionale, gettando luce sulle prime popolazioni, le loro lingue e le leggende che hanno plasmato la storia di questa antica regione.
FOTO SOPRA: A testimonianza per gli antichi reggini della loro devozione ed importanza delle divinità fluviali, fu coniata la prima moneta. In essa è presente un animale ibrido, cioè con il corpo e le corna di toro ed il viso di un uomo barbuto.verosimilmente fu coniata alla fine del VI secolo avanti Cristo, e si trova oggi custodita in un ricco museo francese a Parigi. In essa è infatti raffigurato questo toro con viso umano, che è una divinità fluviale, (probabilmente riconducibile al corso d'acqua reggino del Calopinace, chiamato anche in passato Taurocinio), è in argento, pesa 5,69 grammi, è una “dracma”. Da un lato è in rilievo, dall’altro è incusa, cioè incavata nel metallo. Si vede bene in essa questo toro con viso umano, detto “Acheloo” inginocchiato. Sotto il toro vi è la scritta “Recinon” retrograda.
Tale tipo di iconografia era molto in voga alla fine del VI secolo ed in seguito. E fa riferimento ad Eracle, il cui nome deriva dal greco (gloria di era) e poi divenne Ercole per i romani. E’ ovviamente un eroe leggendario, un eroe della mitologia greca.
Giove: il Dio taurino degli Aurunci
Come detto, Reggio Calabria, secondo la leggenda fu fondata da Giocasto, un re troiano. Dopo la sua morte, la città fu governata dagli Aurunci, un popolo italico che si riteneva discendente da Giove, il re degli dei.
Gli Aurunci non avevano altri re, ma erano organizzati in una repubblica aristocratica, cioè una forma di governo in cui il potere era nelle mani di una classe privilegiata. Anche se alcuni Troiani e Greci si stabilirono a Reggio, non riuscirono a influenzare la cultura e la politica degli Aurunci. Una prova di ciò è una moneta antichissima, che mostra il nome di Reggio scritto in alfabeto osco, la lingua degli Aurunci. Sulla moneta ci sono anche le immagini di Giove e di un toro, che rappresentano i due dei più venerati dagli Aurunci: Giove, il dio del cielo e del tuono, e Nettuno, il dio dei fiumi e del mare..
Giove (in latino Iupiter o Iuppiter, accusativo Iovem o Diespiter) fu il Dio della religione romana e italica, i cui simboli sono il fulmine e il tuono. Presente nel culto di tutti i popoli italici, esso è per eccellenza la divinità del cielo e della luce, come dice il suo nome, derivato dalla radice indoeuropea *dyeu- ("sfolgorare, risplendere"): nome che ricorre in gran parte degli antichi dialetti indoeuropei, dato che il greco Zeus Patér (Ζεὺς Πατήρ) e l'indoario Dyauṣ Pitā (द्यौष् पिता) corrispondono all'italico Iuppiter/Diespiter.
Col tempo, Giove assorbì tutti gli attributi dell'equivalente greco Zeus, fino a venire completamente identificato con esso.
Ci sono diversi epiteti conosciuti di Giove, secondo la lista compilata dallo storico svedese Carl Thulin e riportata dalla Paulys Realencyclopädie (1890), pagine 1142-1144.
Ruminus e Fluvialis erano due epiteti di Giove che si riferivano alla sua influenza sulle acque. Ruminus era il dio che proteggeva l’allattamento delle madri e dei neonati, e il suo nome derivava dal latino ruma, che significa mammella. Fluvialis era il dio che presiedeva ai fiumi e alle inondazioni, e il suo nome derivava dal latino fluvius, che significa fiume. Questi epiteti mostrano come Giove fosse venerato in vari aspetti della vita quotidiana e della natura.
Il mito di ERACLE e la fondazione di Reggio Calabria
Eracle dei personaggi più famosi che rientrano tra i protagonisti della storia dell’origine di Reggio Calabria è Eracle.
Ercole è anche una figura della mitologia romana, la versione italica del culto dell’eroe greco Eracle, introdotto probabilmente presso i popoli Sanniti e Tauriani dai coloni greci, forse dalle colonie di Cuma e Locri, e presso i Latini e i Sabini dal culto etrusco ad Hercle.
In molti tra gli studiosi lo vogliono collocare in ben tre versioni dei fatti, ognuna delle quali porta allo stesso risultato: la formazione della città. Il noto Eracle, che a Roma era conosciuto con il nome di Ercole, secondo la prima ricostruzione del mito, tornando da una delle sue leggendarie fatiche perse un vitello proprio sullo stretto. E così lo inseguì contando solo sulla forza delle sue gambe e delle sue braccia, a nuoto, fino al ritrovamento che avvenne proprio sul suolo reggino.
Il secondo mito vede Eracle (o Ercole) scontrarsi contro il terribile mostro dello stretto, Scilla, che era solita mangiarsi i suoi buoi. Così lo affrontò e lo uccise, riportando la pace nel territorio circostante e di conseguenza a Reggio Calabria. Da quel momento fu osannato dai suoi abitanti.
Infine, nell’ultima storia mitologica legata a Eracle, pare che il figlio di Zeus, durante una delle sue traversate, scelse Reggio per un meritato riposino. Ma fu più volte interrotto dal canto delle cicale nella zona presso il fiume Halex. Così chiese aiuto al padre che fece smettere per sempre quel canto che non si ascoltò più in quei dintorni.
Come simbolo di tale leggenda le prime monete di Reggio, risalenti al VI secolo, fra il 550 e il 493 a.C., portano la figura dal bue androposopo ed in alto un grillo.
Da allora, qualunque sia la versione preferita, a Reggio Eracle è considerato un personaggio di grande importanza: si raccontano le sue gesta e si innalzano statue in suo onore.
I Caldidesi oltre aver fondato Reggio, fondano anche la Città di Metauria dove scorre il fiume Metauros (oggi Petrace). Il Metauros era un altro fiume dalla proprietà curative Sacro per i Coloni Greci. Qui, Oreste figlio di Agemennone, bagnandosi in esso, ritrovo il senno.
Le sue proprietà curative si manifesteranno anche secoli, in epoca cristiana, col miracolo di San Fantino il cavallaro
ACHELOOS, la divinità greca dei fiumi
Figlio della ninfa Teti e del Titano Oceano (o, secondo altre fonti, di Urano e Gea), o forse ancora del dio del mare Poseidone, Acheloo, in greco Ἂχελῷoς, è una delle più importanti divinità fluviali della mitologia greca. I greci lo consideravano il re dei fiumi e fecero di Acheloo oggetto di grande culto. Infatti l'Acheloo (Aspropotamo) è il più grande fiume della Grecia.
Proveniente dalla regione dell’Etolia, zona geografica montuosa situata a nord dello stretto di Corinto, Acheloo poteva trasformarsi in qualunque cosa (lo vediamo spesso in forma di toro o di drago). È generalmente considerato protettore delle acque dolci e dei fiumi. Spesso era anche considerato come un serpente, visto il percorso sinuoso del fiume.
Ad Acheloo si attribuiscono amori diversi, sia con Melpomene, da cui avrebbe avuto come figlie le Sirene, sia con altre Muse.
È raffigurato, come gran parte degli dei fluviali, come un toro con una barbuta testa umana; come tutti gli esseri acquatici aveva anche la facoltà di cambiare forma a piacimento. È questa la ragione per cui lo vediamo raffigurato talora con torso umano e coda di pesce o di drago, mantenendo come unico segno della sua origine taurina le corna: sotto questa forma appare in una delle più celebri raffigurazioni dell'arte vascolare, mentre è impegnato nella celebre lotta con Eracle.
Ad Eracle contese l'amore di Deianira, figlia di Eneo, re degli Etoli.
Si accese fra i due contendenti una lotta furiosa nella quale Acheloo fece ricorso ad innumerevoli trasformazioni: in fiume, in serpente, in toro senza riuscire a liberarsi dalla stretta di Eracle anzi in questa forma ebbe rotto uno dei corni che le Naiadi riempirono di fiori e frutta facendone dono all'Abbondanza. Acheloo sconfitto si nascose nel fiume Toante che poi prese il suo nome( In greco moderno è Aspropòtamo, il secondo fiume per lunghezza della Grecia)
Una delle interpretazioni che si danno a questo episodio è che Acheloo non era altro che un fiume dell'Etolia che ricordava un serpente per via del suo percorso sinuoso, che frequentemente straripava in maniera prorompente come la carica di un toro. Inoltre, arginò il suo corso costringendolo a scorrere in un solo letto (l'allegoria con il corno strappato) portando in questo modo prosperità alle regioni che attraversava.
L'Aspropotamo o Achelòos , con i suoi 220 km di lunghezza, è il secondo fiume della Grecia dopo l'Aliacmone. Nasce dal Pindo, scorre verso sud, lungo il confine tra Acarnania ed Etolia. Sfocia nel Mar Ionio, di fronte alle isole Echinadi.
Per quanto riguarda l'etimologia, il nome del fiume deriva molto probabilmente da Akeloos, figlio del dio Oceano e di Teti, considerato dio delle acque dolci e padre delle ninfe.
( il suo nome è assonante con la montagna reggina dell’Aspromonte. Sarà solo un caso?)
Provenienza del nome Metauros
Circa la provenienza del nome Metauros al Petrace, non abbiamo alcuna notizia certa
Pietro, vescovo di Tauriana come anche altri autori affermano che il fiume si chiami così perché veniva a passare nel mezzo di Tauriana.
Questa affermazione è poco credibile, intanto perché in fiume non passava nel mezzo di Tauriana ma ne costituiva il suo Confine Nord della penisola con la città di Metauros.
La parola Metauro(μεταύρος) che è tutta Greca, è evidentemente composta da μετα ύρος e da ταύρος.
Quest’ultima parola significa letteralmente toro e la parola greca ταύρος deriva dalla voce “st’ura” o “sthaura”, dal sanscrito, che da il concetto di forza e vigore, a cui si associa anche “st’ira” che ha per sinonimo maschile toro, e come sinonimo femminile terra.
I popoli antichi, al cospetto dello straordinario in rapporto alle loro forze fisiche ed al grado di sviluppo della loro intelligenza, ne riportavano la denominazione a monti, a fiumi, a tribù e a qualche popolo belligero e temuto, e quindi i primi Greci, da ciò prendevano a simboleggiare col toro la cultura della campagna; sicchè Teseo, secondo Plutarco, Aveva ordinato di affigere un toro sulle monete, per tenere vivo nei popoli il pensiero all’agricoltura.
Per la somiglianza del rumore nello scorrere dei fiumi con il muggito dei tori, lo scoliaste di Euripide dette ad alcuni fiumi l’aggiunto di Taurinus o Tauriniformis.
Il Petrace, provenendo da alte e aspre montagne, e scorrendo in mezzo a luoghi fertilissimi per disposizione e natura del terreno; in una ragione frequentata da una civiltà anteriore anche a quella della Grecia; non è strano che le colonie greche, di ceppo orientale, impressionate dalla posizione del Petrace, e dalle sue acque rovinosissime in tempo di pioggie e dalla fertilità del suolo
ll leggendario Re Tauro
L'origine di Taureana è avvolta nel mistero e si perde nella notte dei tempi. La sua antichità ha alimentato la orgoglio dei suoi cittadini e la superbia dei primi Greci che vi si stabilirono, i quali tentarono di nobilitare le sue origini con una leggenda. Questa leggenda, tramandata oralmente nell'antichità e accolta come vera da Pietro, vescovo di Taureana nell'VIII secolo, narra che la città fu fondata da un certo Tauro.
Il suo nome, che in greco significa "toro", avrebbe ispirato il toponimo "Tauriana". Secondo la leggenda, Tauro, spinto dall'amore per se stesso, avrebbe dato il suo nome alla città che aveva fondato.
I Greci che si stabilirono a Taureana hanno contribuito a nobilitare le sue origini:
I Greci, essendo una cultura molto raffinata e colta, hanno arricchito la storia di Taureana con la loro mitologia e le loro leggende. Questo ha contribuito a rendere le origini della città più nobili e prestigiose.
Ma chi era questo leggendario Re Tauro? scopri la sua leggenda qui.
Foto sopra: re Tauro e la regina Menia, che secondo la leggenda fondarono Tauriana e Taormina
Il nome Italia è nato qui?
Tauriana, antica città magnogreca situata nell'odierna Palmi in Calabria, potrebbe aver avuto un legame significativo con l'origine del nome "Italia" in diversi modi:
1. Toponimo derivato da "Tauro":
Il nome Tauriana potrebbe derivare da "Tauro", termine greco che significa "toro". Questo animale era sacro per diverse popolazioni italiche e la Calabria, ricca di allevamenti bovini, era conosciuta come "terra dei tori". L'associazione con il toro potrebbe aver contribuito all'etimologia del nome "Italia", supportando la teoria del "Vitulus".
2. Localizzazione strategica:
Tauriana si trovava in una posizione strategica sulla costa tirrenica, crocevia di rotte commerciali e punto di contatto tra diverse culture. Questo ruolo di snodo mediterraneo potrebbe aver favorito la diffusione del nome "Italia", associandolo ad una regione ricca e fiorente.
3. Presenza di culti italici:
A Tauriana sono stati rinvenuti resti di templi e santuari dedicati a divinità italiche, tra cui Ercole, dio protettore dei tori. La presenza di questi culti rafforza l'ipotesi di un'origine calabrese del nome "Italia", legata alle culture e alle tradizioni delle popolazioni italiche.
4. Possibile riferimento all'Etna:
Secondo alcune teorie, il nome "Italia" potrebbe derivare da "Aithàleia", termine greco che significa "ardente, fumosa". Questa etimologia potrebbe essere collegata all'Etna, vulcano visibile dalla Calabria e simbolo di potenza e fertilità. Tauriana, situata in prossimità dello Stretto di Messina, poteva essere un punto d'osservazione privilegiato dell'Etna, contribuendo all'associazione del nome "Italia" con la terra vulcanica.
Nonostante l'incertezza sull'esatta etimologia, l'evidenza archeologica, linguistica e storica indica la Calabria come la terra d'origine del nome "Italia". La ricerca continua ad approfondire questa affascinante tematica, regalandoci nuove chiavi di lettura sulla storia e l'identità della nostra penisola.
Possiamo affermare che il legame tra Tauriana e l'origine del nome "Italia" rimane un'ipotesi affascinante, supportata da diverse suggestioni storiche e geografiche. La ricerca archeologica e linguistica continua ad approfondire questa tematica, offrendoci nuove prospettive sulla nascita del nome della nostra nazione.
Alcuni spunti di riflessione:
- Il toponimo Tauriana potrebbe essere un retaggio di un'antica lingua pre-indoeuropea.
- La Calabria è ricca di siti archeologici che potrebbero svelare nuovi segreti sull'origine del nome "Italia".
- Lo studio del mito e della religione può fornire indizi utili per comprendere l'etimologia di un nome.
La storia del nome "Italia" è un viaggio affascinante che ci porta alle radici della nostra cultura e identità. Tauriana, con la sua ricca storia e la sua posizione strategica, potrebbe aver avuto un ruolo chiave in questo viaggio.
FOTO SOPRA: Testa laureata dell'Italia a sinistra; legenda osca retrograda UILETIV (Víteliú, Italia).
Durante la Guerra Sociale (90-88 a.C.), gli Italici, in lotta contro Roma per l'indipendenza, coniarono delle monete ispirate al denaro romano. Queste monete, oltre al valore numismatico, hanno un importante significato storico e simbolico. In esse compare per la prima volta il termine "Italia", a sottolineare l'unità degli Italici contro Roma. Rappresentano quindi sia la richiesta di autonomia e identità, sia un atto di ribellione. La loro circolazione anche dopo la guerra è segno di una resistenza culturale e politica. Queste monete sono la prima prova scritta dell'esistenza dell'Italia, lasciando un'eredità fondamentale per la futura coscienza nazionale. La Guerra Sociale, pur sanguinosa, ha consegnato all'Italia il suo nome e un senso di identità nazionale. La moneta è un simbolo di questa eredità, conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
conclusioni
Quindi, Taurena risalirebbe a tempi più antichi della distruzione di Troia. Dopo la distruzione di questa, una parte degli Achei emigro e un buon numero vennero ad abitare a Taureana. Ma prima di Troia vi furono Gli Aurunci e poi Rhegium.
Il Popolo che occupò il territorio greco di Tauriana intorno al IV sec. A.C. era popolus Italico, probabilmente discendente dai Bretti, che prese il nome del territorio che occuparono, i Tauriani.
In questi luoghi in antichità si venerava il toro come personificazione di un Dio e la toponomastica lasciò il segno.
Il nome Italia prese origine in questi territori, forse dal popolo degli Itali , che per la prima volta incontrarono i colonizzatori e con i quali assorbirono gli aspetti più simili delle rispettive culture e sotto il segno della divinità del Tauro