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THE CALABRIA DREAMIN BLOG

Calabria: Un viaggio a Barrittieri tra natura, storia e spiritualità

2024-02-25 00:12

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Calabria: Un viaggio a Barrittieri tra natura, storia e spiritualità

:Barritteri nella Costa Viola, frazione di Seminara in Calabria, offre un'esperienza unica che combina natura lussureggiante, storia e spiritualità

Introduzione:

Barritteri nella Costa Viola, frazione di Seminara in Calabria, offre un'esperienza unica che combina natura lussureggiante, storia affascinante e spiritualità profonda. Ci troviamo in un triangolo mistico della Costa Viola, tra i Piani della Corona ,Sant’Elia di Palmi e appunto,Barrittieri. l nostro itinerario vi condurrà attraverso sentieri panoramici, siti archeologici e monumenti religiosi, svelandovi la bellezza e la ricchezza di questo territorio.

1. Barrittieri

Barritteri è un’area di Seminara che prende il nome da un ecclesiastico. La presenza documentata del prete Antonello Barritteri, che ha esercitato il suo ministero a Seminara tra il 1600 e il 1640, ne è una testimonianza. Ci sono molte prove della sua attività religiosa in quel luogo, tra cui atti matrimoniali di coppie provenienti da San Opolo. Fu proprio in quel periodo che il luogo iniziò ad essere chiamato Barritteri.

L’intera area è caratterizzata da una grande presenza di acqua sorgiva di alta qualità, raccolta da un acquedotto che oggi serve l’attuale insediamento di Barritteri, suddiviso in cinque quartieri: Barritteri, Paparone, Chiatti, Barracchia, Gambarelli. Durante l’epoca bizantina, l’acqua fu fondamentale per lo sviluppo della vasta area dei primi insediamenti monastici. Nel XVII secolo, l’acqua fu anche canalizzata lungo un percorso che collegava Bagnara a Palmi. Ancora oggi si possono vedere ponti e canali lungo il sentiero noto come Tracciolino.

 

Nella località di Barritteri, le prime tracce di insediamenti risalgono all’epoca in cui una comunità monastica, nel X secolo, ha iniziato a modellare il territorio nella zona nota come Caforchi. Questa scelta non è stata casuale, ma è stata influenzata dalla specifica conformazione geografica che rende il sito nascosto fino a quando non ci si avvicina. Ancora oggi, si possono osservare grotte scavate nel tufo, che i monaci utilizzavano probabilmente come luogo di sepoltura. Iscrizioni in greco bizantino sulle pareti confermano la presenza di comunità monastiche nel Medioevo.

 

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Foto sopra, da sinistra a destra: panorama dello stretto da Barrittieri e i Piani della Corona

2. Paparone

Il toponimo "Paparone" ha radici antiche, legate al periodo dei primi insediamenti dei monaci bizantini. Questi monaci, perseguitati, scelsero di stabilirsi in queste terre fertili, dedicandosi all'ischia, una condizione ascetica di solitudine, silenzio, pace e raccoglimento. Il nome deriva dalla fusione di "papas" (equivalente all'attuale titolo onorifico di "don" nel clero del sud Italia) e "Aronne," un nome di origine ebraica, formando così "Pap Arone."

Una teoria alternativa fa risalire il nome all'epoca dell'Impero Romano, con terre concesse a un console romano di ritorno da una campagna di conquista. Resti di epoca romana, come muri e contrafforti, indicano la presenza di una delle principali arterie romane, la Via Annia Popilia. Paparone era parte del territorio di Ferrante II, re aragonese di Napoli, che nel 1495 cedette Sant’Anna di Seminara al Conte Jacopo Carlo Spinelli.

Il borgo più antico, noto come Motta o Casale di San Popolo, era un antico insediamento fortificato, ma oggi è disabitato. Paparone fu parte di un casale insieme a Ferrante II, Parma Optum, Strangi, Santopaolo, Pesaro e Seminara.

Nella zona sono presenti antiche testimonianze, come la chiesa dedicata a San Gennaro presso la masseria Paparone, purtroppo abbattuta durante la costruzione dell'autostrada. Tuttavia, alcuni elementi, come la statua del Santo e gradini dell'altare, sono stati preservati. 

 

2.1 Valle dei Mulini

Nella Valle dei Mulini, vicino al vecchio insediamento di Paparone, noto come Case Vecchie, si trovano tracce di un antico nucleo abitativo. Questo luogo è ricco di testimonianze della presenza umana, tra cui mulini e treppiedi alimentati da energia idraulica, risalenti a un passato non troppo lontano. I mulini presenti sono di tipo persiano, caratterizzati da una ruota in legno che, posta orizzontalmente sotto il getto d’acqua, genera la forza motrice necessaria per muovere la ruota coassiale in granito, chiamata macina.

2.2 Fonte di San Gennaro

La storia della fonte di San Gennaro è millenaria, e di fronte ad essa passa un diverticolo dell'antica strada romana Annia/Popilia. Monaci, contadini, soldati, nobili e numerosi viandanti hanno trovato rifugio e ristoro presso questa fonte nel corso dei secoli. Fino al 1960, una numerosa comunità abitava nelle vicinanze, testimoniando l'importanza vitale di vivere vicino a una sorgente.

.Attorno alla fonte si riconosce la presenza di antichi resti di un acquedotto, di un'edicola con iscrizioni in tre lingue, di un presunto cimitero risalente al periodo bizantino e di antiche mura difensive, conosciute come "mura romane". Un piccolo lago, chiamato "laccu", è stato ripristinato grazie al recupero della condotta d'acqua, contribuendo a preservare questo sito ricco di storia e bellezza naturale.

2.3 Rocce mammillari

La presenza di rocce mammillari, notevoli noduli di concrezioni calcaree, costituisce un interessante fenomeno geologico scoperto a Barritteri, nelle vicinanze della fonte San Gennaro. Queste formazioni si sono sviluppate nel corso di milioni di anni attraverso l'accumulo e la compattazione di scheletri di microrganismi marini con molecole di calcio. I mammelloni di calcite, dalla caratteristica forma, indicano chiaramente la presenza di grotte naturali profonde nel territorio. Leggende e racconti narrano dell'esistenza di grotte, come la mitica grotta di San Sebastiano accanto alla spiaggia di Calajanculla, dove il religioso anacoreta che ha preso il nome dal martire ha vissuto, come raccontato nella passio sancti Sebastiani di Arnobio il giovane, un Monaco del secolo IV a Roma

 

 

 

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Foto sopra da sinistra a destra: fonte di San Gennaro e Chiesa di San Gennaro

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Foto sopra: Mulino e cascata di Rio Galena. Foto: Antonio Aricò

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Foto sopra, da sinistra a destra: lagetto di Barrittieri e Antica Gebbia,  rocce mammillari

3. Caforchie

Il termine "Caforchie" ha origini nel greco bizantino, composto da "kata feos", dove il primo significa "giù" o "dentro" e il secondo significa "tana", trasmettendo l'idea di essere rintanati o nascosti all'interno di una tana. Questo luogo affascinante offre la possibilità di esplorare le origini più remote dei posti visitati.

Dal punto di vista biologico, geologico e archeologico, il sito è ricco di interesse. Le grotte scavate dai monaci bizantini mostrano incisioni nel tufo con lettere dell'alfabeto greco, suggerendo un possibile uso religioso. La zona è anche notevole per i suoi ecosistemi unici, influenzati da suoli e clima umido.

La località Caforchie, situata a Barritteri di Seminara, è conosciuta per le numerose sorgenti d'acqua, ma meno nota per le grotte che danno il nome al luogo. Queste cavità potrebbero aver inizialmente servito come rifugio per animali, ma successivamente potrebbero essere state utilizzate da religiosi in fuga dagli Arabi, alla ricerca di rifugio in Calabria. Le tracce suggeriscono frequentazioni antiche, con l'ipotesi di essere un luogo dell'alto medioevo frequentato da monaci praticanti l'isichia, la contemplazione eremitica.

Queste comunità hanno saputo sfruttare la ricchezza d’acqua della zona, un elemento favorito dalla posizione geografica tra gli altopiani aspromontani e il monte Aulinas (oggi conosciuto come monte Sant’Elia). Questa abbondanza idrica ha permesso lo sviluppo di un’economia prospera, come dimostrano i palmenti antichi presenti al Museo della Civiltà Contadina, i resti di un vecchio mulino ad acqua e un frantoio di dimensioni notevoli rispetto a quelli dei centri vicini, utilizzato per la molitura delle olive.

Questi manufatti si trovano lungo un percorso che inizia dagli insediamenti monastici e arriva fino alla località di Umbria Olimpia, vicino a Seminara, per poi proseguire verso la piana di Gioia Tauro e confluire nella Fiumara del Petrace. L’importanza economica dell’area, consolidata grazie al lavoro dei monaci, è ancora evidente nelle tracce lasciate da questa cultura basata sulla coltivazione di ulivi e vigneti.

Il termine "Caforchie" ha origini nel greco bizantino, composto da "kata feos", dove il primo significa "giù" o "dentro" e il secondo significa "tana", trasmettendo l'idea di essere rintanati o nascosti all'interno di una tana. Questo luogo affascinante offre la possibilità di esplorare le origini più remote dei posti visitati.

Dal punto di vista biologico, geologico e archeologico, il sito è ricco di interesse. Le grotte scavate dai monaci bizantini mostrano incisioni nel tufo con lettere dell'alfabeto greco, suggerendo un possibile uso religioso. La zona è anche notevole per i suoi ecosistemi unici, influenzati da suoli e clima umido.

La località Caforchie, situata a Barritteri di Seminara, è conosciuta per le numerose sorgenti d'acqua, ma meno nota per le grotte che danno il nome al luogo. Queste cavità potrebbero aver inizialmente servito come rifugio per animali, ma successivamente potrebbero essere state utilizzate da religiosi in fuga dagli Arabi, alla ricerca di rifugio in Calabria. Le tracce suggeriscono frequentazioni antiche, con l'ipotesi di essere un luogo dell'alto medioevo frequentato da monaci praticanti l'isichia, la contemplazione eremitica.

Il luogo presenta incisioni misteriose, croci e possibili sepolture. La presenza di nicchie, sedili e epigrafi aggiunge ulteriori elementi misteriosi e potrebbe indicare una frequentazione fino al XVIII secolo.

Il canyon stretto, con un microclima umido di tipo amazzonico, è di grande interesse naturale. La fessura presenta flora sub tropicale risalente al pleistocene Calabriano, con piante che hanno quasi 2 milioni di anni. Il luogo è descritto come mistico, con sensitivi che percepiscono un'energia positiva straordinaria.

Approfondimento: insediamenti rupestri a palmi

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Foto sopra: sito rupestre di Caforchi

4. Tracciolino

ll "Tracciolino" rappresenta un notevole esempio di ingegneria idraulica, concepito e realizzato interamente mediante la forza umana intorno al 1600. La sua struttura, estesa per circa 10 km lungo la costa viola tra i comuni di Bagnara, Seminara e Palmi, è un'opera di ingegneria idraulica nota per le sue condotte in tubi di terracotta fabbricati dai celebri ceramisti di Seminara, noti come "pignatari", che avevano raggiunto l'impermeabilizzazione interna tramite la tecnica della vetrificazione.

Il percorso, da cui deriva il nome "tracciolino", inizia dalla Fonte dell'Olmo a un'altitudine di 450 m sul livello del mare, scendendo costantemente verso Palmi. Il 9 agosto 2016, dopo quattro secoli, un violento nubifragio, unito alla negligenza umana, ha danneggiato e parzialmente distrutto l'acquedotto. Oggi, questa struttura è diventata uno dei sentieri di mobilità lenta più spettacolari paesaggisticamente in Calabria e in tutta Italia.

Recenti scavi hanno evidenziato che l'acqua proveniente dal Tracciolino alimentava anche la Fontana della Palma, monumento centrale nella piazza mercato (ora piazza 1 maggio). Quest'opera fu commissionata dal marchese Andrea Concublet, fondatore della città moderna di Palmi, per aumentare l'approvvigionamento di acqua potabile, essendo precedentemente fornita solo dalle fonti di vita di Carlopoli e della Cittadella.

Attualmente, il Tracciolino sembra essere una delle opere idrauliche per usi civici più imponenti della Calabria di quel periodo, con il sistema idrico suddiviso in tre fasi storiche. La prima fase risale a Seminara; la seconda è ottocentesca, con tubi di ghisa probabilmente provenienti dalla Real Ferriera di Mongiana. L'ultima fase è stata riorganizzata agli inizi del 1900 con tubi di ferro, probabilmente realizzati dal Consorzio Acquedotto Dina. Oltre alla condotta principale, il sistema comprende vasche di decantazione, strutture in pietra a protezione delle tubature, sfiatatoi e altri manufatti per superare le asperità del terreno, depressioni e valloni, come muri e ponti.

Oggi, il Tracciolino è diventato un percorso di Trekking che porta escursionisti da tutto il mondo

 

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Foto sopra, da sinistra a destra: ponte del tracciolino, vista delle spiagge di Cala Janculla e Cala Leone, Fonte dell'Olmo

Si ringrazia per il materiale informatico (testo e immagini) , Carmelo Arfuso, dell'Associazione Barrittieri indietro tutta

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