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Leonida Repaci: lo scrittore antifascista che raccontò la Calabria

2024-02-25 00:19

Tony Magazzù

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Leonida Repaci: lo scrittore antifascista che raccontò la Calabria

Leonida Repaci è stato uno degli scrittori e intellettuali più importanti del ‘900 italiano. Nato a Palmi, in Calabria, nel 1898, la sua vita è stata

Leonida Repaci è stato uno degli scrittori e intellettuali più importanti del ‘900 italiano. Nato a Palmi, in Calabria, nel 1898, la sua vita è stata segnata dall’impegno politico e civile contro il fascismo prima e per la democrazia poi.

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L'infanzia in Calabria

Leonida Repaci nasce in una famiglia benestante di Palmi, cittadina sulla costa tirrenica calabrese. Trascorre un’infanzia serena, tra gli agi della sua casa con giardino e gli odori del mare. Ma la situazione cambia drasticamente quando il padre perde tutti i suoi averi al gioco d’azzardo. La famiglia è costretta a trasferirsi in una casa più piccola.

È in questo frangente che il giovane Leonida matura la sua coscienza politica e sociale. Vede da vicino la povertà e le ingiustizie subite dalle classi più deboli. Un’esperienza che segnerà profondamente tutta la sua produzione letteraria successiva.

Gli studi a Torino e l'impegno politico

Dopo aver conseguito la maturità classica, Leonida si trasferisce a Torino per studiare Giurisprudenza. Nella città piemontese entra in contatto con i circoli socialisti e aderisce al Partito Socialista Italiano (PSI) .

Inizia a scrivere su giornali e riviste di sinistra, denunciando le condizioni di sfruttamento dei lavoratori. La sua penna graffiante e ironica gli attira le antipatie del regime fascista.

Il suo intransigente orientamento ideologico, accompagnato da una personalità ribelle e combattiva, lo condusse a difendere apertamente Federico Ustori, uno degli imputati nell'attentato al teatro Diana. Ustori venne assolto, e durante questo processo, l'individuo in questione si schierò in netta opposizione al regime. Tra il 1922 e il 1924, si mise addirittura alla prova in duelli, sfidando Galeazzo Ciano e fungendo da padrino in un duello contro Farinacci.

Nel 1925, in seguito all'omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, Repaci lascia il PSI in polemica con la decisione di ritirare i parlamentari antifascisti dal Parlamento. Insieme ad altri intellettuali fonda il movimento clandestino "Italia Libera", per contrastare la deriva autoritaria del fascismo.

L'esilio e la militanza antifascista

La sua attività politica clandestina lo costringe presto all'esilio. Nel 1926 lascia l’Italia e per i successivi vent’anni vive tra la Francia e vari paesi europei. Da Parigi continua la sua lotta contro il regime scrivendo su giornali e riviste antifasciste.

 

 

 

Il 9 settembre 1943, assieme a tre amici (Pacini, Tosi, e Bernini) portandosi dietro una folla di popolani, assaltò un deposito d'armi a Palazzo Pallavicini Rospigliosi, episodio che diede il via alla Resistenza romana

Durante la guerra civile spagnola si arruola nelle Brigate Internazionali e combatte al fianco dei repubblicani contro le truppe franchiste. Ferito, fa ritorno in Francia dove, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, continua la sua attività politica e letteraria

Il ritorno in Italia e gli ultimi anni

Finita la guerra, Repaci può finalmente fare ritorno in Italia. 

Riprende anche l’impegno politico attivo, candidandosi nelle file del Partito Comunista Italiano alle prime elezioni del dopoguerra nel 1948. Non viene eletto, ma continuerà a portare avanti le sue battaglie da intellettuale e scrittore .

Negli ultimi anni si ritira a vivere in Versilia, sua terra d’adozione, dove muore nel 1985 all’età di 87 anni. Lasciando un’importante eredità letteraria e politica.

I temi letterari: la Calabria e le classi popolari

Nel 1923, vide la luce il suo primo lavoro letterario, intitolato "L’ultimo Cireneo", che gli procurò un notevole successo. Questo successo fu così significativo che lo spinse a abbandonare la sua carriera di avvocato per dedicarsi interamente all'attività di scrittore.

Gran parte della narrativa di Repaci affonda le radici nell’esperienza biografica dell’autore. Soprattutto l’infanzia in Calabria e l’incontro con la povertà segneranno i temi ricorrenti dei suoi romanzi.

 

Repaci descrive uno spaccato crudo e veritiero della sua terra, tra miseria e sopraffazioni, ma anche tradizioni e bellezza. Un affresco letterario che restituisce dignità e riscatto a persone e luoghi troppo spesso descritti solo attraverso stereotipi .

Nel 1925 dopo aver portato in teatro il racconto La madre incatenata, che riflette molto da vicino la persecuzione politica di cui era stato oggetto assieme alla sua famiglia nell’estate del 1925.

Nel 1929, partendo da una sua idea e con il contributo di Salsa e Colantuoni, fu fondato a Milano il Premio Viareggio. Alla festa di inaugurazione del premio parteciparono Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli. Il Premio Viareggio Rèpaci è un premio letterario , tra i più antichi e prestigiosi d’Italia, vinto tra gli altri da Umberto Saba, Elsa Morante, Carlo Emilio Gadda, Sibilla Aleramo, Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Pier Paolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Alberto Moravia, Goffredo Parise, Giorgio Manganelli, Serena Vitale, Sandro Veronesi e Alda Merini.

 

In quei giorni di fervente attività legata all'organizzazione del premio Viareggio, contrasse matrimonio con Albertina Antonelli, conosciuta a Milano nel 1925. Durante il periodo di detenzione, la sua compagna gli fu vicina attraverso un fitto scambio epistolare.

 

La sua notorietà come scrittore è solidificata da due prestigiosi riconoscimenti letterari e dall'ambito cinematografico. Nel 1956, riceve il Premio Crotone per "Un riccone torna alla terra", seguito nel 1958 dal Premio Villa San Giovanni per il volume che raccoglie i primi tre libri della "Storia dei Rupe". Nel 1959, dimostra le sue abilità anche come attore recitando nel film "La dolce vita" di Fellini, interpretando se stesso. Nei Sessanta, riduce notevolmente le sue collaborazioni giornalistiche per concentrarsi sulla stesura della "Storia dei Rupe". Nel piano definitivo di questo ciclo romanzesco, completato dopo il 1968, alla prima parte "Principio di secolo" (1900-1914) si aggiungono "Tra guerra e rivoluzione" (1915-1918), "Sotto la dittatura" (1919-1939) e "La Terra può finire" (1939-1968). "Tra guerra e rivoluzione" riceve nel 1970 il Premio Sila. Durante questo periodo, Répaci si dedica anche alla pittura, ottenendo un discreto successo nelle mostre organizzate a Milano e a Roma.

La prosa asciutta e incisiva di Repaci non fa sconti e descrive senza filtri una realtà cruda. Ma non mancano momenti lirici e poetici, con la natura calabrese che fa da sfondo ai momenti più intimi dei protagonisti.

Attività artistica e impegno civile

Oltre all’intensa produzione letteraria, Repaci coltivò per tutta la vita la passione per la pittura. Realizzò diverse personali in Italia e Francia, ricevendo anche in questo campo importanti riconoscimenti .Nei primi anni della sua vita, studia presso lo studio napoletano dello scultore Michele Guerrisi, dedicandosi anche alla pittura con notevole successo.La Casa della Cultura di Palmi ospita molte delle sue opere pittoriche, oltre a una collezione d'arte da lui donata al comune. Nel 1971, organizza mostre personali a Milano e a Roma, consolidando la sua reputazione nel mondo dell'arte. Numerose opere pittoriche da lui realizzate, insieme a una collezione d'arte da lui donata al comune, sono attualmente ospitate nella Casa della cultura di Palmi, testimoniando il suo contributo significativo alla scena artistica e culturale.

Nel 1959, dimostra le sue abilità anche come attore recitando nel film "La dolce vita" di Fellini, interpretando se stesso. 

Nel 1947, si distingue come fondatore del Premio Fila delle Tre Arti, e l'anno successivo, nel 1948, è tra i pionieri della creazione del Premio Sila. Nel 1950, in collaborazione con Franco Antonicelli, organizza il Convegno nazionale "La Resistenza e la Cultura italiana". Dimostra un impegno globale per la pace, partecipando al Consiglio mondiale per la pace insieme ad altre illustri figure intellettuali e artisti come Aragon, Brecht, Picasso e Sartre. Nel 1951, fa parte della Giuria Internazionale per i Premi della Pace. Nel 1955, assume la presidenza della commissione delle forze pacifiste del mondo durante il Congresso mondiale della Pace tenutosi a Helsinki.

A metà degli anni Cinquanta, assume la direzione del mensile "Realtà sovietica", che funge da organo ufficiale dell'Associazione dei rapporti culturali con l'Unione Sovietica, sotto la presidenza di Antonio Banfi. La sua partecipazione attiva in molteplici iniziative culturali e pacifiste riflette il suo impegno per la promozione della cultura e della pace a livello internazionale.

Il suo impegno civile e culturale è testimoniato anche dalle diverse onorificenze conferitegli. Tra cui la Laurea Honoris Causa in Lettere dell’Università di Messina e la cittadinanza onoraria di Palmi, sua città natale .

Prima della sua morte, Leonida Répaci ha donato alla sua città natale la villa chiamata Villa Pietrosa, insieme ai suoi libri e quadri. 

Attualmente, questi doni sono conservati nella Casa della Cultura di Palmi, arricchiti da fotografie e lettere inedite che tracciano le tappe della sua vita biografica, culturale e politica. Répaci, figura distintiva del Novecento, è stato uno scrittore eclettico e prolifico, autore di oltre quaranta opere che hanno ricevuto elogi da critici autorevoli .

Una figura poliedrica e complessa quella di Leonida Repaci, che attraversò un secolo cruciale per la storia italiana lasciando un’impronta indelebile. Lo scrittore antifascista che con la sua penna e il suo impegno civile lottò per la libertà e la giustizia sociale. Dando voce agli ultimi e nobilitando la sua amata e sofferente Calabria. Morì il 19 Luglio 1985 a Marina di Pietrasanta

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foto sopra: Donna con ventaglio. figura femminile

DIPINTO, 1969 - 1969

Repaci Leonida (1898/ 1986)
1898/ 1986
 L'opera raffigura un nudo femminile costruito con essenzialità quasi geometrica

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