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THE CALABRIA DREAMIN BLOG

Un Viaggio da Taureana a Venezia: alla scoperta di San Fantino

2024-02-17 23:39

Tony Magazzù

Costa Viola, palmi,

Un Viaggio da Taureana a Venezia: alla scoperta di San Fantino

Dalla Calabria alla laguna veneta, sulle tracce di un santo cavaliere. Scopri la storia del culto di San Fantino e la sua influenza sulla cultura italiana.

Il culto di San Fantino: un viaggio dalla Magna Grecia a Venezia

 

 

Dalla terra che dette il nome alla nazione Italiana, dove sorge l'odierna provincia di Reggio Calabria, il culto di San Fantino si diffuse come un'onda in tutta la Magna Grecia, l'antica terra dei coloni greci. La sua fama varcò i confini, raggiungendo i popoli slavi, passando per la città di Tessalonica, e infine approdando nel Nord-Est della penisola italica.

A questo santo cavaliere, venerato come protettore dei cavalli e dei cavalieri, è dedicata una delle più antiche parrocchie di Venezia: la Chiesa di San Fantino, situata nell'omonimo campo. Curiosamente, anche la locale confraternita degli scaleteri, ossia i pasticcieri, ha scelto San Fantino come loro patrono.

Un affascinante viaggio di fede e devozione, che testimonia la profonda influenza della cultura greca sulla storia e le tradizioni d'Italia. Un viaggio che ci porta dalla Sicilia alla laguna veneta, sulle tracce di un santo cavaliere che ha conquistato il cuore di popoli diversi, lasciando un segno indelebile nella storia.

 

“Il Filo d’Oro tra Taureana di Palmi e Venezia: Storie, Fede e Gemellaggio”

In questa trama di leggende e memorie, il filo d’oro di San Fantino il Vecchio si snoda tra le acque calabresi e le lagune veneziane, tessendo un legame che attraversa i secoli. L’idea di un gemellaggio tra Taureana di Palmi e Venezia potrebbe celebrare la storia condivisa, la devozione e la forza della fede. Immaginiamo scambi culturali, mostre d’arte e incontri tra le due città, come un ponte tra passato e presente. Che questo legame continui a intrecciarsi, ispirando le generazioni future

Taureana di Palmi: un viaggio tra storia, fede e devozione

 

 

Sulle colline che dominano la Costa Viola, sorge Taureana di Palmi, un borgo dal fascino antico che custodisce le vestigia di un passato glorioso e la profonda devozione per San Fantino, il santo più antico della Calabria.

Un tuffo nella storia

 

Qui, dove un tempo sorgeva l'antica città di Tauriana o Taurianum, fiorì una fiorente civiltà italica, i cui resti sono oggi visibili nel Parco archeologico dei Tauriani. I Tauriani abitavano questa terra già nel IV secolo avanti Cristo. Di questo popolo scrisse lo storico Livio, ricordandoli tra quei Brettii che nel 213 a. C. ritornarono alleati di Roma in occasione della guerra annibalica.  Il Medico Antonio De Salvo, medico chirurgo del XIX secolo, illuminò le vestigia dell’antica città di Tauriana, aprendo una finestra sul passato. Tra le rovine di templi, mura e case, si respira l'atmosfera di un'epoca lontana, quando la Calabria era un crocevia di culture e popoli.

 

Un santo antico e venerato

 

Ma Taureana di Palmi non è solo archeologia. È anche la terra di San Fantino, cavallaro di un nobile pagano del IV secolo, la cui memoria è custodita nella cripta di San Fantino, luogo di culto cristiano risalente al IV secolo. San Fantino, il cavaliere di Taureana, è un’ombra di antichità che si staglia nel cuore della Calabria. Nato nel 294 d.C., il suo nome risuona ancora oggi, celebrato il 24 luglio. La sua vita, narrata dal biografo Pietro Vescovo occidentale, è un affresco di fede e carità.

Fantino, cavaliere diurno e santo notturno, dedicava le sue notti ai poveri, trebbiando il grano con i cavalli del nobile pagano Balsamio. Un giorno, inseguito da Balsamio, Fantino pregò e il fiume Metauro si aprì miracolosamente, permettendogli di sfuggire al suo padrone. Questo evento convinse Balsamio a convertirsi al cristianesimo.

Tra i suoi miracoli ricordiamo Il Prodigio delle Navi Agarene: Nel Bios di San Fantino, sono narrati venti miracoli. Uno di essi riguarda delle navi agarene che si avvicinarono alla spiaggia di Tauriana. Fantino, con un tizzone fumigante in mano, provocò una tempesta che fece naufragare una delle navi contro uno scoglio ai piedi del pianoro della città. Gli agareni superstiti si convertirono al cristianesimo.

Fantino possedeva il dono della guarigione e si narra che abbia curato molti malati, compreso lo stesso Balsamio. Morì a Taureana nel 336 d.C., a soli 42 anni, e la sua cripta divenne un luogo di culto e pellegrinaggio. 

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Foto sopra: Cripta di San Fantino  e visita dei monaci Ortodossi

La Cripta di San Fantino: un tesoro nascosto

Scendendo i gradini che conducono alla cripta, si avverte un senso di profonda spiritualità. La cripta, con la sua struttura semplice e suggestiva, conserva le reliquie di San Fantino e di altri santi vescovi. Un luogo di raccoglimento e di preghiera, dove i fedeli si recano per implorare la grazia del santo.

 

L'urna di San Fantino:

L'urna di San Fantino, conservata nella cripta, è stata concepita per accogliere pochi resti del corpo del santo. Nel Medioevo, infatti, le reliquie dei santi venerati erano ricercate spasmodicamente da monasteri e chiese di tutto l'impero bizantino, tanto che spesso i corpi dei santi venivano ridotti a pochi frammenti. Si tramanda che alcune reliquie di San Fantino si troverebbero a Venezia e altre nel duomo di San Giorgio a Modica.

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foto sopra, da sinistra a destra: Chiesa di San Fantino a Taureana e Chiesa di San Fantino a Venezia

San Fantino: Il Santo Dimenticato di Venezia

Nel cuore di Venezia, prima del dominio di San Marco, un altro santo vegliava sulla città lagunare: San Fantino. La sua figura, avvolta nella leggenda e nella devozione popolare, era venerata con fervore dai veneziani, che lo consideravano il loro protettore. Così, tra le acque lagunari e le antiche pietre, la figura di San Fantino il Vecchio si intreccia con la storia di Venezia, come un filo d’oro nel tessuto del tempo.

Origini del Culto:

  • Le prime tracce del culto di San Fantino a Venezia risalgono al VII secolo.
  • La sua fama si diffuse rapidamente grazie ai miracoli a lui attribuiti e alla sua intercessione presso Dio.
  • San Fantino divenne il patrono dei marinai e dei pescatori, che lo invocavano per protezione durante i loro viaggi in mare.
  • Così, tra le acque lagunari e le antiche pietre, la figura di San Fantino il Vecchio si intreccia con la storia di Venezia, come un filo d’oro nel tessuto del tempo. Sebbene oggi il suo nome sia meno noto, la memoria di San Fantino continua a vivere nei cuori dei veneziani, testimoniando la profonda spiritualità e la connessione con il mare che caratterizzano questa città unica al mondo

 

 

San Fantino nei mosaici di San Marco:

 

A Venezia, San Fantino è raffigurato in un medaglione nel cupolino di Mosè della Basilica di San Marco. Il santo è vestito da cavaliere, col mantello rosso e in mano una lancia da cavalleria. La sua presenza nel mosaico è significativa, non solo perché lo rende il primo santo a cavallo raffigurato in Occidente, ma anche perché testimonia la profonda devozione che i veneziani nutrivano per lui.

Il Campo San Fantino:

A Venezia, non solo San Fantino è presente nei mosaici di San Marco, ma gli è stata dedicata un'intera zona: il "Campo San Fantino". Qui si trovano:

  • la Scuola Grande di San Fantino, oggi Ateneo Veneto e Museo; un tempo era un importante centro di devozione e di attività confraternale
  • la chiesa a lui dedicata che  custodisce anche un arazzo raffigurante San Fantino come patrono degli Scaletteri (i pasticcieri) e un'urna del 1683 con reliquie di santi 
  • Teatro La Fenice: Nato come Teatro San Fantino, mantenne questo nome fino al 1712, a testimonianza della centralità del santo nella vita del quartiere.

 

 

La devozione dei Dandolo e di Marco Polo:

La famiglia Dandolo, una delle più nobili di Venezia, era particolarmente devota a San Fantino. Il Doge Enrico Dandolo diede il nome Fantino ad un suo figlio che diventò Patriarca latino di Costantinopoli. Anche Marco Polo, il celebre esploratore veneziano, ebbe una figlia di nome Fantina.

Gli Scaletteri e la loro devozione a San Fantino

Gli Scaletteri, una confraternita veneziana, erano particolarmente devoti a San Fantino. La loro devozione si manifestava in diverse forme, tra cui:

  • La processione: Ogni anno, gli Scaletteri organizzavano una processione in onore di San Fantino, che portava la statua del santo per le calli di Venezia.
  • Lo stendardo: La confraternita possedeva un antico stendardo raffigurante San Fantino a cavallo.
  • La chiesa di San Fantino: Gli Scaletteri si occupavano della manutenzione e della cura della chiesa di San Fantino a Venezia.
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foto sopra, da sinistra a destra:  Scuola di San Fantino e mappa del campo San Fantin (dal libro di Domenic Bagalà, San Fantino e Tauriana)

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foto sopra, da sinistra a destra:  Stendardo degli Scaletteri di Venezia e  San Fantino  rappresentato in un medaglione nel cupolino di Mosè della Basilica di San Marco. (dal libro di Domenic Bagalà, San Fantino e Tauriana)

La origine di Venezia

L’origine di Venezia è avvolta nella leggenda, ma ha radici profonde che risalgono ai primi secoli del Cristianesimo. La venerazione dei martiri, dei vescovi locali, degli apostoli e della Madonna ha contribuito a plasmare l’identità religiosa e culturale della città. Le chiese, i monasteri, i mosaici e i simboli religiosi dedicati ai santi testimoniano la profonda fede e devozione del popolo veneziano. Secondo la tradizione, la fondazione di Venezia avvenne il 25 marzo 421, festa dell’Annunciazione e giornata dedicata a Maria. 

Questa leggenda collega la Madonna sia all’origine che alla salvezza di Venezia, rafforzando il legame tra la città e la sua protettrice celeste. La Chiesa Bizantina e il Patriarcato di Venezia hanno svolto un ruolo fondamentale nella diffusione del culto dei santi nella comunità, contribuendo a dare un senso di identità e coesione religiosa. Venezia, con la sua storia intricata e le sue leggende, continua a ispirare e affascinare.

Santi Orientali a Venezia: Un Ponte tra Oriente e Occidente

L’evoluzione religiosa e architettonica di Venezia durante la temporanea conquista da parte di Narsete durante la guerra greco-gotica fu un periodo di profondi cambiamenti. Non solo la politica e l’assetto militare subirono trasformazioni, ma anche la sfera religiosa conobbe significativi sviluppi. Narsete, comandante bizantino, promosse il culto di due santi orientali: San Teodoro e San Menna.

  • San Teodoro: Patrono dei soldati e simbolo di fedeltà
    • La costruzione della Chiesa di San Teodoro, dedicata al patrono dei soldati, non fu casuale. Narsete volle celebrare la figura di questo santo guerriero, originario dell’Asia Minore e martirizzato sotto l’imperatore Massimiano. La devozione verso San Teodoro era già diffusa nel IV secolo, come testimoniato dal panegirico di San Gregorio Nisseno.
  • San Menna: Unione tra Oriente e Occidente
    • La Chiesa di San Menna, eretta da Narsete, omaggiava questo santo egiziano, anch’egli soldato e martire. La sua venerazione da parte di Narsete potrebbe essere vista come un simbolo dell’unione tra l’Impero Romano d’Oriente e l’Occidente, un’idea cara all’imperatore Giustiniano.

Inoltre, l’invasione dei Longobardi spinse molti abitanti del Veneto a cercare rifugio nelle isole della laguna. Qui, si assistette alla costruzione di numerose chiese e cappelle, molte delle quali dedicate a santi orientali. Questo fenomeno, accompagnato dalla traslazione di reliquie, fu motivato sia da ragioni di fede che dalla necessità di sfuggire alle persecuzioni ariane

. Le visioni del prete Mauro, fuggito da Altino, ebbero un ruolo fondamentale nella fondazione di diverse chiese a Venezia. Le sue visioni di santi come Ermete, Erasmo, Maria e Pietro ispirarono la costruzione di edifici sacri dedicati a queste figure.

San Magno e le otto chiese: Anche San Magno, vescovo di Oderzo, contribuì alla crescita religiosa di Venezia. Le sue visioni divine lo spinsero a fondare otto chiese nella laguna, dedicate a santi specifici, quasi come se una pianificazione divina guidasse la crescita della città.

La devozione ai santi orientali: Oltre a San Teodoro e San Menna, Venezia venerava altri santi orientali come San Fantino, San Nicola e Santa Caterina. Le crociate favorirono l’acquisizione di reliquie di santi orientali, come quelle di San Nicola.

I mosaici della Basilica Marciana: I mosaici della Basilica di San Marco offrono una preziosa testimonianza della devozione ai santi orientali. Più di un terzo dei santi raffigurati nei mosaici proviene dall’Oriente, con caratteristiche distintive nelle loro rappresentazioni. Tra questi anche il mosaico di San Fantino, che seppur un Santo di Tauriana, è stato ed è uno dei Santi Orientali più importanti e il Santo più venerato fra quelli a cavallo. A lui erano dedicate numerose chiese in tutto l’impero.

La profonda devozione ai profeti: Venezia mostrava una straordinaria devozione anche ai profeti dell’Antico Testamento, con chiese dedicate a Daniele, Geremia, Isaia, Giobbe e Mosè.

La devozione ai santi orientali a Venezia rappresenta un ponte tra Oriente e Occidente, testimoniando l’antico legame della città con l’Impero Bizantino. Questa ricca tradizione religiosa ha contribuito a plasmare l’identità culturale di Venezia, lasciando un’eredità ancora visibile nel suo patrimonio architettonico e artistico

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L’ascesa di San Marco, un'anima intrecciata con la Serenissima 

Le prime scintille di indipendenza e l'alba del culto marciano:

Immaginate la Venezia del IX secolo: una città giovane che si affaccia timidamente sul Mediterraneo. Le calli lastricate di pietra risuonano del vociare dei mercanti e del canto dei gondolieri. Il Palazzo Ducale, con la sua facciata di marmo bianco e rosa, si affaccia maestoso sulla laguna. La Basilica di San Marco, con i suoi mosaici dorati e le sue cupole svettanti, domina il panorama.

In questa città in fermento, dove l'influenza di Bisanzio è ancora forte, ma sotto la superficie serpeggia un desiderio di autonomia, inizia a prendere forma il culto di San Marco. La sua figura, avvolta nella leggenda e nel mistero, diventa quasi un simbolo delle aspirazioni della nascente Repubblica.

La leggenda di San Marco e la sua "inventio":

Le prime notizie della predicazione di San Marco in Aquileia e della sua successiva evangelizzazione della Venezia circolano già nel VI secolo. La leggenda si arricchisce con il tempo, assumendo un carattere quasi epico. Si narra che il corpo del santo, trafugato da Alessandria d'Egitto nell'828 dai mercanti Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, abbia trovato la sua dimora definitiva a Venezia.

La sua "inventio", il ritrovamento miracoloso del corpo intatto dopo l'incendio della basilica primitiva nel 976, rafforza ulteriormente la devozione popolare e consolida il legame tra il santo e la città. La basilica di San Marco diventa un cantiere a cielo aperto, dove artisti e architetti si susseguono per dare vita a un capolavoro di arte e architettura.

Simboli e rituali: la devozione prende forma

Il leone alato di San Marco, simbolo di forza e di regalità, diventa l'emblema della Repubblica. Lo si trova ovunque: su monete, vessilli, innumerevoli opere d'arte. La basilica di San Marco si erge come centro religioso e politico della città, dove si celebrano le vittorie, si incoronano i dogi e si prega per la salvezza della Serenissima.

La devozione al santo si manifesta anche attraverso rituali collettivi, come la processione del "Bòcolo" il giorno di San Marco, e in gesti di pietà individuale, come l'offerta di ex voto. La basilica diventa un luogo di pellegrinaggio per fedeli da tutto il mondo, che accorrono per venerare le reliquie del santo e implorare la sua protezione.

Le diverse interpretazioni del culto marciano:

La figura di San Marco assume sfumature diverse nel corso dei secoli. Per alcuni è il santo protettore della Repubblica, il garante della sua potenza e della sua prosperità. Per altri è un simbolo di libertà e indipendenza, un'icona della resistenza contro l'oppressione straniera. La sua storia si intreccia con la mitologia e la leggenda, diventando parte integrante dell'identità veneziana.

Un'eredità viva e pulsante

Il culto di San Marco non è solo una reliquia del passato, ma un'eredità viva e pulsante che continua ad affascinare e ispirare. La sua storia è un invito a esplorare le radici profonde della cultura veneziana, a comprendere le sue aspirazioni e i suoi valori più profondi. Il leone alato di San Marco, con il suo sguardo vigile e protettivo, veglia ancora oggi sulla città, simbolo di un'eredità che non può essere dimenticata.

 

 

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foto sopra:  Chiesa di San Marco

Le Possibili Cause del Declino del Culto di San Fantino a Venezia

Le cause del declino del culto di San Fantino sono molteplici e interconnesse. Analizziamole più nel dettaglio:

  1. Fattori Storici e Politici:
    • San Marco: L’ascesa di San Marco come patrono di Venezia ha indubbiamente influenzato la devozione popolare. La centralità politica e religiosa di San Marco, simbolo dell’indipendenza veneziana, ha oscurato la figura di San Fantino.
    • Relazioni Commerciali: Il declino delle relazioni commerciali con l’Oriente ha ridotto i contatti con l’area di origine del culto di San Fantino. Questo potrebbe aver diminuito l’interesse verso di lui.
  2. Fattori Religiosi:
    • Riforma Protestante: Nel XVI secolo, la riforma protestante ha portato a una revisione critica del culto dei santi. San Fantino, non canonizzato dalla Chiesa cattolica, ha perso parte della sua venerazione.
    • Controriforma Cattolica: Nonostante la validità del culto dei santi, la Controriforma ha enfatizzato la centralità di Cristo e della Scrittura. Questo potrebbe aver ridimensionato l’importanza di San Fantino.
  3. Fattori Sociali e Culturali:
    • Evoluzione Sociale: La società veneziana è cambiata nel corso dei secoli. La devozione a San Fantino, legata a una religiosità popolare più antica, potrebbe non aver attratto le nuove generazioni.
    • Influenza del Rinascimento e dell’Illuminismo: Questi movimenti culturali hanno razionalizzato il pensiero e ridotto l’interesse per le credenze popolari e le superstizioni, incluso il culto di San Fantino.

 

 

Lo Scisma d'Oriente e il Culto di San Fantino a Venezia:

Analizziamo attentamente il Grande Scisma d’Oriente del 1054 e il suo possibile impatto sul culto di San Fantino a Venezia.

  1. Scisma d’Oriente del 1054:
    • Nel 1054, avvenne il definitivo distacco tra la Chiesa d’Oriente (Chiesa ortodossa) e la Chiesa d’Occidente (Chiesa cattolica romana).
    • Le divergenze religiose e teologiche alla base di questo scisma erano molteplici:
      • La Chiesa bizantina non riconosceva il primato del vescovo di Roma (il papa).
      • La questione dell’espressione del Filioque nel Credo: gli occidentali sostenevano che lo Spirito Santo discendesse sia dal Padre sia dal Figlio, mentre i bizantini affermavano che discendesse unicamente dal Padre.
    • Papa Leone IX inviò legati pontifici a Costantinopoli per risolvere la questione, ma la situazione si inasprì e i due capi religiosi si scomunicarono reciprocamente nel 1054.
    • Da quel momento, la Chiesa d’Oriente assunse il nome di Chiesa ortodossa, mentre la Chiesa di Roma si definì Chiesa cattolica.
  2. Possibile Impatto sul Culto di San Fantino:
    • San Fantino era un santo orientale, venerato principalmente nelle chiese di rito bizantino.
    • Lo Scisma d’Oriente potrebbe aver influenzato la devozione verso San Fantino a Venezia:
      • La diffidenza verso le figure religiose orientali potrebbe aver ridotto l’interesse verso San Fantino.
      • Il clero cattolico potrebbe aver scoraggiato il culto di un santo non riconosciuto dalla Chiesa di Roma.
      • La centralizzazione del potere religioso nella Chiesa cattolica potrebbe aver marginalizzato le devozioni locali, come quella di San Fantino.
  3. Considerazioni:
    • Non esistono prove definitive che lo Scisma d’Oriente abbia causato direttamente il declino del culto di San Fantino.
    • Altri fattori, come l’ascesa di San Marco e l’evoluzione della società veneziana, potrebbero aver avuto un’influenza maggiore.

Possiamo concludere che lo  Scisma d’Oriente potrebbe aver contribuito al declino del culto di San Fantino a Venezia, ma è un fenomeno complesso e richiede ulteriori ricerche per una valutazione accurata.

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