COSA VEDERE IN CALABRIA: MONUMENTI E LUOGI DI INTERESSE A REGGIO CALABRIA
La Città
Nel corso dei secoli alcuni eventi distruttivi, sia naturali che causati dall'uomo, hanno profondamente cambiato l'aspetto di Reggio Calabria, che oggi si presenta come una città moderna principalmente per effetto delle ricostruzioni avvenute dopo il sisma del 1908. Molte opere d'arte ed edifici realizzati nei secoli precedenti sono andati perduti, tuttavia la città conserva esempi monumentali di pregio e antiche vestigia che testimoniano la sua storia.
Il centro storico è in prevalenza caratterizzato da palazzi in stile liberty, senza soluzione di continuità. Si trovano anche esempi di architettura neogotica come la Villa Genoese Zerbi, affiacciata sul lungomare e con un vasto giardino interno.
In stile neoclassico sono il teatro Francesco Cilea e il Duomo, ricostruito secondo uno stile neoromanico-ecclettico con un'ampia scalinata e tre portali d'ingresso. In stile eclettico è il Palazzo Mazzitelli. Altri luoghi d'interesse sono la chiesa di San Giorgio al Corso in stile razionalista, il Palazzo del TAR.sa del Fascio e la Casa del Fascio (che oggi ospita la sezione staccata del TAR della Calabria).
Diversi sono anche gli edifici in stile moderno come la Torre Nervi, il Palazzo di Vetro di Sant'Anna, il centro direzionale cosiddetto Palazzo CE.Dir., il nuovo Palazzo di Giustizia ancora in costruzione e la Cittadella universitaria.
In stile futurista si rinviene in particolare Palazzo Campanella.
Circa a metà del corso principale si trova la via Giudecca, quasi interamente rivestita con un marciapiede mobile provvisto di copertura in vetro, che permette di raggiungere senza difficoltà la parte alta e la parte bassa della città.
Sempre nel quartiere Pentimele è presente il Palazzo Serpentone (in precedenza sede della Scuola superiore della Pubblica Amministrazione), un complesso di edifici interamente curvilinei che ricordano un serpente.
Nel contesto urbano, inoltre, emergono alcune vestigia storiche di rilievo quali il Castello Aragonese, in parte distrutto dal tempo e dall'uomo, che si colloca nella parte alta della città: la sua struttura originaria era composto da quattro torri e un fossato, mentre oggi restano soltanto le due torri esposte a sud-est ed è sede di esposizioni temporanee. In origine la cinta muraria della fortezza racchiudeva anche la Chiesa degli Ottimati, importante chiesa normanno-bizantina del X secolo in perfetto stato di conservazione, nelle immediate adiacenze ospita il collegio dei gesuiti che l'amministrano.
Accanto alla via Giudecca si trova la chiesa di S. Maria della Cattolica, meglio conosciuta come Cattolica dei Greci, riedificata nel 1876 in stile neoclassico: è la concattedrale cittadina ed è amministrata dal protopapa cittadino. Del 1691 è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, anche nota come chiesa della Graziella, opera in barocco calabrese sopravvissuta a due devastanti terremoti.
La città ricalca una costruzione a pianta greca ed è attraversata da alcune vie trasversali che ne caratterizzano lo sviluppo, in particolare, nella costa prospiciente il canale di Sicilia è stato edificato il lungomare Falcomatà, una passeggiata di circa 2 km sviluppata su tre livelli. Data la sua ampiezza, all'interno si collocano diverse strutture come l'Arena dello Stretto, collocato al centro della passeggiata a mare.
Nel livello intermedio, attraversabile sia a piedi sia con mezzi di trasporto, sono ubicate tre delle principali strutture di trasporto cittadini: da nord verso sud, si trova il porto, rimodernato nel 2018, che ospita i collegamenti veloci con la Sicilia tramite aliscafi e traghetti Ro-Ro. A pochi metri dal porto è collocata la stazione Lido, che permette di usufruire della metro Tamburello che collega il territorio metropolitano da Rosarno a Melito Porto Salvo.
All'estremo sud si colloca la stazione stazione Centrale, principale scalo ferroviario della città, permette di accedere alla metropolitana, di usufruire dell'interscambio con bus metropolitani, di linea e taxi ed è servita da collegamenti ferroviari a lunga percorrenza (ferrovia ionica e tirrenica) e ad alta velocità (ferrovia tirrenica).
Nel terzo livello, noto anche come via Marina alta, si sviluppa un'area verde integrata nel tessuto urbano che ospita diverse piante e alberi rari. Al suo interno diverse sono presenti ben tre siti archeologici, nella zona nord è stata ricostruita una tomba ellenistica con annessa area sacra.
Spostandosi in direzione sud si trovano, a breve distanza tra loro, le mura greche, resti delle fortificazioni difensive cittadine e le terme romane, ruderi di uno tra gli otto impianti termali presenti in città in epoca Romana, con resti di pavimento musivo a piccole tessere bianche e nere. Il sito delle terme romane è tra le poche testimonianze giunte ai giorni nostri del periodo in cui la città di Rhegium Julium fu Civitas Confoederata di Roma e prosperoso Municipium dell'impero romano in Magna Grecia: probabilmente l'area interessata dall'impianto termale è di gran lunga più estesa della zona visitabile del sito stesso.
Nel centro città, parallelamente al lungomare, vi è il corso Vittorio Emanuele III, lunga arteria interamente pedonale caratterizzata da un sistema a piazze nevralgiche nelle quali si affacciano alcuni dei più importanti edifici cittadini.
Piazza Italia e Monumento all'Italia
Da nord, la prima è piazza De Nava, di fronte alla quale si trova il museo archeologico nazionale, proseguendo s'incontra piazza San Giorgio, prospiciente l'omonima chiesa, per arrivare subito dopo nel centro ove si trova piazza Italia, nella quale si concentrano quattro delle principali istituzioni cittadine: il teatro Francesco Cilea, Palazzo San Giorgio, la casa comunale, il Palazzo della Prefettura e Palazzo Alvaro, sede della Città metropolitana.
Da considerare che presso il teatro è ospitata la Pinacoteca civica con una notevole collezione di opere d'arte, tra cui due tavole rinascimentali di Antonello da Messina risalenti a metà '400. La piazza ospita inoltre degli scavi ipogei, visibili anche dall'alto grazie a lucernai che si affacciano direttamente sulla piazza e narrano la millenaria storia di Reggio.
Successivamente si giunge a piazza Camagna, caratterizzata da una scalinata monumentale che porta al Castello. Immediatamente dopo si trova piazza Duomo, interamente restaurata, nella quale si affaccia la Cattedrale cittadina e la casa natale di Umberto Boccioni.
Piazza del Carmine, in primo piano la fontana artistica, sullo sfondo la Chiesa del Carmine, custode dell'altare barocco del 1787
Nella parte finale si colloca la villa comunale Umberto I, un insieme di giardini pubblici polmone verde della città, e piazza Garibaldi, attualmente in fase di riqualificazione, sulla quale si affaccia la stazione Reggio Calabria Centrale.
In verticale la città, essendo ubicata su di un terreno collinare-montuoso, è attraversata dalle c.d. vie cannocchiale, la cui particolarità è che dalla cima è possibile vedere, come se si stesse guardando da un cannocchiale, lo Stretto e gran parte dell'abitato, in una visione particolarmente suggestiva.
La città si caratterizza altresì per diverse piazze, centri di aggregazione della cittadinanza, che, come visto in precedenza, in gran parte si collocano lungo il corso Garibaldi.
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- Teatro Francesco Cilea
- Tapis roulant di via Giudecca(Di Salvatore Migliari, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53756621)
- Uno scorcio delle terme romane(Author :Aldo fiorenza)
- La nuova Piazza Duomo(Author :Aldo fiorenza)
- Una delle gallerie della pinacoteca(Di Antonino Diano - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51472130)
- Piazza del Carmine, in primo piano la fontana artistica, sullo sfondo la Chiesa del Carmine, custode dell'altare barocco del 1787(Author: Salvatore Migliari)
Musei
Museo archeologico nazionale
Il museo archeologico nazionale di Reggio Calabria è ospitato in un'imponente struttura denominata Palazzo Piacentini, articolata su quattro livelli esclusivamente dedicati all'esposizione artistica dei reperti. Fu progettata da Marcello Piacentini secondo le moderne tecniche di esposizione viste nei maggiori musei europei.
el tempo la struttura è stata notevolmente rimodernata, in particolare l'ultimo intervento è stato completato nel 2016 con la realizzazione del grande piazzale coperto interno intitolato a Paolo Orsi, che permette di assistere ai restauri dei reperti durante le visite da parte del pubblico, e la terrazza panoramica che permette di guardare il panorama dello Stretto di Messina e ospita eventi culturali, concerti e incontri, come l'iniziativa Notti d'estate al MArRC del 2019, che ha permesso di fruire del museo anche nelle ore notturne.
L'istituzione originaria del museo risale al 18 giugno 1882, inizialmente presso diverse sedi provvisorie fino alla decisione definitiva di realizzare il grande polo museale, la cui costruzione venne rallentata nel 1932 per il rinvenimento di una necropoli ellenistica durante i lavori, in parte integrata nel polo espositivo.
Il museo ospita la più grande collezione al mondo di figure bronzee dell'antica Grecia, con quattro pezzi rari, essendo per lo più le statue bronzee andate perdute per rifusione nei periodi più travagliati dell'antichità.
L'opera più prestigiosa, unicum a livello mondiale e simbolo stesso della città, sono i Bronzi di Riace, due grandi statue in bronzo, il Giovane e il Vecchio, che - secondo le più recenti ipotesi - raffigurerebbero gli eroi appartenenti al mito dei sette contro Tebe (forse Tideo e Anfiarao o Eteocle e Polinice).
I bronzi sono statue di origine greca della metà del V secolo a.C., raffigurano un oplita (Bronzo A, detto il Giovane) e un re guerriero (Bronzo B, detto il Vecchio) probabilmente per mano dello stesso maestro data la notevole somiglianza, certamente eseguite ad Argo, nel Peloponneso, come emerso dagli esami delle terre di fusione eseguito dall’Istituto centrale per il restauro di Roma.
Insieme all'Auriga di Delfi, custodito presso il museo archeologico di Delfi, sono considerate le uniche testimonianze bronzee dei grandi maestri scultori dell'arte classica in Grecia e Magna Grecia.
Oltre le due statue bronzee, il museo ospita anche una delle più grandi collezioni mondiali di reperti della Magna Grecia, vasellame, oggetti funerari e mosaici della Reggio magnogreca e romana e il kouros.
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in primo piano il Giovane (bronzo A), sullo sfondo il Vecchio (bronzo B)
In particolare, rivestono grande importanza i reperti emersi dal relitto di porticello, una nave oneraria affondata intorno al 400 - 375 a.C. nei pressi di Reggio, il cui carico era composto da anfore, ancore e calamai, ma soprattutto la Testa del Filosofo e la Testa maschile barbata, meglio conosciuta come Testa di Basilea. Si tratta di parti di statue in bronzo rinvenute intatte dagli scavi sottomarini effettuati al largo di Villa San Giovanni, in località porticello, nel 1970.
Purtroppo, il relitto è stato oggetto inizialmente di spoliazioni clandestine che hanno fatto perdere parte del prezioso carico.
La testa maschile barbata fu uno dei reperti sottratti, una volta recuperata dal relitto è stata trafugata da trafficanti d'arte e immessa nel mercato nero dell'antiquariato, dove è passata tra le mani di diversi collezionisti, per giungere infine all'Antikenmuseum di Basilea, dove non fu mai esposta.
Nel 1978, grazie all'identikit della polizia italiana, è stata riconosciuta l'opera e nel 1993 è stata effettuata la restituzione da parte del museo svizzero, da qui il nome di Testa di Basilea. Subito dopo è iniziato il restauro da parte dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma.
Volutamente asportata con delle mazze dall'artista dell'epoca per una rifusione, come si evince dalla rottura della radice del naso spezzata, che interessa anche gli occhi[61], essa è databile presumibilmente intorno al 460-450 a.C.[61], aspetto desumibile anche dallo stile severo, all'apogeo in quel periodo, caratterizzato da realismo e semplicità dei contorni, che risultano netti e decisi.
Di origine magnogreca, riproduce l'immagine di un uomo con barba, probabilmente Zeus Eleutherios (‘Liberatore’), figura spesso riprodotta dalle poleis magnogreche quali Siracusa, Reghion e Messana per celebrare la fine della tirannide. Il volto è contornato da una folta barba e la fronte è stretta da una fascia, che dal lato sinistro presenta una incisione, forse dedicata al nodo della benda, ormai perduto.
Per quanto concerne la Testa del Filosofo, con l'avvio di scavi scientifico-sistematici dal 1970, per effetto della collaborazione tra le autorità locali e l'Università della Pennsylvania, sono emersi altri reperti che hanno permesso una migliore datazione. Infatti, in parallelo, il bronzo è stato oggetto di restauro dall'Istituto Centrale del Restauro di Roma, dal 1972 al 1981.
Collocato intorno al V secolo, è espressione sublime della ritrattistica greca, data la rara espressività e l'elevata esecuzione tecnica. È discussa la sua raffigurazione, secondo le ipotesi più accreditate potrebbe essere Caronda, filosofo epicureo che le fonti ricordano come legislatore di Rhegion, o ancora un poeta quale Esiodo, oppure una figura mitica come il saggio centauro Chirone.
Da ottobre 2020 il bronzo è nuovamente oggetto di restauro conservativo, tramite la tecnica "a vista" nel piazzale Paolo Orsi, vero e proprio laboratorio trasparente all'interno del museo.
La collezione museale è arricchita anche da diversi gioielli, vasi, statuine femminili e oggetti di uso quotidiano dalla preistoria all'età del ferro, un considerevole corredo religioso delle varie Poleis magnogreche, tra cui spiccano gli oggetti funerari di Metauros, Locri Lucifero, Laos, Castellace, Varapodio e La "casa del mosaico" di Taureana.
In precendenza il Museo ospitava anche la collezione di opere d'arte cittadine, tuttavia data l'ampiezza del complesso artistico le tele sono state trasferite presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria.
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- Testa maschile barbata, profilo destro, anche conosciuta come Testa di Basilea
- Testa del Filosofo(ph.Giovanni Dall'Orto)
Pinacoteca civica di Reggio Calabria
Presso la Pinacoteca civica di Reggio Calabria sono ospitate le opere di Antonello da Messina raffiguranti l'Apparizione degli Angeli ad Abramo e San Girolamo penitente del 1460 e 1465 che aprono il percorso al visitatore.
La raccolta segue un percorso cronologico di esposizione che propone alcuni dipinti del XVI e XVII secolo che mette in luce un influsso artistico misto frutto delle influenze artistiche venete e meridionali, caratterizzate dal persistere dello stile bizantino che per secoli ha dominato la scena artistica locale. In particolare spiccano la Giuditta e Oloferne, il Martirio di San Bartolomeo, ascritto al Novelli, e il Cristo e l’adultera di Luca Giordano.
Una delle opere più rilevanti del Seicento è Il Ritorno del Figlio prodigo di Mattia Preti ove è raffigurata la parabola dell'evangelista Luca (c.15, v.11-32).
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Gallerie della pinacoteca
Di Aldo fiorenza - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=72235498
Espressione dell'arte settecentesca sono portate avanti dalle opere di Vincenzo Cannizzaro, discepolo di Francesco De Mura, tra cui sono da ricordare il Martirio di San Lorenzo e la Trasfigurazione di Cristo, quest'ultima ospitata presso la Galleria Nazionale di Parma.
Ascrivibili all'Ottocento sono tre diversi generi, i paesaggi, la natura morta e la ritrattistica. Dei primi due generi, tre opere sono probabilmente attribuibili al Lorenzo De Caro. Tra i paesaggi sono esposte diverse vedute di Ignazio Lavagna Fieschi e spicca l'opera La Marina di Adrien Manglard, insieme a due capolavori di Giuseppe Benassai, la Quiete e Aspromonte.
La ritrattistica è principalmente dedicata agli autori del Risorgimento in città da Spanò Bolani a Stefano Romeo a Demetrio Salazar.
Nella sezione dedicata al Novecento sono esposte diverse opere promosse all'epoca da Alfonso Frangipane presso le Biennali d'Arte.
In particolare i dipinti di Enrico Salfi, Rubens Santoro, Francesco Raffaele e Vincenzo Jerace, tutti artisti calabresi la cui presenza impreziosisce la collezione e fa di essa una interessante testimonianza di arte calabrese.
Diverse sono anche le testimonianze del Futurismo come Autostrada di Carlo Filosa, e Autostrada del sole di Benedetto Enzo, importanti esponenti dell'avaguardia futurista reggina.
Una parte della Galleria è dedicata alle sculture di importanti artisti calabresi.
Tra le opere marmoree si trovano la Nobildonna Giuseppina De Nava e la preziosissima Nosside di Locri del 1920 di Francesco Jerace. Altresì si annoverano anche il Busto di Rosetta del 1948, di Pasquale Panetta e il Busto di Salazar di Rocco La Russa. Diversamente si pone l'opera di Emilio Caputo, Maternità, che rappresenta le figure di una donna che culla un bambino appena nato, l'uso di tratti quasi abozzati e le forme interamente curvilinee della scultura hanno un richiamo ancestrale alle opere preistoriche simboleggianti la fertilità e la celebrazione della donna.
Infine è custodita anche una scultura in bronzo di Saverio Gatto La spina, che raffigura due naiadi, una dafne è rimasta punta da una spina nel piede destro e la compagna la aiuta cercando di sfilare con le dita l'ago
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- Martirio di San Lorenzo (PH.Vincenzo Cannizzaro)
- Sala dei paesaggi - sulla sinistra la Quiete, sulla destra Aspromonte, opere di Giuseppe Benassai. Al centro, tra le due tele, la Nosside di Locri di F. Jerace
- Nosside di Locri di F. Jerace
Palazzo della Cultura Pasquino Cupri
Ulteriore polo museale cittadino è il Palazzo della cultura "Pasquino Crupi", galleria d'arte novecentesca, ex befotrofio cittadino ed ex sede della Facoltà di Ingegneria, diverse sono le opere custodite di De Chirico, Dalì, Campigli, Carrà, Ligabue, Cascella, Fontana. La collezione, del valore di 4 milioni di euro, ha una storia travagliata, essendo oggetto della confisca operata nei confronti Gioacchino Campolo, boss della 'ndranghetà soprannominato Re del videopoker. La collezione adornava la casa del boss in tutti i suoi ambienti, tant'è che una tela di Cappelli era custodita in bagno, un Ligabue sotto il letto, un Dalì in cucina, le Ballerine di Massimo Campigli e un Fontana tra il corridoio e gli altri appartamenti.
I dipinti sono espressione delle diverse correnti artistiche del Novecento, è possibile trovare l'eccletismo di Salvador Dalì con Fuente de vida, rappresentazione di due volti femmili che osservano il calice della vita, dal quale rispecchiano il loro stesso profilo. Nella parte bassa si può osservare in lontananza una madre con la propria figlia che indica l'orizzonte, a simboleggiare che anche la figlia a sua volta berrà da quel calice.
Altra opera pregevole di Salvador Dalì è Romeo e Giulietta, l'opera di una certa complessità si caratterizza per raffigurare al centro della scena la morte che è incarnata da diversi simboli, gli angeli, i due corpi in basso, il teschio al centro, e il tutto è racchiuso in una spirale acuminata, espressione della sofferenza dei due amanti.
Raffigurazione dell'arte naïf sono le tele del maestro Antonio Ligabue, Scoiattolo e Tigre e Serpente; il cubismo di Giorgio De Chirico con Piazza d'Italia e Le muse inquietanti; e il crepuscolarismo di Michele Cascella con Vaso di fiori con arancia, Casolare in Abruzzo e Portofino.
Le Ballerine di Massimo Campigli che si può collocare nel periodo artistisco della fascinazione etrusca, le ballerie danzano su di uno sfondo avorio, riprodotte con lineamenti molto semplici, quasi indistinte nei volti, riprendendo una cultura rupestre. Gli unici colori usati, molto tenui, sono esclusivamente dedicati ai vestiti delle danzatrici.
Mino Maccari con Figure, espressione classica della sua arte decisa, violenta e potente che raffigura un gruppo di uomini intenti a parlare sullo sfondo, ignorando in primo piano l'ubriaco soccorso da un ragazzo.
E ancora Giuseppe Migneco con Pescatore e Venditore di pesce, Remo Brindisi con Maternità del 1971, Antonio Bueno con Volto 1920.
Notevole è la sezione dedicata all'astrattismo con Mario Sironi Moltiplicazione II, Lucio Fontana con Concetto spaziale, attese, Luigi Veronesi in Struttura B1 del 1984, Agostino Bonalumi con Senza Titolo, Concetto Spaziale.
Altresì sono presenti due studi a gessetto rosso di Pietro Annigoni, ispirati al disegno rinascimentale, Un interno di giardino di Giovanni Omiccioli del 1945, uno Studio di donna seduta di Alberto Sughi e Pietro Dorazio con Traguardo II, intreccio di fili colorati riprodotti nella forma costante di trapezi isolsceli connessi continuamente, e altre ancora.
Una sezione delle opere è dedicata ai falsi d'autore, perfette riproduzioni acquistate dal collezionista come tele autentiche, ma in realtà dei falsi artistici di grandissima qualità. Tra di essi si trovano dei Guttuso con Nudo di Donna, Nudo di Donna con calze e Vaso di fiori rossi; Mario Schifano, Salvatore Fiume e Filippo Palizzi, spicca la Jacqueline au chapeau noir di Pablo Picasso del 1962, una perfetta riproduzione dell'autentico custodito al MOMA di New York e Il trovatore di De Chirico, opera spesso oggetto di falsificazione d'autore, di cui si rivengono diverse copie pregevoli in diversi musei d'arte internazionali.
Oltre la grande sezione dedicata al Novecento, una parte della Galleria è riservata a opere dal XVI al XIX secolo, tra cui risaltano la Trinitas Terrestris con Santi di Scuola Spagnola del secolo XVIII, la Madonna con il bambino di artista ignoto di ambito meridionale, un crocifisso del XVII secolo di Scuola italiana, la Vanità del pittore olandese Godfried Schalcken nella quale si scorge la figura di una donna bionda, probabilmente in stato interessante, illuminata dal basso da una fiaccola, retta da un ragazzo affascinato dalla sua bellezza, intenta a specchiarsi in modo vanesio di fronte all'uomo che la osserva estasiato e al bambino.
Inoltre vi è una pregevolissima mappa sismica della Calabria ulteriore prima realizzata con fogli di carta assemblati nel 1784 da un frate incaricato di censire lo stato dei territori all'indomani del devastante terremoto del 1783.
Una parte del museo ospita la collezione "San Paolo", composta da diverse icone russe e un San Giorgio sfregiato, attribuiti ad Antonello di Saliba, esponente della scuola di Antonello da Messina, un bozzetto raffigurante Mosè di Raffaello, una Madonna con bambino di Cima da Conegliano e varie opere di Antonino Cilea, Giovanni Bellini, Guido Reni, Lorenzo Lotto.
A impreziosire ancor di più la collezione, vi sono diversi ori e argenti del Seicento e Settecento di provenienza napoletana e siciliana, tra cui spiccano un reliquiario figurato con edicole della crocifissione e dei Santi un ostensorio d'argento forgiato da Filippo Juvarra nel 1770 e un cofanetto in avorio riportante l'effige di Santa Rosalia del XVII secolo.
La città è conosciuta in tutto il mondo per il bergamotto DOP, agrume spontaneo coltivabile solo nella fascia costiera ionica di Reggio Calabria, cui è dedicato il Museo del Bergamotto. Il polo museale ospitato presso l'antico mercato coperto cittadino, racchiude al suo interno i macchinari estrattivi dal Settecento fino al Novecento. Il tutto corredato da una importante storia fotografica composta da scatti d'epoca che narrano lo sviluppo dell'industria estrattiva dell'oro verde di Calabria.
Una parte dell'allestimento museale è dedicato ai prodotti finiti, quali olio essenziale, essenza profumiera, la famosa acqua di colonia Calabrisella, ed anche eccentrica oggettistica varia realizzata con le bucce essiccate
Castello Aragonese
Al centro della città è presente l'imponente Castello Aragonese, bastione difensivo oggi restaurato e adibito a galleria di esposizione temporanea per eventi e mostre.
Oggi la piazza ed il complesso sono inglobati nel centro della città, dato lo sviluppo del centro urbano, ma si suppone che in precedenza il castello fosse stato concepito come bastione angolare del muro di cinta cittadino.
Costruito dai bizantini su ordine dell'Imperatore Giustiniano, se ne documenta un primo nucleo già nel 536 d.c.
La sua costruzione ed ampliamento è stato un processo graduale nel tempo che vede le sue fondamenta tra il IX e l'XI secolo, fu ampliato da Federico II di Svevia e dopo le guerre tra angioni e aragonesi per il controllo del meridione, fu ulteriormente fortificato da Giovanna I nel 1381.
La più importante modifica, ancora oggi visibile, è la costruzione delle due imponenti torri merlate da parte di Re Ferrante, oltre la creazione di un fossato alimentato dal torrente Orangi, oggi completamente interrato.
Successivamente fu aumentata la sua capienza da parte di Pietro di Toledo per poter accogliere fino a mille persone entro le proprie mura.
Nel 1860, con la presa della città da parte dei garibaldini, il castello divenne prigione politica e luogo di esecuzione dei ribelli al governo dittatoriale di Garibaldi. Un prestigioso riconoscimento, la dichiarazione di Monumento nazionale, ha insignito le due torri merlate nel 1867.
Purtroppo il terremoto del 1908 ha fortementr danneggiato la parte più antica, tuttavia lasciando intatte le due torri merlate, cosicché è stato deciso di rimodellare la pianta cittadina eliminando la parte che occupava l'odierna via Aschenez.
Negli ultimi anni il Castello è stato completamente restaurato e reso fruibile su tre livelli, l'ampia piazza esterna che permette di ospitare palchi e concerti. Nel 2019 sul palco del Reggio Live Fest ha ospitato Max Gazzè, Carl Brave e Levante, dove per quest'ultima è stato realizzato un grande palco coperto con platea, vero e proprio gran teatro sotto le stelle.
La parte interna si suddivide su tre piani, l'atrio con un grande corridoio, l'ascensore per accesso immediato all'ultimo piano e le scale che conducono al primo piano, un primo piano con terrazza esterna dove sono ospitate alcune sculture di artisti locali e sulla destra vi è la scala di accesso alla torre sud, che ospita una saletta con scolatorio per l'acqua piovana.
All'ultimo piano, nel corridoio che collega le due torri è stata ricavata l'ampia galleria dedicata a Garcilaso De La Vega, alcade di Reggio Calabria dal 1534 al 1536.
Dalla torre nord è possibile accedere tramite una scala a chiocciola, in parte originale, in parte ricostruita, all'ampia terrazza che si spande sulla galleria ed il bastione sud, offrendo una vista completa sulla città e sullo Stretto.
FOTO SOTTO:
- Porta di accesso al Castello in notturna(Di Antonino Diano - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51093915)
- L'ampia terrazza sul bastione, sullo sfondo lo Stretto di Messina e la Riserva Naturale Orientata Fiumedinisi e Monte Scuderi in Sicilia(Di Sailko - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59770332)
Aree naturali
Villa comunale Umberto I
Dove la vegetazione mediterranea convive con autentiche rarità provenienti da ogni parte del mondo. Fino a qualche anno fa ospitava un giardino zoologico.
Lungomare Falcomatà
Un polmone verde di 2,5 km con imponenti alberi e diverse piante esotiche.
Parco Caserta
Un grande spazio verde che sorge sopra quella che fu la Fiera Agrumaria, al cui interno sorgono strutture sportive di rilievo.
Parco della Rotonda
Detta anche Parco Robert Baden Powell: sorge immediatamente sotto la Piazza Rotonda, vicino al Santuario di San Paolo. Ospita un teatro e un grande spazio di verde attrezzato dove vengono svolti spettacoli di animazione e intrattenimento per minori.
Pineta Zerbi
Spazio verde nei pressi della vecchia stazione Lido (oggi divenuta Museo dello strumento musicale), dove ogni due settimane si tiene un mercatino dell'antiquariato durante la domenica.
Parco della Mondialità
Nel quartiere di Gallico, ospita riproduzioni delle abitazioni tipiche di antiche civiltà.
Villa Guarna, nel quartiere di Sbarre.
Il Palmarium
Area a verde attrezzato sita nella zona prospiciente Palazzo Campanella, con piante di grande pregio e di specie talvolta uniche in Europa che provengono da tutte le cinque provincie calabresi[
- fonte : https://it.wikipedia.org/wiki/Reggio_Calabria
- fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Reggio_Calabria
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